Non Una di Meno verso l’8 Marzo 2018

Il prossimo 8 marzo la marea femminista globale tornerà nelle strade per denunciare il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e trasformare la rabbia delle donne nel grido comune: da #metoo a #wetogether.


Non Una di Meno verso l’8 Marzo 2018

Sotto il plafond vetrato del Macao – un nuovo centro indipendente di produzione artistica e di sperimentazione tecnologica per la produzione culturale ubicato nell’ex Borsa del Macello di Milano – sabato 3 febbraio si sono incontrate le donne dei nodi territoriali e di molte città italiane per una Assemblea Plenaria del movimento Non Una di Meno Italia.

In avvicinamento alla data dell’8 Marzo 2018, Giornata Internazionale contro la Violenza le donne del movimento hanno condiviso la riflessione svoltasi negli ultimi mesi nei vari territori sul tema del lavoro delle donne e della dimensione economica della violenza che oggi le colpisce e hanno delineato il taglio politico dello Sciopero Femminista generale rilanciato a livello planetario dal movimento femminista Non Una Di Meno.

A tirare le fila dei lavori il gruppo NUDM di Milano, che ha sottolineato tre punti di riflessione emersi dall’incontro territoriale milanese preparatorio all’assemblea: “Prioritario a noi sembra il tema della Violenza economica sulle donne, dove la nostra attenzione si è volutamente spostata dai singoli autori della violenza economica – datori di lavoro o compagni di vita – al sistema economico, sociale e politico che tale violenza finisce per determinare e proteggere. Che la violenza economica sia elemento preminente dello scenario di vita di moltissime donne anche nelle società economicamente sviluppate lo ha evidenziato in questi mesi perfino la denuncia del #metoo viralizzata dalla rete e dalle campagne di opinione negli USA anche da parte di categorie “privilegiate” di donne come le attrici, o le artiste, ma nei contesti nostrani non è mai cessata la pratica delle dimissioni “in bianco”, del divario salariale, del ricatto sessuale ai fini della carriera, della scarsa qualità dei contratti lavorativi attuali che non tutelano affatto il lavoro di moltissime, ma consegnano sempre più donne alla precarietà e a una ricattabilità sociale della donna sia dentro le case sia nei luoghi del lavoro che ingenuamente credevamo superata.

Le donne sono sole e la situazione è grave anche per una mancanza di dimensione collettiva di riconoscimento e solidarietà fra donne: per questo è importante rilanciare il #We Together come esito indispensabile e momento solidaristico, mutualistico e circolare di condivisione.

NUDM Milano sottolinea come misura prioritaria per superare la violenza economica sulle donne – accanto a un salario minimo europeo per le lavoratrici e un welfare universale, garantito e accessibile – il reddito di autodeterminazione che consentirebbe a tutte le donne di raggiungere l’autonomia economica: un reddito da intendersi non come forma assistenziale, ma come misura di equità e ridistribuzione della ricchezza. Sarebbe poi un sostegno indispensabile alle donne vittime di violenza che contemporaneamente alla denuncia penale intraprendono il percorso di fuoriuscita da situazioni di violenza, o per quelle che vivono in situazioni di maggiore vulnerabilità o ricattabilità. Una misura economica ormai necessaria alle donne per esercitare in pieno la propria autodeterminazione; una misura da erogarsi al di fuori della “logica della famiglia” – infatti verrebbe assegnato individualmente – che coniugata all’esercizio concreto dei diritti alla salute, all’istruzione e a tutte le forme di welfare, consentirebbe anche di intercettare le varie sfide che NUDM ha inserito nel suo Piano Antiviolenza elaborato e presentato pubblicamente l’anno scorso.

Il reddito di autodeterminazione rappresenta anche una forma – ormai dovuta loro dalla collettività – di riconoscimento di quel lavoro sociale di cura e di riproduzione che le donne hanno da sempre svolto e continuano a svolgere nell’epoca contemporanea ancora tacitamente, senza tutele e a titolo gratuito.
Particolarmente sollecitato dalle studentesse e dagli studenti milanesi coinvolti e intervistati da NUDM in vista dell’8 Marzo è lo “Sciopero dalle aspettative di genere e dai ruoli” che richiama alla dimensione “sessuale” del lavoro, sia nelle case, sia nei luoghi e ruoli lavorativi.

Anche per le donne NUDM di Bergamo il #wetogether è importante: da quando è ripartito il movimento femminista e si è affacciato sulla scena il movimento internazionale NUDM hanno smesso di sentirsi sole: “Dal momento che il femminismo non ci lascia sole, l’ 8 Marzo 2018 sarà il momento fondamentale per raggiungere tutte quelle/i che invece sono rimaste isolate: nei nostri territori vanno coinvolte più persone possibili che devono essere accolte nel movimento per condividere il nostro Piano Femminista NUDM, la nostra piattaforma politica e il nostro No! alla violenza di genere politicamente strutturata”.

In quest’anno il presidio territoriale di mobilitazione NUDM Bergamo – così come molti altri – ha dialogato con il proprio territorio, riconoscendone bisogni, problematiche e contraddizioni, per questo nella Giornata Internazionale di Lotta contro la Violenza sulle Donne, l’8 Marzo le donne NUDM di Bergamo vogliono scendere in piazza e mobilitare più piazze territoriali, per focalizzare l’attenzione di tutte e tutti sul sostegno alla conoscenza dei Centri Anti Violenza – CAV Pubblici e Sportelli antiviolenza realizzati dalla rete delle donne, perché molte persone non sanno ancora cosa sono o dove si trovano e c’è bisogno di diffondere e raccontando la pratica di antiviolenza e solidarietà che le donne in questi centri hanno sviluppato e maturato negli anni in totale autonomia.

Si accalora la relatrice di Milano: “E poi recentemente è stata approvata una norma Regionale in Lombardia che grida vendetta! La Lombardia – lo sappiamo – è sempre stata un laboratorio delle politiche governative nazionali: il modello della “Sanità Lombarda” è diventato il Decreto Lorenzin, fatto di tagli e di privatizzazione dei diritti alla Salute; il Buono-Scuola Formigoni è stato copia-incollato nel decreto della Buona Scuola di Renzi. Ora dobbiamo fermare questa nuova norma regionale sui centri antiviolenza perché da problema lombardo potrebbe trasformarsi in problema nazionale: questa, come altre leggi fatte quest’anno dal Governo, decide deliberatamente di affrontare le problematiche di ordine sociale e culturale con gli strumenti dell’ “Ordine Pubblico”: pensiamo a cos’è successo con il Piano Casa in città come Roma e Milano: sono state utilizzate le forze di Polizia per sgomberare persone che la casa non ce l’hanno, e le persone sono rimaste di nuovo per strada. Pensiamo al decreto Minniti-Orlando che ha fatto lo stesso con i centri accoglienza migranti: ha riportato i migranti in strada dove permette che siano sommersi nell’illegalità, e peggio ancora risucchiate dalla criminalità organizzata; infine ha trasformato gli operatori/trici delle migrazioni in Pubblici Ufficiali – una cosa intollerabile!”.

“La nostra battaglia ha però anche dei nemici” – segnala la relatrice di Bergamo citando Lea Melandri e il suo articolo su Internazionale dal titolo ‘L’eterno ritorno di Dio, padre e famiglia’, dove la femminista storica evidenziava come in questo controverso periodo “Siamo risospinti a servitù antiche, chiusure nazionaliste, rivalse del maschilismo” . “Noi nella nostra riflessione a Bergamo abbiamo concluso che questi disvalori si riconducono a una sola parola: Fascismo”.

Le amiche di Bergamo hanno poi rimarcato come negli ultimi anni i movimenti della destra politica estrema abbiano guadagnato agibilità, siano stati “sdoganati” e nelle prossime elezione siano pure candidati a pieno titolo. Ed è paradossale come, nel clima securitario da essi massimamente fomentato, questi neofascismi e cripto-fascismi osino intestarsi battaglie contro il femminicidio, la violenza di genere e per la sicurezza delle “nostre donne”.

Parole dagli esiti paranoici e criminali che abbiamo visto in campo a Macerata, dove un bianco, Luca Traini, ha tenuto in scacco una intera città sparando contro giovani migranti neri, tra cui anche una giovane donna – Jennifer Otioto – tutti provenienti dall’Africa sub sahariana, perfettamente ignari e innocenti (ndr). Questa distorsione e questo esproprio di parole della lotta femminista è una cosa assolutamente intollerabile e il movimento Femminista e NUDM in Italia intendono delegittimarli e bloccare chiamando le donne a scendere nelle piazze dell’8 Marzo anche in qualità di antifasciste, “Sulla scorta della lezione di Angela Davis che ci ha insegnato che antifascismo è anche antirazzismo, antisessismo e anticapitalismo! ”.

Al nodo territoriale NUDM Bologna e ad alcune sindacaliste che partecipano a NUDM è toccato l’arduo compito di sviscerare la grande problematicità sottesa quest’anno alla possibilità di esercitare effettivamente in Italia lo Sciopero dal lavoro produttivo per le donne nella giornata dell’8 marzo – uno dei due grandi obiettivi dello sciopero Femminista pensato da NUDM a livello globale – intanto in ordine a contingenti limitazioni tecniche derivanti dalla data delle prossime Elezioni del 4 Marzo: c’è infatti il problema delle franchigie elettorali – cioè dell’interdizione dello sciopero in relazione ai 3 o 5 giorni precedenti e seguenti tale data – prescritte per diverse categorie di lavoratori del pubblico impiego: la Commissione di Garanzia per gli scioperi ha già chiarito espressamente a NUDM che non potranno scioperare le lavoratrici e i lavoratori delle Regioni, Autonomie Locali, Ministeri, Camere di Commercio, Presidenza del Consiglio dei Ministri; potranno invece esercitare il diritto di sciopero nella data dell’8 marzo i dipendenti pubblici della Scuola, Università, Ricerca, Sanità pubblica, Enti pubblici non economici e Agenzie fiscali. In tutti i casi lo sciopero può essere proclamato, e la Commissione si riserverà di notificare eventuali restrizioni.

Ma le problematiche della proclamazione e indizione dello sciopero sono anche di natura politica: il problema viene da NUDM rilanciato ai Sindacati anche quest’anno: quelli Confederali neanche l’anno scorso vollero farsi carico della mobilitazione e boicottarono l’intenzione delle donne di astenersi dal lavoro produttivo nella Giornata Antiviolenza, con l’argomento che in tempi di enorme crisi del lavoro e a fronte dei gravi costi sostenuti solo dai lavoratori /trici anche in termini di ritorsioni padronali, non è facile e forse nemmeno responsabile in presenza di questi gravi squilibri del sistema-lavoro proporre uno sciopero che nelle sue forme tradizionali sembra un’arma di lotta un po’ logora e spuntata.
D’altro canto, solo alcuni dei Sindacati di Base che nell’edizione 2017 dello Sciopero Femminista avevano preso attivamente parte al processo garantendone l’indizione nei vari contesti e le necessarie coperture, finora hanno proclamato lo sciopero per l’8 Marzo 2018.

Il nodo territoriale di Pisa ha perorato fortemente a “Prendere per le corna il tema dello sciopero e dell’astensione dal lavoro anche nel mondo produttivo nella data dell’8 Marzo 2018”, cercando di ottenere in ogni modo con un appello a tutti i Sindacati la convocazione dello sciopero dal lavoro in tutte le forme e durata oraria praticabili: una bandiera da poter effettivamente agitare davanti alle donne nei posti di lavoro. Ha aggiunto la relatrice di Pisa: “In questi decenni hanno massacrato il diritto di sciopero in tutti i settori; se dovessimo stare appresso a tutte le autoregolamentazioni e franchigie non riusciremmo mai a indire uno sciopero; dopo la proclamazione sarà poi la Commissione di Garanzia a dire dove si può e non si può scioperare ma non possiamo fare passi indietro, ed è compito delle donne NUDM andare davanti alle fabbriche – i metalmeccanici la franchigia ce l’hanno solo nel periodo estivo – e ai luoghi reali del lavoro sostenendo concretamente insieme ai sindacati l’astensione”. Il nodo di Roma ha sollecitato la strutturazione responsabile di “Casse economiche di resistenza”, e un grande impegno per “seguire” i singoli scioperi che si potranno effettivamente organizzare anche nel contesto del lavoro subordinato del settore privato.

NUDM Bologna tirando le fila sul punto della astensione dal lavoro ha di conseguenza sollecitato la messa a punto di un rinnovato Vademecum informativo NUDM per lo Sciopero di tutte le categorie, e suggerito l’approntamento di Casse di mutuo soccorso per affrontare le sanzioni comminate alle donne che scelgono comunque di scioperare, sanzioni che potrebbero però essere di natura disciplinare piuttosto che economica. Bologna sollecita anche a pensare a modalità che rendano visibili l’intenzione simbolica di partecipare allo sciopero per le lavoratrici che non potranno concretamente astenersi dal lavoro, come bandiere alle finestre delle case e dei luoghi di lavoro e l’utilizzo virale dell’hashtag #iosciopero.

Andando oltre le limitazioni formali è prioritario insistere sulla grande novità dello Sciopero Femminista globale, sul suo carattere sociale, politico e internazionale, e rilanciarlo” sollecita però Bologna in un Comunicato che ha ripreso per intero anche la proposta del nodo NUDM Torino: la difficoltà di scioperare non deriva solo dai limiti imposti dalla legge, che si inscrive in un attacco globale al diritto di sciopero evidente in tutta Europa, ma anche dalle limitazioni materiali delle nostre vite oggi: precarietà economica per tanti lavoratori e per quelli stranieri ricattabilità relativamente al permesso di soggiorno; per tutti ormai è un’amara realtà l’ isolamento e la difficoltà di costruire processi collettivi di iniziativa e lotta.

“Ma di queste lotte bisogna riappropriarci con mobilitazioni che vanno oltre il corporativismo delle categorie e dei confini nazionali, e la parola d’ordine dello sciopero femminista sta rianimando processi di mobilitazione in decine di Paesi nel mondo”. Lo #wetogether è in altri termini questo, in una solidarietà circolare capace di contaminare in positivo tante realtà locali in cui sono protagoniste le donne, mobilitandole su grandi obiettivi del Femminismo, e non solo.
“Questo ci permette anche di segnare la distanza e riaffermare la nostra autonomia dalla vicenda attuale delle Elezioni italiane”: NUDM anche in Italia non vuole barattare piccole riforme di stampo securitario o assistenzialistico con il governo in un solo Paese, ma una trasformazione radicale della società e la sovversione dei tradizionali e patriarcali rapporti di potere ancora presenti nella maggioranza delle società contemporanee”.

Quello promosso dal movimento NUDM nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne sarà uno sciopero biopolitico perché “Se corpi, soggettività e desideri sono strumenti di valorizzazione e di sfruttamento, allora per un giorno le donne si sottrarranno a questa modalità di vita, sabotandone la ‘riproduzione’”.

Richiamando la consapevolezza che il patriarcato – sistema di potere maschile che a livello materiale e simbolico ha permeato cultura, storia, politica e relazioni a ogni latitudine – è l’arnese maldestro di un ordine globale che si alimenta di gerarchie, oppressione e sfruttamento, le amiche di Roma e Bologna hanno ribadito come NUDM abbia “reinventato” e riproponga lo Sciopero Femminista in chiave contemporanea anti patriarcale quale pratica di interruzione della riproduzione sociale e della ripetizione dei ruoli e delle gerarchie che opprimono le donne su scala globale e che incrementano il loro sfruttamento sociale. “Nelle società del capitalismo contemporaneo si verifica – come già in passato – la sessualizzazione e la genderizzazione di ruoli e prestazioni che vengono messe a valore, per aumentare lo sfruttamento delle donne, talvolta in cambio di salario, ma spesso addirittura gratuitamente”. Quello di NUDM sarà anche uno sciopero dall’invisibilità delle soggettività “non conformi”, un’occasione dove queer e transessuali solidarizzeranno con tutte le donne socializzando la necessità di lottare contro la misoginia e la trans fobia.

Moltiplicare le pratiche di uno Sciopero Femminista di 24 ore in occasione dell’8 Marzo tenendo insieme lo Sciopero Produttivo con quello Riproduttivo e trasformandolo in occasione di solidarietà fra le donne vuole dunque essere un gesto di potenziamento che spezza il rituale e la retorica svuotata di questa ricorrenza, rompendo le gerarchie sociali e coinvolgendo non solo il lavoro salariato ma anche quello di cura e gratuito, insistendo per rendere visibili le condizioni nascoste dello sfruttamento femminile: non è affatto un atto meramente simbolico o sostitutivo dello sciopero dal lavoro così difficile da praticare oggi. Al centro della giornata di mobilitazione ci sarà sempre la denuncia della violenza maschile come carattere strutturale delle nostre società – come dimostra il suo carattere di sintomo pervasivo, quotidiano e “normale”: “Una violenza che si fa pilastro del sistema globale di sfruttamento che riguarda tutte e tutti”.

Allora politicizzare il #metoo e trasformarlo in #wetogether significa riconoscere che la violenza patriarcale è una pratica sociale di dominio e che le molestie sessuali e l’imposizione dei ruoli di genere sono un modo per “Disciplinare il nostro lavoro e le nostre vite rendendoci docili e subordinate. Il nostro sarà un rifiuto di massa, un’insubordinazione collettiva che apre uno spazio politico”.
Per questo l’appello allo sciopero femminista è rivolto non solo alle attiviste ma a tutte le lavoratrici e lavoratori, precari di ogni tipo – donne e uomini e trans che rifiutano la violenza sociale che li obbliga a lavorare in cambio di salari da fame – e poi ai migranti, che si oppongono alla violenza quotidiana del razzismo, dei confini e del permesso di soggiorno, e ancora alle soggettività trans e queer che rifiutano la violenza dei ruoli e le gerarchie sessuali e di genere imposti e sfruttati per il profitto.
“Del nostro rifiuto della violenza come utensile del nuovo patriarcato faremo i nodi politici di una lotta che sta avvenendo ormai in tutto il mondo”. Il carattere transnazionale di queste lotte motiva NUDM a rifiutare anche ogni forma di razzismo, riconoscendo nella libertà di movimento delle donne migranti una pratica di sciopero, e cioè il rifiuto globale della violenza dei e sui confini, così come dei centri di detenzione migranti dentro e fuori l’Europa e del dispositivo iniquo del Permesso di Soggiorno.

“In solidarietà con moltissime donne nel mondo rivendichiamo l'autonomia di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini”. Questa violenza sulle e sui migranti ci riguarda, se non altro perché è volta a un maggiore sfruttamento e precarizzazione del lavoro e delle vite che finisce per coinvolgerci tutte e tutti.

A fronte di una numerosa serie di incontri con le donne di vari ambienti – dalle caposala alle infermiere degli ospedali alle studentesse delle scuole e Università – le donne NUDM Pisa hanno approntato e in parte già somministrato un questionario organizzato su 7 temi fondamentali che pur non promettendo dati e riscontri statistici oggettivi ha il pregio di spingere le donne a riflettere sui motivi della mobilitazione in corso, sul rapporto fra lavoro e le questioni di genere, le contraddizioni sociali che viviamo etc., in modo da motivarle ad incanalare nello sforzo comune della costruzione del movimento la rabbia e l’insoddisfazione sociale, il senso di solitudine e impotenza di cui se lasciate sole e isolate non riescono a darsi conto né a superare.

“Crediamo che si debba partire da noi per dar corso all’attuazione dei punti del nostro Piano Femminista Antiviolenza, senza aspettarci nulla da governi o dall’esterno, cominciando magari a individuare anche nelle nostre città alcune responsabilità specifiche, come quelle di alcuni Servizi Sociali di comuni che centellinano il welfare verso le donne e utilizzandolo come strumento di controllo sociale e ricatto; oppure le responsabilità delle lobby padronali – a partire da Confindustria – che consentono a parità di mansioni il forte divario salariale (il 30% in media) fra uomo e donna lavoratrice; e potremmo continuare parlando degli assegni familiari insufficienti e del mancato riconoscimento delle malattie professionali alle donne delle pulizie: e allora INPS e INAIL devono diventare bersaglio delle nostre vertenze, così come le Multinazionali che utilizzano pubblicità sessiste e ogni contesto critico per le donne può diventare terreno di lotta e di sciopero anche oltre l’8 Marzo…”.

NUDM Alessandria – che sta varando uno spazio autonomo dedicato alle donne che colmerà tante carenze esistenti su quel territorio – concorda sulla pressione da fare sui sindacati e sulla moltiplicazione delle forme e degli sforzi per raggiungere la pluralità delle donne senza esclusione, convincendole a praticare il prossimo 8 Marzo “Una Giornata di Senza di Noi” che significa anche “una giornata in cui non stiamo dove e come vogliamo stare”.

NUDM Torino – insieme alle amiche del nodo territoriale di Alessandria impegnate quest’anno nello sforzo per aprire uno spazio Casa delle donne – si è detto d’accordo sulle integrazioni al Vademecum per lo sciopero che NUDM diffonderà ha sollecitato alla diversificazione delle sue forme alternative, promuovendo cioè anche forme di Sciopero bianco delle lavoratrici sui luoghi di lavoro, laddove non sarà possibile indire lo sciopero concretamente – e sostiene la necessità del coinvolgimento immediato con una lettera di tutti i Sindacati da parte di NUDM. Torino suggerisce anche azioni di solidarietà in relazione alla vertenza delle Maestre con diploma Magistrale e la presenza di NUDM in occasione della loro giornata di mobilitazione nazionale, il 17 Febbraio prossimo, dando spazio e visibilità alle loro rivendicazioni in occasione della giornata dell’8 marzo 2018. Torino ha anche auspicato azioni mutualistiche da strutturare sul versante della cura e della custodia dei bambini nella giornata dell’8 Marzo per permettere a tante mamme di attuare lo Sciopero Riproduttivo e dalle funzioni di cura e familiari: coinvolgere le donne fuori di casa negli spazi socializzati delle piazze sarà fondamentale per raccontare loro le ragioni della mobilitazione e i punti salienti del Piano NUDM antiviolenza.

Le donne NUDM di Napoli – che il prossimo 15 febbraio lanceranno il Piano Femminista NUDM con un convegno in Università – hanno segnalato la gravità e l’urgenza delle problematiche del lavoro per le donne nei territori della Campania, le gravi problematiche ambientali e l’emergenza criminalità che devasta quei territori: in particolare le rappresaglie “di genere” che hanno colpito recentemente le due lavoratrici della Fiat di Pomigliano, sottoposte a “soluzioni disciplinate”

NUDM Catania che riunisce vivaci esperienze sviluppate nell’Università, dai gruppi di Voltapagina, Canaglie e dei centri sociali organizzerà anche quest’anno un corteo e un’assemblea Cittadina nell’Aula che è stata intitolata a Stefania Noce – la giovane uccisa dal fidanzato nel 2011. Il sindacato Rete della Conoscenza che riunisce in tutta Italia moltissimi giovani auspica uno sciopero inclusivo e una sfida sui punti del Piano Antiviolenza NUDM che vada oltre l’8 Marzo.

Trieste – che sta anche portando avanti un discorso con le vicine donne della Slovenia – promuoverà un’inchiesta per mettere a fuoco le molestie e le criticità sui luoghi del lavoro, e NUDM Padova ha preannunciato una assemblea territoriale nella Giornata dell’8 Marzo che affronterà tutti i nodi della violenza economica. Nel padovano saranno distribuite in vari contesti di lavoro – Università, ospedali, scuole, fabbriche e uffici – parecchie scatole destinate a riempirsi di racconti e narrazioni delle lavoratrici – nello spirito del #metoo – che verranno poi socializzate nello spirito del #wetogether con una lettura pubblica dei messaggi delle donne durante l’assemblea dell’8 Marzo.
Il gruppo 8 Marzo in rete con NUDM di Como – città di confine dove la problematica delle donne migranti è ben presente – organizzerà durante la giornata dell’8 una presenza davanti alle scuole e nelle piazze con flash mob sul tema dei diritti del lavoro e un momento di condivisione e canto con le donne della scuola di Italiano per donne e mamme straniere.

Se quest’anno dunque non ci sarà il corteo nazionale come ci fu l’anno scorso a Roma, l’8 Marzo 2018, nel contesto delle azioni di sciopero globale che si terranno in tutto il mondo, le donne NUDM in Italia valorizzeranno le esperienze dei territori e ribadiranno con mille assemblee e presenze territoriali il rifiuto di qualsiasi violenza economica, politica, sociale, sessuale contro le donne, le trans, le disabili, le migranti e le escluse, chiamandole in quella giornata a diventare alleate di una lotta storica e mondiale contro la violenza patriarcale.

10/02/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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