Il 24 gennaio al primo turno è stato eletto Marcelo Rebelo de Sousa, candidato del centro-destra, con il 52 per cento dei consensi. A favorirlo sono state certamente le divisioni interne al Partito Socialista del premier António Costa. Caduta di consensi per il candito comunista Edgar Silva e contemporanea affermazione della candidata del Bloco de Esquerda, Marisa Matias. L'avvento di una nuova generazione di donne militanti al vertice del BE forse renderà più facile un'alleanza anticapitalista con il PCP.
di Annita Benassi
In queste elezioni presidenziali del 24 gennaio 2016 non ci sono state sorprese. Il Presidente della Repubblica eletto alla prima tornata elettorale è stato Marcelo Rebelo de Sousa, che ben ha saputo rappresentare nel corso di tutta la campagna elettorale l’impianto ideale e gli interessi della destra vecchia e nuova.
Professore universitario e intellettuale raffinato di una destra che vuole apparire perfettamente inserita in un contesto di modernità, non lascia adito a dubbi sull' antica appartenenza política che ha dato origine alla sua attuale collocazione, è stato infatti chiamato Marcelo in onore di Marcelo Caetano.
Marcelo ha preparato da anni la sua campagna elettorale con apparizioni televisive settimanali, in una trasmissione televisiva tenuta in un giorno fisso della settimana.
Non ha mai assunto esplicitamente e formalmente il ruolo di candidato di tutta la destra portoghese che, essa sì, si è presentata unita e compatta. Questa sembrava aver subito un duro colpo nelle ultime elezioni legislative (25 deputati in meno e perdita della maggioranza assoluta) e invece, come sempre, ha dimostrato la sua capacità di recepire il messaggio “tutti alla scialuppa”, di montanelliana memoria, proveniente dalla grande finanza e dai nostalgici dell’antico regime salazarista che ancora esistono nelle pieghe più nascoste della società portoghese. A Marcelo non è venuto poi a mancare un “aiutino” da parte del Partito Socialista che non ha presentato una candidatura adeguata alla situazione politica, che sapesse rappresentare, anche solo formalmente, tutto il partito.
Il PS si è presentato diviso, come già era accaduto nelle elezioni presidenziali del 2012 e ha appoggiato in modo clandestino ben 4 candidati: Sampaio da Nóvoa, Maria de Belém, Vitorino Silva e Cândido Ferreira. Una scelta scellerata frutto delle divisioni esistenti dentro il Partito Socialista? Anche. Mi sorge però il sospetto che António Costa, attuale primo ministro, segretario del PS, già sindaco di Lisbona, non sia estraneo a tutta la vicenda. Che abbia ragione André Macedo che nel suo commento di lunedì 25 sul Diario de Notícias, quotidiano tra i più letti in Portogallo, ironizzava sulla capacità che, diceva il suddetto commentatore, sta diventando un’abitudine per Costa, di vincere perdendo?
Apparentemente, sia nella elezioni legislative del passato 4 di ottobre, sia in queste presidenziali, è uno dei perdenti. Non è riuscito nelle prime ad avere la maggioranza assoluta e ciò nonostante l’appoggio esterno del PCP e del BE gli hanno permesso di diventare capo del governo, la meta a cui aspirava. Questa quindi è la sua prima vittoria. E ora nelle elezioni presidenziali vinte da Marcelo Rebelo de Sousa, attingendo a un bacino di voti che è in maggioranza di destra, ma che si è rimpinguato anche con voti provenienti dall’area moderata del PS, ha di nuovo raggiunto quello che era il suo vero obiettivo.
Apparentemente ha perso, ma nella realtà ha vinto perché gli sarà più facile coabitare con Marcelo, avendo con questo margini di manovre maggiori rispetto a quelli che avrebbe avuto se fosse stato eletto Sampaio da Nóvoa, certo con i voti del PCP e del BE e al ballottaggio.
È Sampaio intellettuale degnissimo della sinistra non comunista portoghese: persona molto stimata da tutta l’area progressista in Portogallo, avrebbe dato più forza a quelle parti del programma proposto dal PCP e da BE che Costa ha dovuto accettare per diventare capo del governo. È mia opinione che se Sampaio da Nóvoa fosse stato il candidato ufficiale e anche unico del PS, la sinistra sarebbe andata al ballottaggio e non è detto che non potesse diventare lui Presidente della Repubblica, visto che ha perso con onore.
È stato infatti il secondo più votato con quasi il 23 per cento dei voti e Marcelo Rebelo de Sousa con il suo 52 per cento ha semplicemente vinto, punto e basta. Con una astensione che ha superato il 51 per cento, avendo come uniche candidature di opposizione ufficiali quella di Edgar Silva del PCP e di Marisa Matias del BE, essendo tutte le altre indipendenti, almeno in apparenza, non ha stravinto e anzi, considerando la grande notorietà dovuta agli organi della comunicazione sociale, in primis la televisione, e l’aiutino, di cui ha goduto nell’area socialista, ha realizzato una vittoria alquanto modesta.
Al momento i mercati finanziari possono avere sonni sereni. Anche qui in Portogallo, come in Grecia e Italia, coloro che hanno in mano le sorti del paese, Presidente della Repubblica e primo ministro, nuotano nello stesso brodo di cultura: “Tutto cambi purché niente cambi”, del nostro famoso libro ‘Il Gattopardo’; entrambi hanno dato la loro faccia ad una socialdemocrazia che altro non è che nuova destra, una destra che il nostro Pasolini avrebbe individuato come la nuova faccia del Fascismo.
Quanto al Partito Comunista, scegliendo di farsi rappresentare da un compagno tanto autorevole e stimato per cultura, per le sue opere a favore degli ultimi sopratutto nella sua Madeira, dove è nato e molto conosciuto e per questo ha capitalizzato un grande consenso, triplicando i voti che normalmente il PCP raccoglie, ha dimostrato ancora una volta di essere un grande Partito Comunista, unico nel panorama europeo.
Grande Partito perche Edgar Silva è stato il frutto di scelte politiche coraggiose non orientate a puri fini elettorali, ma alla costruzione di un consenso di lungo período e che gli consenta di modificare lo stato di cose presenti radicandosi stabilmente nella società civile portoghese, di cui aspira a diventare forza egemone, capace di porre in atto profondi mutamenti strutturali. Grande Partito perché ha deciso di correre il rischio di un apparente crollo di consensi, cose che di fatto è avvenuta, pur di comunicare la sua visione in relazione alla costruzione della direzione politica di un Partito Comunista. Questa è imprescindibile da soggettività che in carne e ossa abbiano la qualità politiche, culturali, morali e umane che la persona di Edgar Silva possiede.
Grande Partito in definitiva perché capace di lavorare per l’oggi e per il domani, che non dimentica mai la filosofia politica che il grande segretario Alvaro Cunhal gli ha lasciato in eredità, come il suo libro “Il Partito dalle Pareti di Vetro”, di cui LCF sta pubblicando ampi stralci, può testimoniare. Sì, rispetto alle legislative, c’è stato per il PCP un vero crollo; certo Edgar Silva era poco conosciuto e aveva tutta la comunicazione sociale contro, ma credo non ci si debba preoccupare più di tanto. È mia personalissima opinione che molti militanti di sicura fede comunista non l’abbiano votato perchè hanno preferito investire in Sampaio da Nóvoa, sperando di evitare la vittoria al primo turno della destra.
Grande successo infine ha riportato la candidata del BE Marisa Matias, che con il suo 10,2 per cento ha confermato la grande crescita di consensi registrata dal partito nelle ultime legislative e riportato il miglior risultato di sempre delle presidenziali.
La nuova strategia politica del BE, messa in atto negli anni successivi alla cocente sconfitta del 2012, ha fatto della uguaglianza di genere il filo conduttore del suo intervento politico nella società portoghese. Scelta questa che, come ho già spiegato nei miei interventi precedenti, apparsi su LCF, ha trovato molto ascolto negli organi di informazione, con notevoli e positive ricadute sull'elettorato femminile dove ha suscitato molte speranze. Anche perché va riconosciuto alle compagne del BE sopratutto a quella parte che ricopre incarichi di maggiore responsabilità all’interno del partito, come Catarina Martins che è portavoce, Marisa Matias, eurodeputata e, come già detto, candidata alla presidenza, Mariana e Joana Mortágua, sorelle gemelle ed entrambe deputate, capacità comunicativa di notevole valore e un livello culturale e politico di così grande spessore da oscurare le figure maschili che hanno scelto di limitare gli spazi politici che avevano occupato negli anni precedenti.
Non sono da meno le donne presenti nelle Fila del PCP. Sono donne di grande spessore politico e culturale e, fatto nuovo che ho avuto modo di constatare di persona partecipando al congresso della JGP, molte di loro sono giovani e con tanta voglia di partecipazione e militanza. Il problema vero sono gli spazi che la direzione del PCP e i tanti militanti non hanno negli organi di informazione.
Sapranno le compagne del BE mantenere posizioni di coerenza politica e utilizzare gli spazi che hanno conquistato sia dentro il loro partito che nei mass-media per rafforzare la sinistra portoghese, cancellando ogni traccia di anti-comunismo?
Avranno la capacità di usare la peculiarità del pensiero femminile per cementare una alleanza tra le forze che sono realmente anticapitaliste? Io lo spero e penso che con me sono molte le compagne comuniste che lo sperano.