La vicenda del terminal crocieristico che la multinazionale Royal Caribbean vorrebbe costruire a Fiumicino è un caso che divide l’opinione pubblica e gli schieramenti politici, proiettandoli verso i poli divergenti dello “sviluppo” da un lato e quello delle istanze della tutela ambientale e della salute dall’altro. È anche una vicenda paradigmatica di come l’interesse economico di una multinazionale schiacci quelli della collettività e forzi sulle regole dello stato.
La storia del mai nato porto turistico di Fiumicino risale agli anni 80 con diversi tentativi falliti che si protraggono fino al 2010 quando viene approvato un progetto per realizzare un porto turistico accanto alla foce di fiumara grande, sotto il vecchio faro, nella località Isola Sacra.
All’epoca, infatti, doveva nascere il “porto della concordia”, così chiamato perché supportato in modo trasversale dalle principali forze politiche. Il progetto approvato crea subito dei contrasti da parte degli ambientalisti e di parte della sinistra a causa delle dimensioni mastodontiche.
Il cantiere però si blocca subito dopo per problemi giudiziari che coinvolgono il gruppo Caltagirone Acquamarcia che aveva rilevato la società concessionaria. Sul terreno restano un tronco di diga foranea, un cementificio e poco altro, ancora oggi ben visibili sul posto. L’intera area cade nell’abbandono e nel degrado mentre la diga foranea, anche se incompleta, altera le correnti che trasportano i sedimenti del Tevere e tutto il bacino lentamente si insabbia creando una nuova spiaggia sotto gli storici “biliancioni”, antichi casotti da pesca oggi posti sotto tutela. Sarà proprio questa spiaggia, frequentatissima dai cittadini, ad essere protagonista dei fatti più recenti.
Nel 2020 si affaccia sulla scena la Royal Caribbean che, tramite la sua controllata Fiumicino Waterfront, acquista all’asta fallimentare la società che detiene la concessione demaniale per 90 anni. La multinazionale americana però non ha intenzione di realizzare il solo porto turistico ma intende modificare il progetto per ridurre i posti barca da 1500 a 750 e negli spazi così ricavati, introdurre un molo crocieristico.
I cittadini si organizzano in comitati di opposizione perché le navi da crociera come le Oasys e le Icon of the seas, tra le più grandi al mondo, portano con se tanti problemi. Il litorale alla foce del Tevere infatti ha fondali bassi e sabbiosi e non si presta all’approdo di questi giganti del mare. Per farle avvicinare a terrà è necessario dragare i fondali devastando l’ecosistema marino della foce. Il luogo scelto inoltre, Isola Sacra, cresciuta in maniera spontanea e in gran parte abusiva, ha grandi problemi alla rete stradale, già oggi insufficiente e costantemente congestionata. I tre ponti di attraversamento del fiume costituiscono dei colli di bottiglia in cui il traffico si incanala. Cosa può succedere sulle malandate strade locali se, come dai piani di Royal Carribbean ogni giorno dovessero sbarcare 5000 crocieristi e altrettanti in imbarco?
A spaventare poi i cittadini c’è il problema dell’inquinamento prodotto dalle grandi navi. Da stime dell’UE, infatti, una sola nave, inquina come 12.000 automobili. Per dare energia elettrica a queste città galleggianti, i motori delle navi sono sempre accesi, giorno e notte, producendo emissioni altamente nocive. L’inquinamento dell’aria è un tema sentito per una città che si è sviluppata intorno all’aeroporto internazionale e che già subisce le emissioni degli aerei.
Quelli descritti sono solo alcuni degli impatti su un litorale che per la presenza di zone protette e importanti aree archeologiche come il polo Ostia Antica-Portus e una rete di canali di bonifica, non consente la realizzazione di grandi infrastrutture.
Le criticità del progetto non si fermano ai temi ambientali ma hanno un pesante risvolto sul piano della governance della portualità da parte dello Stato. Quello che la Royal Caribbean vorrebbe creare, infatti, potrebbe essere il primo porto crocieristico privato in Italia.
È importante sapere che la legge quadro 84/94 sulla portualità stabilisce che i porti di natura commerciale di rilievo nazionale e internazionale siano gestiti dalle Autorità di Sistema Portuali. Ai privati invece viene data la possibilità di realizzare e gestire le cosiddette “marine” o porti turistici per le imbarcazioni private da diporto.
E qui veniamo al punto cruciale di tutta questa vicenda. Il tentativo della Royal Caribbean di modificare il progetto fa sì che cambi la natura della concessione perché introduce la funzione crocieristica che, inizialmente non era prevista e, come abbiamo visto, non potrebbe essere gestita da un privato.
Questa “antinomia normativa” come l’ha definita la Capitaneria di Porto negli atti ufficiali, rischia di introdurre un precedente che fa saltare il banco della governance pubblica sulla portualità.
A rendere ancora più pazzesca questa vicenda c’è che anche l’Autorità Portuale del mare Tirreno centrale sta costruendo un porto commerciale proprio a Fiumicino, stavolta a ridosso del vecchio porto canale.
Due grandi porti, quindi, a meno di due chilometri di distanza l’uno dall’altro, uno privato e l’altro pubblico, in aperta competizione tra loro, come dichiarato dallo stesso presidente dell’autorità Portuale.
Vale la pena ricordare che la Capitale ha già il suo porto crocieristico a Civitavecchia, secondo hub crocieristico del Mediterraneo, sotto il controllo e la gestione dell’Autorità Portuale, in cui Stato e Regione stanno investendo importanti risorse per migliorarne la funzionalità e la sostenibilità. Queste risorse pubbliche rischiano di essere vanificate dall’apertura di un porto concorrente a Fiumicino. Non è un caso che il Sindaco, unitamente a tutto il consiglio, abbiano lanciato l’allarme.
Questo è un punto centrale della storia perché dietro il tentativo di portare avanti un progetto con evidenti problemi tecnici, ambientali e normativi, il vero scopo della multinazionale è di aprire una breccia nel monopolio della gestione pubblica della portualità ed avere il suo porto privato, unico caso in Italia, e realizzare una privatizzazione strisciante che rischia di minare anche le tutele dei lavoratori portuali. Non a caso anche le organizzazioni sindacali hanno espresso la loro contrarietà al terminal privato di Fiumicino.
Al momento il progetto del terminal crociere privato di Isola Sacra è fermo nella procedura di VIA per il ritardo del parere del ministero dei beni culturali.
La realizzazione in piena notte, infine, di un muro di cemento sulla spiaggia, quella nuova generatasi dall’insabbiamento e divenuta in poco tempo una meta di molti cittadini, ha generato un’onda di indignazione che ha portato centinaia di persone a manifestare contro questo vero e proprio delitto ambientale.
La buona notizia è che a far fronte a questo progetto inutile e dannoso si stanno mobilitando tantissime cittadine e cittadini, associazioni, comitati che stanno dando vita ad una vera e propria lotta in difesa del territorio.