1. Introduzione del corso:
La nostra cultura e civiltà è in buona parte fondata su due decisivi pensatori che, nei loro sistemi, hanno sintetizzato larga parte del precedente sviluppo filosofico e scientifico. Inoltre, essi costituiscono la base non solo della cultura ellenistica e cristiana tardo antica, ma della civiltà araba, medievale, umanistica e rinascimentale. Continueranno ad avere un'enorme influenza anche sulla successiva cultura moderna borghese, a partire dalla Rivoluzione scientifica e almeno fino al suo esponente più progressivo: G.W.F. Hegel. Attraverso quest’ultimo Platone e Aristotele hanno indirettamente influenzato la cultura contemporanea marxista, fino ai giorni nostri, si pensi a quanto sia direttamente e apertamente debitrice da Platone l’idea di comunismo di Alain Badiou, uno dei più affermati, a livello internazionali, pensatori comunisti viventi. Peraltro l’opera di Platone e Aristotele ha un’influenza così ampia e millenaria sul nostro modo di pensare, di esprimerci e di agire da non essere nemmeno avvertita dalla stragrande maggioranza degli uomini. Anche se essi – essendo tali pensieri così tanto e da così lungo tempo caratterizzanti parte significativa della cultura e civiltà umana – non ne sono consapevoli.
Dunque, per divenire finalmente pienamente consapevoli di questi capisaldi della nostra cultura e civiltà – tanto che per secoli i pensatori si sono divisi in platonici e aristotelici – e per meglio intendere gli stessi grandi pensatori moderni e contemporanei che ne sono stati, in maniera diretta o indiretta, influenzati, ci pare necessario offrire all’inizio dell’anno accademico 2021-22 dell’Università popolare Antonio Gramsci un corso introduttivo alle concezioni del mondo elaborate da Platone e Aristotele. Questi incontri avranno un valore propedeutico allo sviluppo, negli anni successivi, del nostro corso di controstoria della filosofia in una prospettiva marxista. In effetti, non è possibile comprendere pienamente e padroneggiare gli sviluppi successivi del pensiero e del modo di agire degli uomini, del loro modo di organizzare la comunità umana, senza aver ben presenti queste due colonne portanti della cultura e civiltà umana.
Nello spirito dell’Università popolare, il corso sarà rivolto a tutti coloro che hanno interesse ad apprendere e a confrontarsi dialetticamente, nell’ampio dibattito che si svilupperà al termine di ogni lezione, riguardo a tali problematiche. Quindi il corso è pensato, in primo luogo, per i filosofi della prassi (nel senso letterale del termine), ovvero per coloro che amano accrescere, nel dialogo collettivo, la propria conoscenza del mondo, per poter contribuire a trasformarlo, possibilmente in modo radicale.
In effetti, come vedremo, lo stesso spirito dell’utopia che anima i filosofi della prassi ha le sue origini e i propri fondamenti proprio nel pensiero di Platone, nel quale incontriamo peraltro la prima grande teorizzazione della società ideale, ovvero della società comunista. Un ideale che sarà ripreso e sviluppato in tutte le epoche successive, mantenendo un legame diretto con Platone almeno fino al diciassettesimo secolo, per poi cercare di superarlo in modo dialettico, in maniera più o meno consapevole. In Aristotele troveremo, al contrario, il padre nobile dell’altra grande corrente del pensiero politico e sociale, la corrente del realismo che confluirà, insieme all’utopismo platonico, nel marxismo, che li sintetizzerà, superandoli dialetticamente.
Più in generale Platone darà uno sviluppo decisivo al pensiero dialettico, talmente grande e influente da essere in qualche modo eguagliato solo da Hegel e Karl Marx. Mentre il pensiero di Aristotele ha offerto un apporto essenziale all’affermazione della moderna concezione filosofico-scientifica del mondo, di contro alla tradizionale visione mitologico-religiosa. Da questo punto di vista Aristotele è alla base di tutto il pensiero radicale immanentistico, che sarà elemento portante del marxismo scientifico a partire dai suoi padri nobili Marx e Friedrich Engels. Per continuare a leggere l’introduzione del corso clicca qui.
2. Programma della prossime videolezioni, che saranno pubblicate a partire dal prossimo numero di questo giornale
7) La metafisica di Aristotele – mercoledì 13 ottobre ore 18
8) Dalla fisica alla logica di Aristotele – 20 ottobre ore 18
9) Dalla logica alla gnoseologia di Aristotele – 27 ottobre ore 18
10) Dall’etica alla retorica di Aristotele – 3 novembre ore 18
3. Versione scritta della videolezione:
Le Leggi
Vista la mancata traduzione in realtà del progetto di Stato della sua Repubblica, Platone si occupa di indicare più concretamente un codice che regola minuziosamente in modo razionale la vita dei cittadini, basandosi su princìpi generali: identificazione fra proprietà terriera e diritto di cittadinanza; espulsioni dal corpo sociale di chi pratichi il commercio. Le persone prive di terra saranno trattate come semi-schiave. L’educazione dei cittadini è regolata dallo Stato. Il culto della religione ufficiale deve essere obbligatorio come garanzia dell’ordine pubblico. Il potere esecutivo e legislativo sarà posto sotto un consiglio di dieci cittadini, scelti tra i più saggi. Nelle Leggi si esprime la sfiducia nella possibilità di educare progressivamente il corpo sociale. All’educazione subentra la forza coercitiva della legge, la teologia dogmatica, il consiglio notturno che vigila e punisce chi metta in discussione l’ordine immutabile dello Stato. Tale Stato teocratico è di più facile realizzazione della Repubblica, ma come dimostrano le esperienze di Siracusa, in esso non può riconoscersi l’esigenza prioritaria di Platone di ritrovare una stretta relazione fra le strutture dello Stato e il sistema del sapere.
Il bene come Uno e le “dottrine non scritte” di Platone
Negli ultimi anni Platone ha fatto del bene un principio d’ordine del mondo scientificamente analizzabile e il principio regolatore della società mediante un corpo di leggi a esso ispirate. Di quest’ultimo abbiamo già parlato, mentre del bene come principio d’ordine Platone ha trattato nel Filebo, nel Parmenide e nelle dottrine non scritte.
Il bene nelle strutture del mondo fenomenico quale principio di determinazione
Nel Filebo il Bene non è più posto al di sopra dell’essere e delle idee, ma è calato nella struttura delle realtà empiriche, molteplici e in divenire. In quanto ognuna di esse, oltre al disordine e alla mutevolezza propri del tempo e delle materia, presenta un aspetto di unità, di individuazione e ciò si deve all’azione del Bene, che è in ogni cosa il principio di determinazione e di senso. Il bene è il limite che controbilancia nel mondo l’indeterminazione e il disordine. In tal modo si restringe l’opposizione fra mondo empirico e ideale e diviene possibile costruire un programma di comprensione razionale del mondo empirico basato sulle matematiche, scienze del limite per eccellenza, e la dialettica che diviene la scienza dei rapporti fra il principio, il Bene-limite, e le cose del mondo.
Il bene come Uno che rende comprensibile i fenomeni
Il bene è principio di unità del mondo e come tale è esterno e prioritario rispetto alla molteplicità delle idee e delle cose empiriche, ma agisce pure in ognuna di esse, perché idee e cose pur essendo molteplici sono unitarie, determinate, non confuse in una pluralità indiscriminata. Perciò Platone definisce il Bene come Uno, in quanto ogni idea o cosa ha in sé il suo senso e il suo principio di valore nella sua intrinseca unità, quale aspetto stabile della propria natura. Tale presenza del bene rende il mondo relativamente ordinato e, quindi, comprensibile razionalmente.
La superiorità della lingua parlata sulla lingua scritta: il Fedro
Sulla scia di Socrate, anche Platone ha affermato nel Fedro la superiorità della lingua parlata sulla scritta. Perciò si pensa che Platone affiancasse alle opere scritte delle lezioni orali in cui affrontasse in modo, addirittura più sistematico e approfondito, le idee dei grandi opere della maturità. In esse Platone avrebbe esposto una genesi del mondo non mitologica come quella illustrata nel Timeo. Secondo tale concezione all’origine del mondo vi sarebbero due principi: l’Uno (il bene) e la Diade infinita, da cui origina la molteplicità. L’azione della Diade frammenta l’unità dell’Uno. I due princìpi agiscono in ogni singolo ente, che è sempre al contempo unitario, ma diviso in parti. Il rapporto Uno-Diade genera in primo luogo le idee numeri, ossia delle idee generalissime. Da cui deriverebbero le altre idee e gli enti matematici, da cui deriverebbe, infine, la realtà empirica. In tale costruzione metafisica molto forte è l’eredità pitagorica. La dialettica diviene una sorta di matematica filosofica, che indaga l’ordine strutturale del mondo. Perciò Aristotele accuserà i platonici di aver finito per trasformare la filosofia in matematica. Per continuare a leggere la versione scritta della videolezione clicca qui.