Dibattito

Questa sezione è dedicata ad ospitare contributi inediti che non necessariamente rispecchiano la linea editoriale ma che ci sembra comunque utile pubblicare per favorire il dibattito sulle questioni poste e pervenire ad una sintesi conciliatoria che necessariamente passa attraverso il superamento dell'unilateralità cui le posizioni contrapposte sono spesso viziate. Tale conciliazione – così necessaria per la ricomposizione del movimento comunista sempre più spaccato in sette incapaci di riconoscere l’unilateralità delle proprie posizioni e istanze – passa proprio per il riconoscimento della porzione di validità che ha la prospettiva opposta alla propria, ovvero per la comprensione critica dei limiti di quest’ultima.

La fase in cui siamo immersi necessita del massimo di efficacia e unità del partito. La ricerca di una sintesi è doverosa. Questo termine nel tempo ha assunto però un connotato negativo: sa di compromesso deteriore, alchimie interne. Il risultato è quasi sempre una linea pastrocchiata. Oggi però è possibile una sintesi unitaria come dinamizzazione della linea politica resa necessaria dall’evoluzione del quadro sociale e politico: interno ed internazionale.

Il compagno Raul Mordenti ha riproposto il tema della relazione tra le due ineludibili questioni, che sono al centro della linea politica del Partito, e cioè il rafforzamento e il rilancio del Partito stesso e la costruzione di una aggregazione unitaria della sinistra d'alternativa, temi che formulati in questi termini, mi sembra che trovino la convergenza di larghissima parte degli iscritti. E questo mi sembra già un risultato importante, in un Partito che ha impiegato decenni, prima di collocarsi con nettezza e senza ambiguità, su una posizione di alternativa al centrosinistra e al PD, e che proprio sul tema del rapporto con il centrosinistra ha scontato laceranti divisioni. Mi piace sottolineare questo aspetto, per una personale abitudine a valorizzare il "bicchiere mezzo pieno", piuttosto che angustiarmi sul "bicchiere mezzo vuoto".

Non saranno le accelerazione organizzativistiche a far superare gli innegabili problemi di visibilità e internità di massa dei comunisti e della sinistra di classe nel paese. Nella nostra attività quotidiana, nell’incontrare gli effetti di una disoccupazione giovanile devastante, nella precarizzazione e incertezza procurate dalle numerose crisi aziendali sul territorio, nella rabbia sociale e preoccupazione crescente per la cancellazione dei servizi essenziali e per la negazione del diritto a una casa per tutti, non troviamo nessun riscontro che ci sia una richiesta “pressante” o un’aspettativa diffusa a cercare la risposta a tali problemi attraverso la creazione di nuovi contenitori elettorali.

Il PRC di Civitavecchia ha analizzato e discusso il documento Revelli per aprire, dopo “L’altra Europa”, una fase costituente di un soggetto politico nazionale.

“Renzismo”, “sinistra dem”, “vendolismo”, “nuovo” soggetto della “sinistra”: ma qual è il ruolo dei comunisti in generale e di Rifondazione Comunista in particolare? 

Cari compagni,
come noto viviamo immersi nella società dello spettacolo, come l’ha definita Debord, o dell’immagine, come preferisce chiamarla Pepino, dove la comunicazione ha il primato sui valori reali e le parole, di conseguenza, contano più della realtà.

La Direzione del Partito della Rifondazione Comunista ha avviato un importante dibattito, licenziando un documento sulla prospettiva dell’unità della sinistra e del partito. Condivido il senso e la lettera del documento. Queste note sono un modesto contributo alla discussione. E sono centrate sulla questione del futuro del partito. 

Cerco qui di spiegare sinteticamente perché non condivido la proposta di un “nuovo soggetto politico della sinistra e dei democratici” (per usare la formulazione di Marco Revelli). Tengo presente la bozza di appello dello stesso Revelli, il contributo di Ramon Mantovani recentemente diffuso in rete e l’intervento conclusivo di Paolo Ferrero alla riunione dei segretari di circolo del centro Italia. 

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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