Esteri
Con la sua visita a Mosca, il presidente Xi Jinping ha dimostrato il sincero interesse della Cina per la fine delle ostilità in Ucraina e la costruzione di un mondo multipolare all’insegna della cooperazione.
“L’arte della diplomazia non è cercare l’emotivamente gratificante, ma il razionalmente possibile all’interno di vincoli geografici.” La frase è di Shiping Tang, politologo che insegna alla Fudan University in Shanghai e sembra descrivere bene i principi che ispirano la diplomazia cinese. Viceversa quella occidentale pare basarsi sul rovesciamento stesso di tali principi.
Guerra e Rivoluzione sono oggetto di autentiche rimozioni, da qui scaturisce l’incapacità del movimento contro la guerra di cogliere la necessità del conflitto interno.
Se da un punto di vista tattico sono necessarie le più ampie alleanze per contrastare la guerra imperialista, dal punto di vista strategico resta decisivo mantenere sempre la necessaria critica, dinanzi alle proprie forze sociali di riferimento, dei principali limiti dei momentanei o anche duraturi alleati.
Le relazioni tra Vietnam e Repubblica di Corea sono floride dal punto di vista economico, ma su di esse pesa il contenzioso circa la verità storica sui massacri effettuati dai sudcoreani in Vietnam. Una contraddizione solo apparente.
Mentre gli Stati Uniti continuano a fare pressione sugli altri Paesi per escludere le aziende cinesi dalle reti 5G, la Repubblica Popolare pensa già alla tecnologia 6G.
Il ministro degli Esteri della RPC ha pubblicato L’Egemonia degli USA e i Pericoli Connessi, in cui denuncia le pratiche egemoniche degli Stati Uniti in campo politico, militare, economico, tecnologico e culturale.
Gli Usa respingono la proposta di pace della Cina nel silenzio assenso dei Paesi Ue
La pubblicazione della carta Concettuale dell’Iniziativa di Sicurezza Globale, precedentemente proposta dal presidente Xi Jinping, ribadisce l’impegno della Repubblica Popolare Cinese per la salvaguardia della sicurezza globale.
Per ammissione della Nato la guerra in Ucraina è iniziata nel 2014. La centralità del dollaro è tra i motivi scatenanti della guerra
Nel processo di unificazione europea ogni rilevante decisione strutturale è stata sistematicamente sottratta a ogni forma di controllo popolare. Alla base dell’Unione europea vi è, in effetti, il dogma monetarista secondo il quale, per garantire il libero sviluppo del dio mercato bisogna considerare non eretiche le sole politiche macroeconomiche volte al pareggio del bilancio.
Gli Usa sostengono i movimenti separatisti di Taiwan e spingono per armare il suo governo, fare dell'isola un avamposto militare contro la Cina e per arrestarne la crescita.
Il primo ministro vietnamita Phạm Minh Chính ha visitato in questi giorni Singapore e Brunei per aumentare la coesione dell’ASEAN, e ha sostenuto l’ingresso ufficiale di Timor Est nell’associazione.
Un’assordante indifferenza che maschera l’appoggio alla violenza sionista, funzionale alle dinamiche imperialistiche occidentali, perdura sul massacro del popolo palestinese, che con il nuovo governo Netanyahu è pianificato fino alle estreme conseguenze genocide. Il diritto internazionale e i più basilari diritti umani sono disattesi da decenni nelle operazioni di occupazione illegale di quei territori da parte dello Stato di Israele, e a nulla sono servite le numerose risoluzioni ONU, perpetuamente disattivate dal veto USA.
Il Partito Laburista di Taiwan, che è radicato nella classe lavoratrice di quella regione, è caratterizzato dal legame fra movimento operaio e movimento per la riunificazione della Cina.
Come gli statunitensi, anche i sudcoreani si sono macchiati di gravi crimini di guerra in Vietnam. Per la prima volta, un tribunale sudcoreano ha riconosciuto le responsabilità di Seoul nei massacri di civili in Vietnam.
La Russia introduce rapidamente nuove armi altamente tecnologiche e le prova nella guerra di Ucraina. L’Occidente e specie gli Stati Uniti assiste sgomento allo sviluppo dei nuovi sistemi d’arma.
In una conferenza stampa tenuta il 24 gennaio, il ministro degli Esteri vietnamita Bùi Thanh Sơn ha delineato quelle che saranno le sei priorità della diplomazia vietnamita per il nuovo anno.
Con questa breve introduzione proponiamo a tutte le organizzazioni e agli intellettuali impegnati concretamente nella lotta antimperialista in Italia di sviluppare un dibattito all’interno della nostra rivista sul tema dell’attualità della categoria leniniana di imperialismo in questo momento storico.
La contraddizione della società contemporanea sta nel fatto che, proclamando diritti e libertà, produce invece repressioni e vessazioni.
Un comunicato sull'arresto e l'espulsione di Stefania Costantini in Israele
Anche l’India emerge nello scenario internazionale e chiede di sedersi nel Consiglio di sicurezza delle UN.
La visita del presidente filippino in Cina mette a tacere le fake news occidentali circa i dissapori tra i due Paesi, e dimostra come Pechino sia impegnata a costruire solide relazioni di cooperazione con tutta la regione dell’ASEAN.
La crisi di #sovrapproduzione viene affrontata dai paesi #imperialisti cercando di scaricare con la guerra e le speculazioni gli effetti negativi della crisi da loro prodotta su paesi più deboli e ceti sociali subalterni.
Il declino Usa si manifesta nella loro politica aggressiva e nel sempre più ampio investimento nelle armi, che beneficia solo il complesso militare-industriale
Gli USA mettono in guardia gli africani dai “pericoli” cinese e russo.
La "diplomazia di bambù" ha guidato la politica estera del Vietnam negli ultimi trent’anni, e fino ad ora ha permesso al Paese di intrattenere buone relazioni con tutte le potenze senza entrare in nessuna sfera d’influenza straniera.
Tra il 21 e il 23 dicembre, il presidente vietnamita Nguyễn Xuân Phúc ha effettuato una visita ufficiale in Indonesia, nel corso della quale ha incontrato il suo omologo Joko Widodo.
L’attuale guerra fa tornare alla ribalta antichi disegni come l’Intermarium e l’egemonia della Germania, entrambi assai pericolosi.
In un caso del genere occorrerebbe invece procedere a nuove elezioni, in modo tale da verificare la possibilità di una nuova maggioranza parlamentare consona all’indirizzo politico del Presidente che non gode più dell’appoggio parlamentare.