Lo Stato rivoluzionario sorto dalla Rivoluzione d’Ottobre non si distingueva unicamente per i suoi grandi artisti, ma per l'elevato livello culturale delle masse. A partire dal Decreto n. 1 sulla democratizzazione delle arti, redatto da Majakovskij, l’arte è uscita dal morto tempio del passato per collocarsi al servizio del popolo, inondando le città e le piazze. Ciò ha proceduto di pari passo con la grandiosa campagna per l’alfabetizzazione delle sterminate masse popolari dell’Unione sovietica, che avrebbe consentito a milioni di umiliati e offesi di emanciparsi da una condizione millenaria di subalternità.
Così oltre i 3/4 dei lavoratori dell'URSS ha conseguito la laurea o quantomeno un diploma di istruzione secondaria, mentre l'analfabetismo – che nel 1917 affliggeva i 2/3 della popolazione – fu sradicato in tempi incredibilmente rapidi. Dunque, una delle prime preoccupazioni del potere sovietico è stata quella di garantire a tutti i cittadini l’accesso all’educazione. La scuola ha presto aperto le sue porte a tutti, gli studi universitari sono stati garantiti ai più volenterosi e non più ai più facoltosi. In tal modo, non solo la piaga sociale dell’analfabetismo è stata debellata, ma il livello culturale dell’intera società si è notevolmente innalzato, dando la possibilità a milioni di persone di uscire dalla precedente vita di stenti e assicurarsi una nuova vita dignitosa.
L’Unione Sovietica è così diventata, nonostante le immense difficoltà che dovette affrontare, non solo la seconda potenza a livello internazionale, ma il paese più istruito e con il maggior numero di lettori del mondo. I teatri e le sale per concerti si aprirono a tutti. Nei palazzi della cultura e nei club rurali ogni persona aveva la possibilità di valorizzare il proprio talento e le proprie capacità. Una rete enorme di biblioteche, teatri, cinema, associazioni culturali, sportive, artistiche e musicali ricoprirono l'Unione Sovietica, raggiungendo il più piccolo villaggio e le zone più remote.
I risultati, di questo epico sforzo, non tardarono a manifestarsi nell’eccezionale fiorire delle scienze, che ha consentito l'ascesa mondiale di scienziati sovietici in tutti i campi: dalla fisica alla matematica, dalla chimica alla medicina, dall'ingegneria alla psicologia, mettendo a disposizione dell’intera umanità un’enorme miniera di conoscenze. Appena quattordici anni dopo la terribile prova vissuta dal paese durante la Seconda guerra imperialistica mondiale, l’Urss ha così potuto lanciare per la prima volta nella storia un satellite artificiale intorno alla terra e, immediatamente dopo, è stata in grado di realizzare il primo volo di un uomo nello spazio.
Anche per quanto riguarda i diritti politici, a partire dal suffragio universale caposaldo di ogni programma democratico, grazie al processo rivoluzionario lo Stato sovietico si è posto all’avanguardia, essendo il primo grande paese a concedere, già nel 1917, i pieni diritti politici alle donne. In Italia e in Francia, per fare un esempio, bisognerà attendere il 1948, mentre In Inghilterra ancora nel 1948 era previsto il voto multiplo per i più istruiti e, quindi, essenzialmente per i membri delle classi dominanti.
Per continuare ad analizzare il portato dell’Ottobre sul piano Internazionale non si può dimenticare il suo ruolo contro la guerra imperialista. In primo luogo è necessario considerare come è stata proprio la Rivoluzione d’Ottobre a causare la fine della prima guerra mondiale, con il ritiro della Russia e con lo sfaldarsi degli eserciti degli imperi centrali, che ne determineranno la caduta e la conseguente resa senza condizioni, a causa della penetrazione della propaganda antimilitarista e rivoluzionaria sovietica. Terminata la guerra l’Urss fu protagonista nella Società delle nazionedella lotta per il disarmo, esordendo in tale ambito internazionale con la proposta shock di eliminare tutte le armi, che mise in crisi i paesi capitalisti impegnati da anni in una infinita quanto infruttuosa discussione volta a una riduzione limitata e parziale degli enormi apparati bellici.
Il ruolo dell'Unione Sovietica nella vittoria antifascista nella Seconda guerra mondiale è stato altrettanto dirimente e decisivo. L'URSS ha decimato la macchina militare della Germania e dei suoi alleati fascisti che avevano invaso il suo territorio e ha liberato diversi paesi europei dalle forze di occupazione tedesche. Per la patria socialista oltre 20 milioni di cittadini sovietici hanno dato la vita e altri 10 milioni sono stati feriti o resi invalidi. Le vittorie dell'Armata Rossa hanno dato una considerevole spinta allo sviluppo dei movimenti di liberazione nazionale e antifascisti, che vedevano schierati in prima linea i Partiti comunisti. Non a caso lo sviluppo di tali movimenti è stata vigorosa dopo la battaglia di Stalingrado, che ha segnato il rovesciamento nelle sorti della guerra a sfavore del progetto nazi-fascista di rilanciare schiavismo, razzismo, colonialismo e imperialismo su scala globale.
Nel secondo dopoguerra, in risposta alla guerra fredda scatenata da Gran Bretagna e Usa, l'URSS ha portato avanti una politica di pace e ha tentato di placare le tensioni e le guerre innescate dall'imperialismo, già responsabile di due guerre mondiali e di un centinaio di conflitti locali. L'Unione Sovietica ha promosso o sottoscritto dozzine di proposte per l'abolizione o la riduzione degli armamenti nucleari e per la conclusione di accordi di non proliferazione, proposte del tutto vanificate dal carattere aggressivo degli Stati imperialisti. Inoltre l’Urss ha sostenuto e spesso sovvenzionato i movimenti contro la guerra in tutto il mondo.
Il Patto di Varsavia – firmato nel 1955, sei anni dopo il Patto imperialista della Nato – è stato uno strumento di carattere essenzialmente difensivo. L'Unione Sovietica e gli altri stati membri hanno proposto ripetutamente lo scioglimento simultaneo dei due trattati militari, ma senza al solito ricevere risposta dal fronte dei paesi imperialisti, strutturalmente guerrafondai. Infine la potenza dell’Unione sovietica, forgiatosi nel fuoco della Rivoluzione d’Ottobre e nella decisiva sconfitta del nazi-fascismo, ha permesso di preservare la pace sulla terra, contenendo le ambizioni dei paesi imperialisti, impedendo loro di perpetuare i consueti diktat della “democrazia delle bombe”, non a caso ripresi con rinnovato vigore dopo lo scioglimento dell’Urss.
Ancora più significativo dal punto di vista storico è il ruolo indiretto svolto dall’Urss in funzione dell’emancipazione del genere umano. Del resto, come faceva notare Lenin, citando l’esempio della Rivoluzione francese, un processo rivoluzionario non dà sempre i migliori risultati nel paese in cui per primo viene sviluppandosi, ma piuttosto negli altri paesi che possono giovarsi della tragica esperienza di chi per primo ha individuato una nuova e più avanzata via per l’emancipazione dell’umanità.
In effetti, fin dal 1917, il capitalismo internazionale è stato costretto a tenere conto, nell'elaborazione della propria politica, dell'esistenza di un'equivalente forza antagonista rappresentata dal campo dei paesi socialisti. I risultati conseguiti dai lavoratori e dai contadini sotto il potere sovietico hanno portato benefici anche ai lavoratori dei paesi capitalisti. Il confronto competitivo ha obbligato i partiti borghesi di governo, liberali e socialdemocratici, a concedere una serie di diritti fondamentali al proletariato. In altri termini, grazie alla Rivoluzione socialista di Ottobre sono state create le condizioni per il riconoscimento ai lavoratori salariati di diritti sino a quel momento negati anche nei paesi a capitalismo avanzato. Il capitalismo mondiale ha cercato di affrontare la sfida sovietica, adottando parzialmente misure di welfare e garantendo diritti che non aveva mai concesso ai lavoratori in precedenza. Le conquiste del paese sorto dalla Rivoluzione sul piano economico, sociale, culturale e dei progressi scientifico-tecnologici hanno fatto da propulsore per le lotte del movimento dei lavoratori in tutto il mondo, costringendo il capitalismo a ripensare le proprie politiche socio-economiche, sviluppando il welfare sociale, tanto da dover garantire i servizi pubblici essenziali come istruzione, assistenza sanitaria e sicurezza sociale. L’intera concezione del “welfare state” e della sicurezza sociale – affermatasi nei paesi capitalisti dopo la sconfitta a opera principalmente dell’Urss e dei comunisti di tutto il mondo del nazi-fascismo – sono stati il risultato delle lotte dei lavoratori nelle nazioni capitaliste, ispirate alle conquiste dei paesi socialisti.
I diritti democratici, oggi considerati inalienabili, sono anch’essi il prodotto della lotta popolare per la trasformazione sociale e non certo il prodotto della carità della classe dominante. Queste trasformazioni hanno fatto fare grandi passi in avanti nella lotta per l’emancipazione del genere umano e hanno lasciato un’impronta indelebile nella civiltà moderna. La controprova ne è la crisi del welfare state e del riformismo socialdemocratico una volta tramontata la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre. Del resto, come sottolineava a ragione Lenin, le riforme le fanno unicamente i rivoluzionari, costringendo la classe dominante a fare concessioni, per cercare di impedire lo sviluppo del processo rivoluzionario, in mancanza del quale i riformisti, come dimostra la storia degli ultimi trent’anni, non realizzano che controriforme.