Plotino (203-269 d.c.)
Il neoplatonismo rappresenta l’ultima declinazione del platonismo nel mondo antico. Il pensiero di Plotino è tuttavia una filosofia nuova e originale, in cui si compenetrano elementi parmenidei, eraclitei, pitagorici, platonici, aristotelici e stoici.
L’unità quale condizione della molteplicità
Per Plotino l’unità è la condizione della molteplicità, che sarebbe impensabile senza l’unità (il due presuppone l’uno). Gli esseri minori hanno meno unità rispetto ai maggiori (meno essere, meno unità), finché di grado in grado si giunge all’Uno assoluto, l’uno primo da cui tutto deriva e grazie a cui i molti sono. La radice dell’essere per Plotino è l’unità, la radice del mondo è l’uno.
La teologia negativa
L’Uno, in quanto principio dei molti è diverso da ciò di cui è principio! L’uno è infinito, ma non in senso spaziale, è potenza illimitata. L’uno è privo di forma e di figura (in quanto infinito) e siccome dove non c’è forma non c’è neanche l’essere e l’essenza, l’uno è al di là dell’essere e al di là della sostanza. L’Uno è quindi al di là di ogni determinazione quantitativa e spazio-temporale e, dunque, non può venir definito mediante attributi finiti; siccome è assolutamente “altro” si può dire solo ciò che non è (teologia negativa).
L’uno come sovrabbondanza di essere
Richiamandosi a Platone, Plotino considera l’uno come il bene e la causa del mondo che non può non rapportarsi a lui come supremo oggetto di desiderio. Ma come è possibile filosofare sull’uno se è “l’altro” dal mondo? Plotino ricorre a un linguaggio allusivo e metaforico, ma che non sfugge alla contraddizione. In primo luogo Plotino si domanda perché dall’uno derivano i molti? L’Uno nella sua perfezione non ha certo bisogno del mondo, perché allora non rimane unico? Perché, argomenta Plotino, è sovrabbondanza di essere, è libertà che, ponendo se stessa, pone necessariamente il mondo.
Emanazione e irradiazione
In secondo luogo Plotino si domanda come avvenga questa derivazione dall’uno del molteplice. A tale problematica Plotino risponde con i concetti-metafora di emanazione e irradiazione; così ad esempio il principio supremo è identificato da Plotino con l’irradiarsi della luce da una fonte luminosa centrale. Il processo di emanazione avviene attraverso gradi sempre meno perfetti man mano che ci si allontana dal principio iniziale. Si tratta di un processo ideale e non cronologico, ad esempio il calore procede dal fuoco, ma non è posteriore a esso.
La peculiarità dell’emanazionismo nei riguardi delle altre concezioni
L’emanazionismo si differenzia in primo luogo dal dualismo platonico-aristotelico in cui dio è causa ordinante che dà forma al mondo. Per Plotino il mondo è invece effetto dell’emanazione. In secondo luogo l’emanazionismo si distingue dal creazionismo cristiano, in cui dio crea liberamente per un atto di amore. Per Plotino l’emanazione è conseguenza necessaria della sovrabbondanza dell’Uno-tutto. In terzo luogo l’emanazionismo si distingue dal panteismo stoico che considera dio dentro il mondo, immanente. Per Plotino invece è al di sopra del mondo ed è incorporeo-trascendente.
Le ipostasi in cui si concretizza l’emanazione
Il processo di emanazione si concretizza in una serie di ipostasi, ossia di realtà sostanziali sussistenti per sé. Per quanto concerne il mondo intelligibile, che è eterno ed è definito da Plotino il mondo del sole e della luce, abbiamo la prima ipostasi, ossia l’uno, quale potenza di tutte le cose che da lui si irradiano. La seconda ipostasi è relativa al mondo della luna ed è l’intelletto che nasce dalla contemplazione dell’uno, ma si sdoppia in soggetto pensante e oggetto pensato. L’intelletto pensa i modelli eterni delle cose, ossia le idee platoniche. La terza ipostasi è l’anima. Essa è superiore se guarda all’intelletto e all’idee.
L’anima del mondo
L’anima è inferiore quando è rivolta alla materia che da essa emana. Questa è l’anima del mondo o provvidenza che discende nel mondo sensibile, segnato dal tempo e caratterizzato dall’oscurità per portarvi ordine e bellezza. In effetti tramite le idee l’anima ordina e vivifica la materia, ultimo grado dell’emanazione, che è non essere, nel senso di assenza di essere, ovvero è male.
La totalità e la temporalità
Per scoprire quest’ordine che l’anima ha posto nella materia bisogna guardare il tutto nel quale trova il suo posto e la sua funzione ogni singola parte, anche quella imperfetta e cattiva. La temporalità nasce, secondo Plotino, dall’attività dell’anima del mondo che, distribuendosi nella materia, pone in una successione di prima e di poi ciò che nell’eterno è tutto insieme e simultaneo.
Il ritorno all’Uno
Punto nodale della filosofia di Plotino è l’uomo che desidera ritornare alla condizione in cui si trova l’anima prima della sua caduta nel corpo. Il ritorno all’uno è un itinerario che l’uomo può iniziare e percorrere solo mediante il ritorno a se stesso e all’abbandono delle cose esteriori, mediante l’appello alla coscienza e il raccoglimento interiore.
Le virtù quali strumento di liberazione dalla dipendenza dal corpo
La prima tappa sarà la liberazione da ogni dipendenza nei confronti del corpo, tramite le virtù civili: in primo luogo con l’intelligenza e la sapienza l’anima opera senza l’aiuto dei sensi. In secondo luogo con la temperanza l’anima si libera dalla passioni. In terzo luogo, mediante il coraggio l’anima non teme di separarsi dal corpo. In quarto luogo con la giustizia fa sì che comandino solo la ragione e l’intelletto. Tutte le virtù costituiscono, a parere di Plotino, soltanto una condizione preparatoria verso dio, ossia l’uno-tutto.
Le vie del ritorno: arte, amore e filosofia
Le vere e proprie vie del ritorno risiedono nell’arte, nell’amore, nella filosofia. L’arte è, secondo Plotino, contemplazione della bellezza, della forma che emerge dalla materia, ossia dell’idea. In particolare la musica si solleva all’armonia dell’intelligibile. L’amore che, in Plotino come in Platone, si solleva dalla bellezza corporea a quella incorporea, è immagine del bene. La filosofia procede verso la fonte stessa della bellezza, cioè l’Uno in sé.
L’estasi
Tuttavia l’uomo non può arrivare all’Uno tramite l’intelligenza, perché quest’ultima è condizionata dal dualismo di soggetto e oggetto, mentre dio è assoluta unità. All’Uno si può giungere solo mediante l’estasi, immedesimandosi con l’ineffabile, uscendo da sé e dai limiti del finito. L’estasi di Plotino differisce dall’estasi cristiana, in quanto non rappresenta una fuga dal mondo. Inoltre la religiosità di Plotino non fa affidamento su aiuti “dall’alto” e su intermediari fra uomo e dio, ma solo su l’uomo stesso.
Le influenze di Plotino sugli sviluppi successivi della filosofia
Infine occorre brevemente ricordare le molteplici influenze esercitate da Plotino sugli sviluppi successivi della storia della filosofia. In particolare si rifanno palesemente al pensiero di Plotino pensatori come Agostino, buona parte della filosofia medievale, il platonismo rinascimentale e poi nel mondo moderno Spinoza, Fichte, Schelling, Hegel, Schopenhauer e Bergson.
Proclo
Gli ultimi neoplatonici antichi si sono dedicati al commento delle opere di Platone e Aristotele. Il maggior esponente della Scuola di Atene è Proclo (410-483), che ha dato la forma definitiva alla filosofia neoplatonica.
Giustiniano vieta l’insegnamento della filosofia
Nel 529 Giustiniano vieta l’insegnamento della filosofia ad Atene e confisca il patrimonio della scuola platonica. Il pensiero platonico e, più in generale, antico, filosofico non sussiste più come pensiero indipendente e viene riassorbito da quello cristiano.
2. La nascita della filosofia cristiana
L’avvento e il successivo prevalere nel mediterraneo del cristianesimo determinano un nuovo indirizzo filosofico, che diverrà dominante nel medioevo in Europa centro-occidentale.
Religione e filosofia
Le religioni positive si basano sulla rivelazione, ossia sull’accettazione come vera di un insieme di credenze in virtù di una testimonianza divina. Tale accettazione di una verità testimoniata dall’alto è l’opposto della ricerca filosofica. Tuttavia, quando l’uomo si interroga sulla verità rivelata, la ricerca filosofica assume come proprio oggetto la religione. A questo punto diviene indispensabile utilizzare gli strumenti della filosofia ellenica, in particolare della più recente che aveva sviluppato un crescente interesse per la religione. Tuttavia, prima che la filosofia inizi a riflettere sulla religione, questa deve essere stata fissata in una dogmatica, l’insieme delle verità rivelate, la cui interpretazione è stata stabilita per sempre in alcune assemblee di vescovi: i concili. Ciò è in contrasto con la necessaria libertà della ricerca filosofica, per cui si confronteranno una posizione religiosa che si serve della filosofia per rafforzare il proprio credo e un tentativo di fondare filosoficamente il cristianesimo.
2.1. La Bibbia
I credenti ritengono riporti la parola diretta di dio. Si tratta, per quanto riguarda la parte ereditata dagli ebrei, di testi quasi sempre in ebraico degli autori più disparati scritti fra il 1300 e il 100 a.C. Ai cinque libri della Torah, la Legge, seguono libri storici, sapienziali e profetici.
Il nuovo testamento e i vangeli apocrifi
Il nuovo testamento è scritto in greco alla fine del I secolo d.C. con inserzioni e interpolazioni successive. Oltre ai quattro vangeli, vi sono gli atti degli apostoli, le Lettere e l’Apocalisse. Vi sono poi i vangeli apocrifi e altri atti degli apostoli, Lettere e Apocalissi scritte nelle più diverse lingue.
2.2. Le novità della predicazione di Gesù di Nazareth
Pur innestando il suo pensiero nella tradizione ebraica, Gesù la rinnova profondamente. Se l’antico testamento si chiudeva con la profezia di un messia inviato da dio, per rigenerare il popolo ebraico e farlo divenire lo strumento del dominio di dio sul mondo, nel nuovo testamento Gesù si presenta come l’atteso Messia, ma interpreta la sua missione in rapporto a tutti gli uomini di buona volontà, rinunciando al riscatto del popolo ebraico sotto il dominio romano. Anzi Gesù invita l’uomo ad abbandonare gli interessi mondani per sviluppare interessi trascendenti. Anche il dio, signore degli eserciti ebraici, muta nella predicazione di Gesù divenendo un dio che è amore e padre di tutti gli uomini.
2.3 Le lettere di Paolo di Tarso (5-15/64-7)
Indirizzate a diverse comunità di cristiani, vi si trovano i capisaldi della nuova religione: Dio è conoscibile dalle sue opere. L’uomo è preda del Peccato originale, ma ha la possibilità di riscattarsi mediante la fede nel Cristo. La grazia è l’azione salvifica divina. La vita secondo la carne è contrapposta a quella secondo lo spirito. L’identificazione fra regno di dio e la comunità dei fedeli, fedeli che devono vivere insieme in modo armonioso, grazie all’agàpe, ossia all’amore inteso come la caritas latina.
2.4. Il quarto vangelo
Nei vangeli sinottici la predicazione di Gesù è legata alla sua persona, ossia ai miracoli, alla sua resurrezione. Nel vangelo di Giovanni si cerca di interpretare in modo più filosofico la figura di Gesù e la sua predicazione. Gesù ci viene, sin dal prologo, presentato come il Logos, o verbo divino, che funge da mediatore fra dio e il mondo.