L’assoluto cinismo delle potenze imperialiste e, in primo luogo gli Stati Uniti, ci ha abituato ai più repentini cambi di fronte. Anche la disinvoltura con cui i mezzi di comunicazione di massa sono stati in grado di rovesciare l’immagine del più mortale nemico in un necessario alleato, o del fedele alleato in un mortale nemico, non finirà mai di stupirci.
Così, ad esempio, negli anni venti e trenta per le potenze imperialiste l’Urss e, più in generale, il comunismo sono stati a tal punto il nemico da annientare che il fascismo di Mussolini e persino quello di Hitler, fino a un certo momento sono stati considerati dei necessari strumenti volti ad abbattere il nemico rosso. In seguito, quando il potere a livello internazionale dei fascismi, grazie all’atteggiamento benevolo della grande borghesia, rischiava di mettere in discussione il predominio internazionale dell’imperialismo anglo-americano, ecco improvvisamente i fascisti divenire il male assoluto, tanto da poter allearsi nella crociata contro di essi persino con i comunisti, improvvisamente divenuti, nonostante la direzione di Stalin, dei preziosi e indispensabili alleati.
D’altra parte appena sconfitta la minaccia fascista, ecco subito ripartire la crociata contro l’Urss e i comunisti, tanto da giustificare il reclutamento di criminali di guerra fascisti e nazisti in funzione della guerra fredda, al punto di integrare nella Nato i residui regimi fascisti europei. Allo stesso modo abbiamo visto come i nemici più giurati – la Repubblica popolare cinese e, persino, i Khmer rossi di Pol Pot – siano divenuti da un giorno all’altro dei preziosi alleati degli Usa in funzione anti-sovietica i primi, anti-vietnamita i secondi.
Abbiamo poi visto come alleati di ferro degli Stati Uniti e dei loro alleati imperialisti, come i Noriega o i Saddam Hussein, siano divenuti, nel momento in cui non erano più necessari agli sporchi e sanguinosi incarichi per cui erano stati lautamente finanziati e caparbiamente difesi, i nuovi Satana, i nuovi Hitler da annientare.
Discorso analogo vale per il fondamentalismo islamico sempre fedele alleato ai tempi della guerra fredda contro le forze progressiste, tanto che le petro-tirannie del Golfo Persico, veri e propri modelli di regimi teocratici-totalitari sono per incanto trasformati dall’ideologia dominante in paesi moderati, fedeli alleati contro l’estremismo delle forze laiche e di sinistra. Così, ad esempio, nel corso della rivolta popolare in Iran contro il regime totalitario del più fedele alleato occidentale in Medio Oriente, lo Scià di Persia, ecco che i fondamentalisti sciiti divengono un prezioso alleato per impedire che la rivolta popolare possa essere diretta dalle forze progressiste di sinistra.
Così, nel momento in cui eliminano con la violenza le componenti realmente rivoluzionarie, per quanto laiche e progressiste, i fondamentalisti sciiti sono dei preziosi alleati. Una volta conquistato il potere e messe in discussione le petro-tirannie – che spesso e volentieri dominano tirannicamente le popolazioni sciite, anche quando maggioritarie – ecco che gli ayatollah iraniani divengono il nuovo nemico assoluto da annientare, al punto da reclutare lo stesso Saddam Hussein, sino allora accusato, non del tutto a torto, di finanziare il terrorismo antimperialista internazionale.
D’altra parte, visto che a contare davvero per l’occidente imperialista e filo-sionista era la guerra fra Iran e Iraq, che rafforzava l’occupazione della Palestina, ecco che gli Stati Uniti, oltre a dotare di armi Saddam Hussein, le vendevano di nascosto insieme ai sionisti ai tanto odiati ayatollah, per poi utilizzarne i proventi per finanziare – tramite il traffico di droga necessario per domare le rivolte nei ghetti – le azioni terroriste dei Contras in Nicaragua.
D’altra parte tutto il fondamentalismo sunnita e sciita diviene nuovamente un valido e indispensabile alleato da finanziare lautamente e difendere ideologicamente nel momento in cui diviene utile per destabilizzare con attacchi terroristici il regime progressista afghano, colpevole di consentire anche alle donne di istruirsi. Tanto più che gli attacchi terroristici inducono il governo afghano a chiedere aiuto agli alleati sovietici, coinvolgendo così l’Armata rossa in una terribile guerra contro le forze del terrorismo islamico unificato, trasfigurati dai mezzi di comunicazione occidentali – per definizione liberi, indipendenti e autorevoli – in eroici combattenti per la libertà. Di che libertà si trattasse lo hanno capito sulla loro pelle le donne afghane nel momento in cui “i combattenti per la libertà” hanno conquistato il potere e imposto un regime teocratico e totalitario, dopo che Gorbaciov aveva costretto al ritiro l’Armata rossa e aveva interrotto ogni aiuto al governo laico afghano.
I combattenti internazionali fondamentalisti, inviati da tutto il mondo a combattere per la libertà, divengono in seguito ancora delle preziose pedine per cercare di rovesciare il governo laico algerino, campione della lotta antimperialista, e poi per finire di travolgere la ex Federazione socialista di Yugoslavia, attraverso la guerra in Bosnia. Di essa, infatti, furono di nuovo protagonisti diversi dei combattenti per la libertà dell’Afghanistan, fra i quali coinvolto lo stesso Osama Bin Laden intento a organizzare la sua rete terroristica Al Qaeda.
Le cose cambiano nel momento in cui Bin Laden inizia a rivendicare una serie di attentati, nella maggior parte dei casi oscuri, che colpiscono gli Stati Uniti e che culminano l’11 settembre del 2001. In tal caso, dopo un goffo e presto smentito tentativo di attribuire l’attentato a forze della resistenza comunista palestinese, viene presa per buona la rivendicazione tardiva di Bin Laden, sebbene fosse emerso che avesse rivendicato in passato anche attentati con i quali non aveva avuto nulla a che vedere.
Inizia così la nuova guerra infinita al terrore, una vera e propria guerra di civiltà indispensabile per riunire nuovamente il fronte imperialista internazionale, che tendeva a sfaldarsi dopo la fine della guerra fredda, sotto la guida degli Stati Uniti. La nuova crociata contro il terrorismo si dimostrò subito funzionale a rilanciare le spese belliche e a legittimare la presidenza di Bush Junior, nonostante la sua elezione fosse stata resa possibile solo da evidenti brogli elettorali, mettendo al contempo alle corde il movimento internazionale sviluppatosi contro la globalizzazione capitalista.
Tuttavia, invece, di prendersela con i sauditi, i principali diffusori a livello internazionale dell’ideologia fondamentalista salafita e wahabita, dalle cui file venivano non solo la maggior parte degli attentatori e lo stesso Bin Laden, gli Stati Uniti fanno di tutto per far deviare la coalizione messa in campo per la guerra al terrorismo contro l’Iraq, uno dei pochi stati laici e tolleranti ancora presenti nel mondo arabo, per questo oggettivamente tra i peggiori nemici del fondamentalismo.
Si arriva al paradosso che gli Usa accettano un tardivo attacco all’Afghanistan – che ha dato tutto il tempo a Bin Laden e alla rete Al Qaeda di trasferirsi sotto la protezione del fedele alleato pakistano dell’occidente – solo come premessa irrinunciabile alla guerra all’Iraq, ossia a uno dei pochi bastioni al fondamentalismo e terrorismo islamico presente nel mondo arabo. Per altro la guerra, neanche dichiarata e portata avanti nonostante la netta contrarietà della stessa Onu, viene giustificata con la presenza in Iraq di armi di distruzione di massa. Si ha così l’assurdo di una guerra fatta dai paesi che hanno i più grandi arsenali di ogni genere di armi di distruzione di massa, che sono responsabili del loro commercio e, quindi, della loro proliferazione a livello internazionale – oltre a essere gli unici ad averne fatto un massiccio uso – contro un paese facilmente conquistabile proprio perché in realtà del tutto privo di tali armi.
Rovesciato l’ex alleato Saddam – per altro sostenuto quando faceva uso di armi di distruzione di massa contro i kurdi iracheni, anzi presumibilmente dotato di tali armi proprio dagli Usa – gli Stati Uniti sono costretti, per controllare il paese e aver ragione della resistenza, a imporre al potere gli sciiti strettissimi alleati dello “stato canaglia” iraniano. Tanto che, per indebolire le forze filo-iraniane, gli Usa cominciano a filtrare con delle costole staccatesi da Al Qaeda e proliferate in Iraq dopo il rovesciamento del regime laico di Saddam Hussein, che danno vita all’Isis, a sua volta sfruttato per rilanciare la guerra di civiltà, usata tra l’altro per rafforzare le forze xenofobe e fondamentaliste cristiane e criminalizzare la forza-lavoro immigrata.
Nel frattempo le potenze imperialiste occidentali dopo aver convinto Gheddafi a liberarsi delle armi di distruzione di massa, a finanziare la campagna elettorale del candidato della destra antigollista Sarkozy e a firmare un trattato di amicizia con il presidente del consiglio italiano Berlusconi, lo aggrediscono in quanto dichiaratosi disponibile a scatenare una guerra contro le forze fondamentaliste islamiche – spesso infiltrate dall’estero, con il sostegno delle petromonarchie del golfo – che vorrebbero rovesciare il governo libico in quanto laico e progressista.
La guerra infinita al terrore è all’istante archiviata, visto che le forze fondamentaliste e terroriste islamiche, fatte convergere in Libia da tutto il mondo, sono decisive per distruggere una delle ultime piazzeforti anti-fondamentaliste presenti nel mondo arabo. Dopo aver consentito al fondamentalismo e terrorismo islamico di fare della Libia una nuova base per le proprie azioni criminose in tutto il mondo, la sua potenza oscurantista e distruttrice viene impiegata per piegare la Siria, ormai isolata nel mondo arabo per le sue posizioni laiche e antimperialiste.
Il piano occidentale di rovesciare il governo laico siriano, per lasciare campo libero anche in Siria al terrorismo e al fondamentalismo islamico fallisce, in particolare grazie all’intervento dei “terroristi e fondamentalisti” iraniani e libanesi di Hezbollah. Dinanzi alla quasi completa vittoria delle forze laiche siriane contro le forze del fondamentalismo islamico internazionale, le potenze occidentali pensano bene di lasciare spazio libero all’alleato turco, pilastro della Nato, per utilizzare forze fondamentaliste per occupare la parte della Turchia confinante con la Siria e impedire in essa lo sviluppo di un esperimento laico e multietnico egemonizzato dalle forze progressiste e anti-fondamentaliste kurde.
Infine, proprio quando la Siria ha ripreso il controllo della strategica regione del Ghouta orientale, ex roccaforte dei fondamentalisti appena fuori Damasco – per altro mediante una complessa opera di mediazione con le forze fondamentaliste occupanti, spesso straniere, per impedire un bagno di sangue nella popolazione civile, nei fatti utilizzata come scudi armati dai terroristi – le potenze imperialiste e ex colonialiste pensano bene di aggredire nuovamente senza dichiarazione di guerra e senza nemmeno la copertura dell’Onu il governo laico siriano, accusato di aver utilizzato armi di distruzione di massa. Spingendo inevitabilmente paesi come la Repubblica popolare democratica di Corea a doversene necessariamente dotare, come unica speranza per poter continuare a sfuggire a una nuova aggressione imperialista.