Un mese fa ricorreva in Russia la “Giornata della Memoria e del Dolore”, a memoria dell’attacco della Germania nazista all’URSS del 22 giugno 1941.
Nel suo editoriale per “Cumpanis”, (lo si può leggere a questo link) la ricercatrice universitaria a Mosca Marinella Mondaini fa un parallelo fra quella vicenda storica e l’oggi: “Oggi, sullo sfondo dell’«Operazione Speciale Militare» che la Federazione Russa è stata costretta ad intraprendere in Ucraina per fermare il genocidio della popolazione del Donbass, che durava nell’indifferenza generale dal 2014, quindi da oltre 8 anni (sottolineo: il doppio di quanto durò la Seconda Guerra Mondiale!), nonché per fermare l’avanzata della Nato fin sulla sua porta di casa, oggi, a distanza di 82 anni, ricordando quella triste data del 22 giugno, si impone da sé un parallelo con gli anni di quel terribile conflitto”.
Gli Stati europei, schierati, o meglio schiacciati, sulla posizione filoatlantista di supporto al governo Ucraino nella guerra per procura della NATO, posizione che peraltro lede drammaticamente la condizione della classe lavoratrice europea che paga sulla propria pelle le ricadute economiche di questa follia, sono segnati storicamente dalla tragedia della Seconda guerra mondiale ma sembrano disinteressarsi delle caratteristiche nazifasciste della parte da loro supportata in questa guerra, e persino un personaggio come Bandera è stato mistificatoriamente riabilitato. Si legge nell’articolo, riguardo ai responsabili di indicibili crimini come, appunto Bandera e Šuchevic’: “dopo il colpo di Stato, commesso a Kiev dagli Stati Uniti con il sostegno dell’UE nel 2014, il governo ucraino li ha ufficialmente dichiarati «eroi», glorificandoli e trasformandoli in «eroi che lottavano per l’indipendenza dell’Ucraina»”.
Ma come giustamente sostiene Mondaini, il nazismo è un “pericolo che riguarda l’Europa intera e non solo la Russia, l’Europa, l’«Occidente unito» al contrario aiutano l’Ucraina, finanziariamente e addirittura militarmente!”.
In questo scenario e nell’ottica di questa memoria storica, l’invio in Ucraina di carri armati tedeschi contrassegnati con la croce bianca fa rabbrividire, resuscitando un tetro passato e quindi esercitando un’ennesima provocazione verso la Russia, il cui popolo fu sterminato (27 milioni di morti) con carri armati contrassegnati da analoga simbologia nell’aggressione della Germania nazista all’Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale.