Editoriali

A far discutere sull’accordo Ilva non è la sacrosanta lotta sindacale per il mantenimento dell’occupazione, ma il continuare a dare ad una multinazionale la possibilità di fare profitti a costo di danni ambientali e sanitari. Occorre nazionalizzazione e controllo popolare.
Negli USA il clima di euforia sull’andamento economico nasconde la ripida crescita della diseguaglianza e della povertà.

Il capitalismo usa il razzismo per perpetuarsi e per colpire la classe lavoratrice. Per combatterlo non basta l’atteggiamento umanitario ma serve la coscienza di classe che individui il vero nemico.

Sino a che non comprenderanno che la liberazione della Palestina li riguarda, non solo gli oppressi del Terzo mondo, ma anche quelli dei paesi oppressori non potranno realmente emanciparsi.
I motivi del successo del razzismo e la strategia necessaria a contrastarlo efficacemente.
Il nuovo movimento di Wagenknecht e Lafontaine mette in discussione gli equilibri interni alla sinistra in Germania e minaccia di indebolire ulteriormente il partito della Sinistra Europea. Risultano incerti il suo profilo politico e i rapporti con la politica espansiva del capitalismo tedesco.
La centralità dei consigli e di un partito organizzato per cellule nei luoghi di lavoro come vettori per la formazione della coscienza di classe.

Marchionne è stato un cinico direttore d’azienda al servizio di una ancor più cinica dinastia, quella degli Agnelli.

Spesso il sovranismo si coniuga con il keynesismo, ma cosa può scaturire da questo matrimonio?

La frattura fra sinistra europeista e sinistra anti-UE si divarica ulteriormente.

Il decreto dignità approvato dal governo non migliora le condizioni dei precari. Nessun passo avanti per i lavoratori, mentre si prevedono misure per rispondere alle richieste chiassose delle imprese: riduzione del costo del lavoro e reintroduzione dei voucher.
L'attuale condizione in cui il vecchio sta morendo ma il nuovo non è nemmeno in gestazione per assenza di antagonismo politico organizzato produce il fenomeno della “putrefazione della Storia” di cui la fascistizzazione delle relazioni sociali è frutto.
Dinanzi ai successi del populismo, ci si interroga se per tornare a vincere ci sia bisogno del cosiddetto populismo di sinistra.
La riforma del sistema creditizio se non è collegata a più ampi interventi di riforma del sistema produttivo rischia di farci percorrere sentieri già battuti.
Rischiamo di perdere la possibilità stessa di manifestare la nostra stessa indignazione se non lo facciamo al più presto.
Perché la lotta per la riduzione dell’orario di lavoro non è conciliabile con quella per il reddito di cittadinanza.

La contraddizione e il conflitto fra capitale e forza-lavoro è destinato a rimanere centrale sino a che dominerà il capitalismo.

Da “l’Ordine Nuovo” riflessioni di grande attualità per comprendere il rapporto fra sindacato e Consigli.

Un ampio fronte sociale si sta opponendo alle politiche di Macron.

Non è sufficiente affidarci alle opinioni del “popolo” per intraprendere una politica trasformatrice.

Limiti e contraddizioni di un appello che si fatica a definire alternativo rispetto a DiEM25 e a chi punta a riformare le istituzioni europee.
La guerra al terrorismo è stata di nuovo abbandonata per colpire uno degli ultimi bastioni alla diffusione del fondamentalismo nel mondo arabo.
Di fronte al disastro siriano, riannodiamo i fili dell’antimperialismo.
Siamo entrati in una nuova Guerra fredda che potrebbe sfociare in una guerra vera e propria.
Ancora due morti sul lavoro, questa volta a Livorno. Le chiamano morti bianche per non indagare sulle cause di una strage quotidiana, inarrestata e inarrestabile se la vita umana diventa variabile dipendente dal profitto.

La fine del lavoro è assunta come presupposto (indimostrato) della necessità del reddito di cittadinanza. Ma il lavoro non è finito ed il reddito di cittadinanza non risolverà i suoi problemi.

Potere al popolo è una forza di sinistra che è stanca dell’autorefenzialità del ceto politico estraneo agli interessi profondi delle masse popolari e un obiettivo da raggiungere.

Analisi del dopo voto e proposte per ripartire nella consapevolezza che le uniche battaglie perse sono quelle non combattute.

Quando lo scontro nel pensiero politico si riduce a opinioni tra generazioni diverse.
Può essere definito “utile” un voto dato a chi abolisce i diritti delle masse popolari?
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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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