Perché le celebrazioni per la #GiornatadellaMemoria, crediamo, devono essere necessariamente qualcosa che spinga le persone a riflettere, altrimenti rischiano di trasformarsi in un rituale dovuto ma lontano dalle coscienze, come tutto ciò che si commemora ma che non si sente sulla propria pelle. Nulla più della Shoa e di quel progetto freddo, calcolato, di sterminio può rappresentare l’oblio di cui l’essere umano può essere capace quando è imbarbarito dall’odio, dal servilismo verso i potenti, dalle logiche della mors tua vita mea, dalla barbarie più estrema incarnata dai fascismi che le classi dominanti di allora contribuirono fortemente ad affermare al potere, forse ignorando di cosa i nazifascisti potessero essere capaci, forse no. Milioni di ebrei, ma anche di omosessuali, rom, oppositori politici, disabili, persero la vita con modalità indicibili. È giusto che tutta questa Storia sia compresa e rammentata, è giusto che si abbia ben chiaro perché tutto questo è accaduto. Ma, appunto per questo, appunto per cogliere il senso profondo che il 27 gennaio deve rappresentare ossia il “mai più tale orrore”, è altrettanto giusto e doveroso non chiudere gli occhi verso l’orrore dell’oggi. Sapere riconoscere quali sono le logiche che ieri portarono alla Shoa e oggi uccidono ancora, forse anche di più, ma che ci vengono presentate col belletto dell'“esportazione della democrazia” oppure altre motivazioni simili. I popoli soffrono ancora, i palestinesi sono uno fra i tanti. Le persone muoiono ancora, uccise per la loro pelle o provenienza, per la loro povertà, per le loro idee o per preferenze sessualità, uccise dalla loro non subalternità al sistema capitalista che vive solo se sfrutta e stermina. Ricordiamo quindi, oggi, la strage immonda cui assistiamo tutti i giorni. Oggi l’orrore non tornerà nelle stesse forme che ha assunto ieri: dobbiamo essere capaci di cogliere e comprendere dove sono i nuovi olocausti, dobbiamo denunciare i responsabili, punire i crimini. Combattere l’imperialismo. Questo, secondo noi, il monito di quei milioni di morti nei lager.