La guerra Israelo palestinese del 1948-49 (parte prima)

La Palestina all’indomani della seconda guerra mondiale e nei mesi precedenti la prima guerra arabo-palestinese deòl 1948-49. Descrizioni delle condizioni dei due eserciti, quello dei paesi arabi e quello degli israeliani. Le vere condizioni del confronto sul terreno.


La guerra Israelo palestinese del 1948-49 (parte prima)

Dopo la resa dell'ultima formazione ribelle araba nel 1939, la situazione in Palestina sembrò calmarsi. Gli arabi parvero accettare la sconfitta, e gli anni della Seconda Guerra Mondiale trascorsero senza ulteriori ribellioni o turbolenze significative. Le organizzazioni ebraiche, tra cui la Histadrut, il sindacato sionista dei lavoratori ebrei in Palestina, furono quelle che seppero meglio approfittare della vittoria britannica. Fondata per proteggere gli interessi degli operai, la Histadrut, guidata dalla sinistra sionista, ebbe un ruolo centrale nel periodo tra le due guerre mondiali. Fu sotto la sua egida che venne creata l'Haganah, la forza di difesa dei coloni ebrei in Palestina. In questo modo, l'intera società ebraica di Palestina assunse una connotazione fortemente militare, un tratto che caratterizza ancora oggi la società israeliana. La diffusione capillare della Histadrut in tutto il paese contribuì a creare un esercito che conserva ancora tracce di questa origine sindacale.

Sotto la guida di David Ben Gurion, l'Haganah contribuì a ridefinire il panorama politico e ideologico del movimento sionista, allontanando le correnti più radicali e marxiste. Ben Gurion, che mirava a costruire uno Stato ebraico solido e indipendente, riteneva che le idee marxiste potessero ostacolare tale obiettivo e alienare il sostegno degli ebrei americani. Per lui, la priorità era la sicurezza nazionale e la costruzione di istituzioni stabili, più che la fedeltà ideologica alla difesa delle classi popolari.

Nell'ambito della Histadrut e dell'Haganah, Ben Gurion emarginò i gruppi socialisti che sostenevano un approccio marxista, ritenendo queste posizioni incompatibili con il pragmatismo necessario a guidare la nascente società ebraica. Secondo lui, le tensioni di classe e le rigide teorie marxiste minacciavano l'unità e la coesione del popolo ebraico, elementi essenziali per la realizzazione del progetto sionista. Col tempo, la visione di Ben Gurion si impose, e il socialismo sionista si distinse da quello marxista, adottando piuttosto un approccio socialdemocratico, focalizzato sulla costruzione nazionale e sulla difesa della comunità ebraica in Palestina. Questo orientamento pragmatico influenzò l’identità di Israele, che negli anni ’70 del XX secolo si orientò verso visioni più liberali e liberiste, come accadde in molti paesi europei.

In quegli stessi anni, la società palestinese attraversò un momento di relativa quiete, ma anche di profonda crisi e riorganizzazione dopo la sconfitta della Grande Rivolta Araba (1936-1939) contro il mandato britannico e l’immigrazione sionista. La disgregazione politica e militare delle principali forze nazionaliste palestinesi pesò notevolmente nella preparazione alla guerra. Dopo il 1939, molti leader palestinesi furono arrestati, uccisi o costretti all’esilio, lasciando la comunità araba di Palestina priva di una guida unitaria e indebolita sul piano organizzativo. La società palestinese era frammentata, economicamente in difficoltà e meno strutturata rispetto alla comunità ebraica, che, grazie a organizzazioni come la Histadrut e l’Haganah, aveva sviluppato un’efficace rete politica, sociale e militare.

Durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), la popolazione palestinese fu marginalizzata nelle dinamiche regionali. Molti palestinesi si trovarono a dover fronteggiare non solo gli effetti della guerra globale, ma anche le difficoltà economiche e sociali derivanti dall’isolamento politico e dalla mancanza di leadership. Al contrario, la comunità ebraica, favorita dalla politica britannica in cambio del supporto militare nella guerra, riuscì a rafforzare le proprie infrastrutture e istituzioni. La questione palestinese fu quindi in gran parte messa da parte, e le aspirazioni nazionaliste rimasero sospese. La fine della guerra e la successiva partizione del 1947 risvegliarono il movimento nazionalista palestinese, che tentò di riprendersi dall’emarginazione subita durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1945, alla fine della guerra, la questione palestinese ed ebraica tornò in primo piano. L'immigrazione ebraica aumentò considerevolmente, suscitando una forte preoccupazione tra la popolazione araba palestinese. Le paure di una possibile sottomissione a quella che veniva ormai percepita come un’entità sionista erano diffuse tra i palestinesi, sia musulmani che cristiani. Tuttavia, alla comunità araba mancava un'organizzazione solida e strutturata.

Questa volta, però, non furono solo i gruppi armati palestinesi, peraltro pochi e disorganizzati, a opporsi agli ebrei – rappresentati da formazioni come l’Haganah, il Palmach e la Banda Stern – ma anche tutti i paesi arabi della regione. Per la prima volta nella storia, tutte le nazioni arabe decisero di opporsi con le armi alla dichiarazione di indipendenza proclamata da David Ben Gurion, che, forte della deliberazione delle Nazioni Unite, aveva annunciato la nascita dello Stato di Israele.

Per una maggiore chiarezza, è utile suddividere cronologicamente alcuni momenti della guerra:

- 15 maggio - 15 giugno 1948: prime operazioni militari;

- 11 giugno - 8 luglio 1948: primo cessate il fuoco;

- 8 luglio - 18 luglio 1948: ripresa delle operazioni militari;

- 18 luglio 1948 - 5 gennaio 1949: secondo cessate il fuoco (nominale, poiché gli scontri proseguirono, portando a ciò che poi sarà ricordato come la Nakba palestinese);

- 24 febbraio 1949: trattato di pace con l’Egitto;

- 23 marzo 1949: armistizio con il Libano;

- 3 aprile 1949: armistizio con la Transgiordania;

- 20 luglio 1949: armistizio con la Siria.

Le forze in campo

Il neonato Stato di Israele, secondo alcune stime, comprendeva circa 700.000 abitanti, la maggior parte dei quali giunti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Fonti britanniche stimavano che le forze ebraiche in Palestina contassero oltre 40.000 uomini, addestrati e pronti al combattimento. Particolarmente rilevante era il Palmach, una divisione dell'Haganah, che con i suoi 6.000 uomini rappresentava una forza di intervento rapido, ispirata ai modelli angloamericani, e specializzata in operazioni complesse. Per operazioni coperte erano attive anche due organizzazioni paramilitari: l'Irgun e la Banda Stern. Quest'ultima si era resa responsabile dell'assassinio dell'inviato delle Nazioni Unite, il conte svedese Folke Bernadotte, nel 1948. Le stime della polizia britannica indicavano che l'Irgun contava circa 5.000 membri, mentre la Banda Stern ne aveva circa 300.

Nel complesso, le forze israeliane contavano circa 70.000 uomini, pari al 10% della popolazione totale, inclusi i bambini e gli anziani. Questo dato mostra come la nascente società israeliana fosse mobilitata e preparata per affrontare le difficili battaglie dell’imminente guerra.

A contrapporsi a questa forza c'erano gli Stati arabi confinanti: Egitto, Siria, Giordania e Libano, insieme a un corpo di spedizione iracheno. La consistenza numerica di queste forze, secondo la retorica israeliana, era quasi il doppio di quella israeliana. Tuttavia, questo "mito" di grandi eserciti arabi pronti a spazzare via gli ebrei dalla Palestina non rifletteva la realtà:

- L’Egitto schierò una brigata di 3.500 uomini con pochi pezzi di artiglieria, solo 8 cannoni anticarro e altrettanti antiaerei;

- La Siria inviò il suo miglior reparto, ma si trattava di circa 1.900 uomini, ben addestrati ma non numerosi, anche se dotati di armi moderne ereditate dai francesi.;

- La Giordania, con una forza più efficiente, contava 6.000 uomini, tra cui la Legione Araba comandata da ufficiali britannici. Tuttavia, solo 3.500 uomini riuscirono a partecipare alle operazioni, poiché i comandanti britannici non parteciparono alla guerra contro gli israeliani. L’armamento giordano era il più valido ed efficiente fra le forze arabe;

- Il Libano inviò circa 500 uomini a sud del fiume Litani con il solo compito di recuperare due villagi occupati dagli israeliani;

- L’Iraq inviò una brigata meccanizzata di circa 2.000 uomini avendo un armamento di origine inglese;

In totale, le forze arabe ammontavano a circa 14.000 uomini, che doveva affrontare  una forza ebraica di 70.000 con un fronte di 1500 km, Le forze israeliane erano favorite dal fatto che la logistica poteva agevolmente operare per linee interne e di facile protezione. Gli arabi di contro avevano una linea logistica molto allungata e la logistica di un paese non era integrabile con quella dei paesi alleati. Israele, un Paese ancora senza una terra definita, col suo esercito avrebbe conquistato territori anche oltre quelli assegnati dall'ONU, segnando così l'inizio della Nakba ("catastrofe") per i palestinesi.

(1 continua)

Bibliografia:

Walid Khalidi, 1948 la premiere guerre israelo-araba, Institut des Etud

es Palestinnies, 2013;

Noam Chomsky, Riflessioni sul medio oriente, Einaudi, Torino 1976;

Martin van Creveld, La spada e l’ulivo, storia dell’esercito israeliano, Carocci. Roma 2005;

Edward Said, La tragedia paòlestinese, Gamberetti, Roma 1992;

Sitografia:

https://www.jewishvirtuallibrary.org/

https://www.palestine-studies.org/

08/11/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Orazio Di Mauro

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: