Le ragioni di un corso su Ellenismo e Tardo antico
Il corso, che inaugurerà l’anno accademico 2022-23 dell’Università popolare Antonio Gramsci (d’ora in poi Unigramsci) del Lazio, sarà dedicato alla filosofia dell’ellenismo e dell’età tardoantica e si intersecherà a partire da quest’ultima epoca anche con la storia universale. Naturalmente ci si chiederà cosa c’entra l’Unigramsci con queste due età non solo lontane da noi, ma in apparenza poco significative sia dal punto di vista della storia della filosofia sia dal punto di vista della storia universale. Per rispondere a tali obiezioni occorre ricordare, in primo luogo, che il corso si inserisce in un percorso pluriennale volto a delineare una (contro)storia della filosofia in una prospettiva marxista. Tale percorso, a partire da quest’anno accademico, si incrocerà e gioverà di approfondimenti sui diversi mondi storici che si affronteranno. Dunque, con il corso di quest’anno si completerà il percorso iniziato due anni accademici fa e dedicato all’analisi della (contro)storia della filosofia antica (chi non ha avuto modo di partecipare ai precedenti incontri li può facilmente ritrovare su youtube). Naturalmente trattandosi di un percorso storico e storico-filosofico non si può comprendere veramente la filosofia e la storia delle epoche successive, sino alla nostra, senza conoscere quelle delle epoche precedenti. D’altra parte conoscere la filosofia dell’ellenismo e la storia e la filosofia dell’età tardoantica non sono unicamente funzionali a comprendere la successiva filosofia e storia del medioevo e, quindi, dell’età moderna, né sono unicamente necessarie per concludere il percorso intrapreso sulla filosofia del mondo antico. In effetti molte delle idee, dei concetti, delle rappresentazioni, dei valori e delle credenze del mondo contemporaneo affondano le loro radici proprio in queste due epoche della storia universale. Pensiamo, innanzitutto, alla grandiosa e decisiva ancora oggi idea dell’eguaglianza fra gli uomini, indipendentemente dal genere, dal luogo di nascita, dalla posizione nella gerarchia sociale etc. Per continuare a leggere l’introduzione del corso clicca qui.
Versione cartacea della videolezione
Plotino (203-269 d.c.)
Il neoplatonismo rappresenta l’ultima declinazione del platonismo nel mondo antico. Il pensiero di Plotino è tuttavia una filosofia nuova e originale, in cui si compenetrano elementi parmenidei, eraclitei, pitagorici, platonici, aristotelici e stoici.
L’unità quale condizione della molteplicità
Per Plotino l’unità è la condizione della molteplicità, che sarebbe impensabile senza l’unità (il due presuppone l’uno). Gli esseri minori hanno meno unità rispetto ai maggiori (meno essere, meno unità), finché di grado in grado si giunge all’Uno assoluto, l’uno primo da cui tutto deriva e grazie a cui i molti sono. La radice dell’essere per Plotino è l’unità, la radice del mondo è l’uno.
La teologia negativa
L’Uno, in quanto principio dei molti è diverso da ciò di cui è principio! L’uno è infinito, ma non in senso spaziale, è potenza illimitata. L’uno è privo di forma e di figura (in quanto infinito) e siccome dove non c’è forma non c’è neanche l’essere e l’essenza, l’uno è al di là dell’essere e al di là della sostanza. L’Uno è quindi al di là di ogni determinazione quantitativa e spazio-temporale e, dunque, non può venir definito mediante attributi finiti; siccome è assolutamente “altro” si può dire solo ciò che non è (teologia negativa).
L’uno come sovrabbondanza di essere
Richiamandosi a Platone, Plotino considera l’uno come il bene e la causa del mondo che non può non rapportarsi a lui come supremo oggetto di desiderio. Ma come è possibile filosofare sull’uno se è “l’altro” dal mondo? Plotino ricorre a un linguaggio allusivo e metaforico, ma che non sfugge alla contraddizione. In primo luogo Plotino si domanda perché dall’uno derivano i molti? L’Uno nella sua perfezione non ha certo bisogno del mondo, perché allora non rimane unico? Perché, argomenta Plotino, è sovrabbondanza di essere, è libertà che, ponendo se stessa, pone necessariamente il mondo.
Emanazione e irradiazione
In secondo luogo Plotino si domanda come avvenga questa derivazione dall’uno del molteplice. A tale problematica Plotino risponde con i concetti-metafora di emanazione e irradiazione; così ad esempio il principio supremo è identificato da Plotino con l’irradiarsi della luce da una fonte luminosa centrale. Il processo di emanazione avviene attraverso gradi sempre meno perfetti man mano che ci si allontana dal principio iniziale. Si tratta di un processo ideale e non cronologico, ad esempio il calore procede dal fuoco, ma non è posteriore a esso.
La peculiarità dell’emanazionismo nei riguardi delle altre concezioni
L’emanazionismo si differenzia in primo luogo dal dualismo platonico-aristotelico in cui dio è causa ordinante che dà forma al mondo. Per Plotino il mondo è invece effetto dell’emanazione. In secondo luogo l’emanazionismo si distingue dal creazionismo cristiano, in cui dio crea liberamente per un atto di amore. Per Plotino l’emanazione è conseguenza necessaria della sovrabbondanza dell’Uno-tutto. In terzo luogo l’emanazionismo si distingue dal panteismo stoico che considera dio dentro il mondo, immanente. Per Plotino invece è al di sopra del mondo ed è incorporeo-trascendente.
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