È un dibattito inedito quello organizzato da les Amis de l'Humanité venerdì sera: avevano invitato il filosofo Régis Debray a uno scambio di idee, per più di un’ora, con il segretario generale della CGT, Philippe Martinez. La discussione in una sala piena ha certamente girato molto attorno al movimento sociale contro la loi Travail, alla vigilia d’un incontro inedito di tutti i sindacati che si oppongono alla riforma adottata quest’estate a colpi di 49-3[2], al quale parteciperà il leader di FO (forza operaia), il primo nella storia dell’organizzazione a venire ad una Festa dell’Humanité. Ma non solo.
Un appello alla “volontà”
Uno dei momenti forti della discussione, ha riguardato la crescita dell’estrema destra e, più in generale, del razzismo nella società francese. Interrogato da Régis Debray sull’atteggiamento del sindacato di fronte agli immigrati, il leader sindacale ha ricordato la lotta della sua organizzazione a fianco dei lavoratori sans papiers, “orgoglio della CGT”, o ancora dei lavoratori in mobilità. “Però, ha avvertito, la CGT non è un vaccino contro certe idee dominanti, bisogna essere vigili”.
“Non ci si può contentare di dire che ci sono meno iscritti della CGT che votano Front national che in FO, è nascondersi dietro un dito”, ha avvisato. “Bisogna che si abbia un vero dibattito su queste questioni che non sono le più facili da trattare, ma ci deve essere la volontà; non si può lasciar passare delle idee di estrema destra in questo paese e nelle sue imprese, lasciar passare proposte a carattere razzista nelle riunioni dei militanti.” E Philippe Martinez, ricordando le sue origini spagnole, ha raccontato come, trent’anni fa, quando il suo sindacato alla Renault aveva deciso di presentarlo per la prima volta alle elezioni dei delegati del personale come capo-lista, “uno dei [miei] compagni ha detto : si chiama Martinez, non credete che disturberà un po’ le categorie ingegneri, quadri, tecnici?”.
“Si sono lasciate passare questo genere di frasi. Io penso che è nostra responsabilità e anche di tutti i militanti, che su questa questione non si dica ‘è complicato, si metteranno queste cose sotto un tappeto’. Io sono legato alla storia della mia famiglia, loro si facevano trattare da ‘pinguini’ prima della guerra”, ha aggiunto. C’è “una vera sfida; se c’è un tema sul quale tutte le organizzazioni sindacali si dovrebbero mobilitare insieme, è la lotta contro il razzismo e la lotta contro l’estrema destra”.
« Troppi machos nella CGT »
Riguardo il posto delle donne nel sindacato, il dirigente sindacale ha fatto autocritica. Non personale, ma per la sua organizzazione. “Machiste, la CGT ?” ha chiesto Régis Debray. “ La CGT non è machista ma ci sono troppi machos nella CGT”, ha affermato Philippe Martinez, suscitando risate nella sala. “Non bisogna che [la parità nella direzione confederale] sia l’albero che nasconde la foresta”, ha avvertito. “Bisogna che i nostri modi di funzionamento, di ragionamento, lascino più spazio alle donne e questo non è che un affare tra compagni [al femminile]”ha affermato evocando l’obbligo che sarà presto fatto, di presentare liste paritarie alle elezioni professionali.
Il movimento sociale contro la loi Travail, che è oggetto di un dibattito questo sabato tra tutti i sindacati che si oppongono alla riforma, presso la festa dell’Humanité, anche, è stata evocata.
Questo perché la pagina non è ancora stata girata? In ogni caso, sul soggetto, non era il momento per l’introspezione per il segretario generale della CGT.
“Costruire un rapporto di forza oggi passa per la mediatizzazione, l’immagine, e c’è una specie di lotta per la visibilità per cui si è portati a produrre immagini sempre più forti per poter essere presenti. Che rapporto hai con questa necessità ?”, gli ha chiesto Régis Debré, evocando l’immagine del leader sindacale mentre getta uno pneumatico dentro un fuoco di sbarramento. Il sindacalista è sembrato di non essere a conoscenza del fatto che mai qualcuno dei suoi predecessori si fosse messo in scena quando era il numero uno.
Attenzione alla trappola politica
“Di pneumatici, ne ho bruciati alcuni, non c’è niente di violento. Ci sono delle messe in scena, delle tradizioni”, si è giustificato. “Cos’è più grave, uno pneumatico che brucia o l’indigenza di centinaia, di migliaia di cittadini?” ha aggiunto. Se ha evocato il bisogno di attrarre lo sguardo, è quello delle catene d’informazione “che passano nel circolo delle immagini”, quello di cui parlava.
Régis Debray ha interrogato Philippe Martinez anche sulla non pubblicazione, il 14 giugno scorso, della quasi totalità dei quotidiani per il fatto che avevano rifiutato di pubblicare un dibattito firmato da lui su richiesta del suo sindacato, lui ha eluso l’argomento. Affermandosi “attaccato alla libertà della stampa”, si è accontentato di spiegare che “nella stampa, quando c’è un conflitto, i giornali non escono”.
Régis Debray si chiede se l’assenza di opportunità politiche credibili nei mesi a venire, non impongono alla CGT il carico di rappresentare una forma d’opposizione propriamente politica. Non bisogna confondere fare politica e sostenere un partito politico o un candidato, ha risposto in sostanza Martinez. “CI si rimprovera di fare politica, ma quando si contesta una legge, si fa della politica [...] ; quando la CGT contesta una legge, quando propone di lavorare meno - 32 ore -, fa della politica facendo pressione su scelte della società”.
Ma, ha aggiunto Philippe Martinez, “non può fare che questo, il ruolo di un sindacato è quello d’interessarsi all’insieme dei problemi del salariato”. E allora che certi nella confederazione vorrebbero sostenere Jean-Luc Mélenchon, lui ha anche “avvisato i militanti”: “Quando si sta nella CGT, evidentemente, si ha il diritto di stare in un partito politico e comunque io sono per investire anche nella politica. Ma quando la CGT è corteggiata fino a questo punto, non è normale. Ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Il sindacato deve proporre un’alternativa sociale [...] ma il progetto politico deve essere portato dai politici o c’è una deriva e [...] la CGT non deve farsi intrappolare”.
Note
[2] In pratica, l’approvazione di una legge senza iter parlamentare