Editoriali
“Kunduz, non è stato un incidente”, recita il comunicato di MSF. Ma non è la prima volta che la NATO finisce nel mirino delle organizzazioni umanitarie per i suoi crimini di guerra.
Il governo si schiera apertamente a favore del padronato nell'attacco ai diritti dei lavoratori.
Il progetto della sinistra mira alla trasformazione della società sotto il prisma di un modello sociale del tutto diverso, quello descritto dal sogno del comunismo.
Il secondo importante momento nel percorso di costruzione di coalizione sociale registra il positivo avvio delle prime coalizioni territoriali e la definizione di alcune grandi mobilitazioni su temi fondamentali per il futuro della sinistra italiana.
L'iniziativa di sostegno ad Unità Popolare anima il dibattito anche nella Sinistra italiana in alternativa alla proposta di Costituente promossa da Vendola.
Nell’editoriale dello scorso numero di questo giornale si sosteneva l’esigenza, seguendo l’esempio della Grecia, di rompere con i socialdemocratici per ricostruire
Sino a quando la partita era ancora aperta e il governo greco si trovava praticamente isolato a condurre il necessario confronto-scontro con l’Unione Europea era necessario serrare i ranghi e sostenere tale coraggioso sforzo. Soprattutto vivendo e operando in un paese come l’Italia.
Riflessioni sulla lotta al terrorismo in occasione del sessantesimo anniversario del più grande attacco terroristico della storia.
Ormai il tabù dell’euro sembra rotto ed è un bene che se ne parli, che su questo tema si sviluppi la battaglia politica e che si colleghi tale dibattito con le questioni sociali.
Le prospettive di Rifondazione Comunista: Fronte antiliberista e anticapitalista di classe o “costituente della sinistra riformista”?
Anima e fine della tragedia greca è la catarsi, ossia la capacità di riconoscersi nel tragico destino dei suoi protagonisti per evitare di ripercorrerlo. La riflessione sui drammatici avvenimenti greci non può che suscitarci, quella paura e quel terrore che la catarsi tragica permettono di superare, facendo tesoro del tragico destino di un altro in cui ci riconosciamo e che, perciò, compatiamo
Le conseguenze dell’esito delle trattative tra Grecia e creditori potrebbero provocare una stretta sui governi dei Paesi dell’eurozona maggiormente indebitati, tra cui l’Italia, e mettere in difficoltà il governo Renzi, il quale sta mostrando i primi segni di logoramento.
Il No alla proposta della Troika scaturito dal referendum deve diventare un fattore di lotta e di legame con le classi oppresse dalla Troika e dai governi nazionali che ne fanno le veci. Le classi subalterne in Grecia hanno dimostrato la volontà e la forza di lottare. Ma hanno bisogno del sostegno di un movimento internazionale che sappia sviluppare un'analisi e una coscienza della lotta di classe. In sostanza, di un movimento internazionalista.
A poche ore dall’esito del referendum sale la tensione per il futuro di Atene; o sarà ancora (e più di prima) austerità oppure il Paese dovrà cogliere l’occasione di spezzare la gabbia dell’Unione Europea.
Le trattative sono durate mesi e non hanno prodotto alcun risultato concreto. E sulla Grecia pende ancora, scadenza dopo scadenza, la spada di Damocle del pagamento del debito alle “istituzioni creditizie”. Ora Tsipras annuncia che sarà il popolo greco a scegliere, il 5 luglio: accordo con la Troika o fuori dall’euro?
Grazie al Jobs act ora i padroni possono svolgere senza paura di essere denunciati la loro attività prediletta e cioè controllare, istante per istante, la posizione e il rendimento del lavoratore. E’ possibile “per ragioni di sicurezza” entrare nei suoi strumenti di lavoro che siano essi tablet, pc, smartphone per verificarne la produttività e la fedeltà.
Come anticipavamo qualche numero fa, la trattativa tra la Grecia e la Troika è ormai vicina alla rottura. Il rispetto dei vincoli imposti da UE-BCE-FMI oppure il rispetto del Programma di alternativa di Syriza sono due “linee rosse” invalicabili per entrambi gli attori, ma che sono inconciliabili. Bisognava tenerne conto da subito, ma questa battaglia è decisiva per tutti non solo per il popolo greco.
Non è semplice commentare la due giorni di assemblea per la “Coalizione sociale” lanciata da Landini. A leggere i resoconti, i commenti, le analisi che si fanno intorno a questo soggetto di aggregazione, si può trovare un po’ di tutto. È anche ovvio che sia così, dopo un’assemblea che non ha delineato in maniera netta gli obiettivi della coalizione, né i suoi aspetti organizzativi. Figuriamoci quindi se è possibile rintracciare nella discussione dell’assemblea una vera e propria strategia di azione.
A distanza di quasi otto anni dal terribile rogo che nel dicembre 2007 uccise sette operai, la magistratura compie un altro passo verso l’alleggerimento delle responsabilità. Dopo la derubricazione degli omicidi dolosi in omicidi colposi, ora viene disposta anche un’ulteriore riduzione delle pene inflitte ai responsabili. Nel paese del Jobs Act la vita di chi lavora è un fattore secondario.
Da oltre 20 anni siede costantemente sul banco degli imputati, accusato di leso bilancio dello stato, il sistema pensionistico che difatti centrodestra, centrosinistra e governi tecnici hanno inesorabilmente bastonato.
Syriza si trova oggi a un bivio importante e complicato. La trattativa con le istituzioni del capitale finanziario è in stallo, perchè la BCE, la Merkel e Hollande tengono sotto ricatto il governo greco in vista della scadenza del 5 giugno prossimo quando Atene dovrà rimborsare una tranche del suo debito al FMI.
Con la buona scuola cambia il verso? Dipende. Non lo cambia nei confronti delle vecchie politiche. Lo cambia invece nei confronti del programma elettorale del partito di Renzi che prometteva di invertirle. Secondo la matematica cambiare verso a un vettore già invertito di segno equivale a mantenere il verso primitivo, non cambiare niente. Così come nella logica formale la doppia negazione coincide con l'affermazione.
Impostiamo questa riflessione a partire dalla sostanza della nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, lasciando da parte le questioni relative alla procedura di approvazione con voto di fiducia, sulle quali si sono maggiormente soffermate già le cronache politiche degli ultimi giorni.
Il cosiddetto "cambiamento" riformista del governo Renzi, è l’ultimo risultato in ordine di tempo di controriforme antisociali per la centralizzazione del potere, e l’annullamento dell’autonomia di eventuali forme rappresentative delle masse lavoratrici anche in futuro.
A 70 anni da quel 25 Aprile 1945 in cui l’Italia fu liberata dal nazifascismo la questione della Resistenza resta ancora un argomento mai inattuale per quanto allo stesso tempo controverso. Lo scorrere degli anni non può in nessun modo cancellare ciò che quella lotta di liberazione ha significato né tantomeno oscurare il ruolo fondamentale che i comunisti ebbero durante quegli avvenimenti.
In quei primi anni del nuovo millennio facevo il pendolare tra Belgrado e Gerusalemme, tra il dopo caduta di Milosevic e la seconda Intifada, con qualche viaggio avventura in Afghanistan dove gli americani cercavano i rifugi di Bin Laden bombardando da settemila piedi. Insomma, allora avevo un po’ troppo da fare per tornare ad occuparmi di “cose genovesi” di cui avevo potuto soltanto leggere.
Sono passati quattordici anni dalle terribili giornate in cui una sconsiderata ed abnorme repressione poliziesca, sotto l’egida del governo Berlusconi-Fini, si è abbattuta sui movimenti anti-globalizzazione nelle giornate di Genova del luglio 2001.
Si va facendo sempre più strada l’idea di legare tra di loro le condizioni di vita e di lavoro di tante figure professionali, formalmente definite come “autonome” ed assoggettate invece, nella realtà, a forme di lavoro non solo subordinato, ma anche privo delle minime garanzie proprio perché mascherate da lavoro “autonomo” magari anche appartenente a uno degli ordini professionali.
Un generale iraniano dal nome evocativo e con una vaga rassomiglianza con Sean Connery tiene sotto assedio Tikrit, alla testa di un esercito di 45mila uomini. La presenza di Qassem Suleimani, e per mezzo di lui della Repubblica Islamica, al comando delle forze irachene-sciite nella battaglia per strappare all'Isis la città natale di Saddam, era ed è fonte di inquiteudine e sospetto per molte paia di occhi.