Perché una Controstoria del medioevo
Marx ed Engels sostengono che l’unica vera scienza, capace di ricomprende in sé tutte le altre, è la storia. Quest’ultima, come dimostra Hegel, è sempre e solo storia universale, che costituisce l’unico reale giudizio universale che stabilisce la ragione e i torti anche nelle grandi guerre fra Stati, che non hanno altro tribunale cui fare appello. All’interno della storia universale gli aspetti più significativi e determinanti sono raccolti in particolare nella storia della filosofia, in cui sono preservate le perle prodotte dal genere umano e, in particolare, le riflessioni su loro stesse delle grandi civiltà storiche che hanno, di volta in volta, fatto da avanguardie dello sviluppo e del progresso storico.
La nostra non sarà semplicemente una storia come tante, ma aspira a divenire una vera e propria controstoria della storia universale e della storia della filosofia in particolare. Per quale motivo? Perché la storia necessariamente la fanno sempre i vincitori e nella presente epoca storica è chiaro che i vincitori, che hanno per il momento vinto la guerra per l’egemonia sulla società civile, sono le grandi potenze imperialiste. Questa ultime sono delle vere e proprie oligarchie, in quanto caratterizzano l’attuale forma di dominio dei più ricchi di contro alle classi sociali meno agiate e, in particolare, di contro ai lavoratori e proletari in senso lato, che comprendono tutti coloro che per vivere debbono vendere la loro forza lavoro come merce. Mente i proprietari monopolistici dei mezzi di produzione e riproduzione della forza lavoro costituiscono la classe dominante, sugli interessi della quale si forma l’ideologia dominante. Del resto, la critica il più possibile radicale e rigorosa di quest’ultima costituisce il primo e decisivo compito dei marxisti.
Inoltre la coscienza di classe, fondamentale per ogni sviluppo storico, sociale, morale e culturale, significa innanzitutto comprendersi scientificamente e, a tale scopo, fondamentale è una conoscenza critica della propria storia e delle lotte che in essa sono state combattute contro gli oppressori. Per continuare a leggere l’introduzione del corso clicca qui. Il video dell’ultima lezione del corso, Le crociate e la rinascita della cultura occidentale mediante l’orientale, sarà pubblicato nel prossimo numero di questo giornale.
Avicenna
Ibn-Sina nasce in Persia nel 980, è stato famoso come medico oltre che come filosofo. Il suo Canone di medicina fa testo per molto tempo. Muore nel 1037. La sua opera principale è il Libro della guarigione, diviso in logica, fisica, matematica e metafisica.
Il principio della necessità dell’essere
Avicenna ha formulato quello che è divenuto il pensiero classico della filosofia araba: tutto ciò che è o accade, è o accade necessariamente e non potrebbe essere o accadere in modo diverso.
La concezione dell’intelletto e dell’anima
I filosofi arabi identificavano l’intelletto attivo di Aristotele con dio, distinguendo altre forme di intelletto. Avicenna riteneva immortale il solo intelletto attivo, che non ha bisogno del corpo per funzionare, mentre l’intelletto potenziale e acquisito ha bisogno del corpo, perché opera su immagini derivate dalla sensibilità. L’anima dopo la morte ritorna quindi all’intelletto universale ed è immortale, quindi, solo come attività intellettuale.
Averroè
Ibn-Rashid è il più celebre dei filosofi in lingua araba. Nato a Cordova in Spagna nel 1126, è esiliato per le sue idee filosofiche e muore nel 1198. Compone un commento grande, un commento medio e una parafrasi delle opere di Aristotele.
La filosofia di Aristotele come espressione della verità
Per Averroè l’opera di Aristotele è la verità stessa che va solo chiarita. La filosofia di Aristotele non fa che esporre in una forma migliore, scientifica, la verità che la religione insegna nella forma semplice e primitiva adatta agli uomini incolti.
L’ordine necessario del mondo
L’insegnamento chiave di Aristotele è la necessità di tutto ciò che esiste. Il mondo è necessario perché creato necessariamente da dio. Dio è perfetto e ciò che fa deve seguire dalla sua perfezione. Il mondo perciò non ha un inizio ma è eterno come dio. L’ordine del mondo non può esser modificato, o infranto, ma dirige la stessa azione dell’uomo, uomo che perciò non ha libertà di iniziativa. La necessità dell’ordine del mondo favorisce la ricerca scientifica in quanto lo scienziato è spinto a dare ordine ai fenomeni apparentemente caotici della natura.
La doppia verità
Le concezioni averroiste dell’eternità del mondo e della mortalità dell’anima separata dall’intelletto, sono contrarie alle credenze cristiane, ma anche maomettane. Ma per Averroè è l’attività razionale la fede del filosofo, mentre le credenze religiose sono un sostituto di tale attività. In realtà verità filosofica e religiosa pur differendo nella forma, (l’una rimanda a una dimostrazione l’altra al testo sacro), non sono per Averroè in contrasto. Tale concezione ha avuto successo tra i cristiani secondo l’interpretazione erronea della doppia verità, per cui vi sarebbe una verità di ragione e una verità di fede.
Il muovo mondo dei mercanti
Il mondo più dinamico del basso medioevo favorisce la circolazione degli individui, ci si muoveva con più facilità (migliora la viabilità). I più attivi in tal senso sono i mercanti, tanto che tornano a svilupparsi i commerci. Grazie alla ripresa economica era aumentata la domanda anche di merci pregiate, si sviluppa lo scambio e ciò è all’origine dell’ascesa sociale dei mercanti. In questo settore l’Italia medievale era all’avanguardia.
Questi mercanti erano gli uomini nuovi, che avevano le ricchezze, ma verso i quali c’era ancora il pregiudizio da parte della classe dominante, l’aristocrazia, che i mercanti tendevano a imitare nello stile di vita per essere ammessi al rango sociale superiore, facendo sposare le figlie con i nobili decaduti.
Nascono nuove forme di associazione nell’ambito del commercio: le Commenda o societas maris; il detentore del capitale finanziava l’impresa e si accollava il rischio delle perdite, ma otteneva un’alta percentuale, il mercante rischiava la vita nel viaggio e otteneva i restanti utili, così chi aveva capitali investiva e i senza scrupoli, privi di mezzi, avevano la possibilità di accumulare una piccola fortuna.
La ripresa dei traffici stimolò anche la produzione di nuova moneta, si ripresero a coniare le monete d’oro; l’augustale per volontà di Federico II, il fiorino aureo, il ducato d’oro veneziano costituiranno per molto tempo le valute internazionalmente più accreditate. Si sviluppano anche le attività bancarie per lo scambio delle valute e per i depositi utilizzati per prestiti e investimenti. Questo settore sarà dominato dai banchieri italiani che presteranno soldi ai sovrani di mezza Europa. Per continuare a leggere la versione cartacea del corso clicca qui.