Dibattito
Questa sezione è dedicata ad ospitare contributi inediti che non necessariamente rispecchiano la linea editoriale ma che ci sembra comunque utile pubblicare per favorire il dibattito sulle questioni poste e pervenire ad una sintesi conciliatoria che necessariamente passa attraverso il superamento dell'unilateralità cui le posizioni contrapposte sono spesso viziate. Tale conciliazione – così necessaria per la ricomposizione del movimento comunista sempre più spaccato in sette incapaci di riconoscere l’unilateralità delle proprie posizioni e istanze – passa proprio per il riconoscimento della porzione di validità che ha la prospettiva opposta alla propria, ovvero per la comprensione critica dei limiti di quest’ultima.
Da alcuni mesi, sono in corso trattative per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. I lavoratori nulla sanno delle discussioni in corso; all’oscuro dei contenuti perfino i delegati Rsu sui quali verranno scaricati accordi già sottoscritti e da far approvare nelle solite assemblee farsa. È ancora possibile intervenire per conquistare contratti dignitosi e recuperare potere di acquisto e di contrattazione?
Il green pass, pensato come una misura per riaprire le attività economiche in assenza di altri provvedimenti, è inadatto in questa fase a contenere i contagi; meglio sarebbe pensare alla vaccinazione obbligatoria.
La questione del green pass non è stata solo un’efficacissima arma di distrazione di massa, ma ha ulteriormente rafforzato il blocco sociale dominante della grande borghesia che – controllando praticamente tutte le casematte necessarie per l’egemonia sulla società civile – ha ancora una volta imposto al dibattito pubblico e politico un tema che non mette in questione il suo dominio economico, sociale e politico.
Ha veramente senso la contrapposizione netta e dura tra sostenitori dei vaccini e suoi oppositori (una minoranza) o le cose sono assai più complicate e bisogna rimettere in discussione un intero sistema generatore di pandemie e di controllo sociale?
La campagna di distrazione di massa: dittatura sanitaria contro la lotta di classe; “stato di emergenza”, ma non per i licenziamenti; la Costituzione tra responsabilità sociale e interessi confindustriali; la campagna vaccinale e l’obbligo di Green Pass: libertà individuali contro diritti sociali.
L’obbligo vaccinale viene giustificato con la necessità di contenere il diffondersi del virus o con la necessità di salvaguardare i lavoratori essenziali. Ma non è tutt’oro quel che luccica.
Da sempre la guerra è il modo capitalistico di uscire dalle sue crisi strutturali, e la situazione attuale non fa eccezione. In piena pandemia, i piani finanziari prevedono somme gigantesche alle spese militari e poche briciole a quelle per il sistema sanitario.
Se si condivide l’idea che la categoria di lavoro produttivo, come definito da Marx, ha finalità diverse da quella di delimitare la classe sfruttata che si contrappone al capitale, qual è il vantaggio di allontanarci da quella categorizzazione?
In una società basata sul consumo, il marketing ha logiche impositive paragonabili alla propaganda totalitaria, non evidenti solo perché più subdole.
Il tipo di società che definiamo democratica si traduce in un regime di pensiero unico e pacificazione sociale finalizzata agli interessi dominanti, mentre il popolo non ha realmente potere.
Riflessioni aperte che sottopongo al dibattito per una elaborazione di una nozione di lavoro produttivo fuori dallo schematismo.
Il primo gennaio, 62mo anniversario della vittoria della Rivoluzione Cubana, è stata avviata una riforma monetaria che abbandona la doppia moneta e il peso convertibile, aumenta i salari e pone una nuova regolamentazione delle attività economiche private.
Pubblichiamo questa vignetta di Fabio Manni, sapendo che potrà generare un dibattito. Anzi, da un lato, sarebbe auspicabile che ciò accada.
La distinzione fra lavoro produttivo e improduttivo è importante per l’individuazione della fonte del plusvalore, ma occorre individuare altri criteri per definire la classe lavoratrice, quale soggetto contrapposto al capitale.
Un interessante dibattito sulla natura della società cinese in cui sono espresse posizioni divergenti.
L’appello di Anpi e altre organizzazioni di massa e formazioni politiche separa indebitamente il tema della democrazia e dell’antifascismo dal contesto sociale manifestandosi come una stampella del governo Conte.
Anche tra compagni ci si dedica spesso all'uso della rabbia impotente, piuttosto che centrare l'attenzione ai problemi concreti degli oppressi seguendo la lezione di Marx, Lenin, Gramsci e Pasolini.
In quest’articolo si analizza criticamente la scelta del ministero dell’Istruzione di adottare giudizi descrittivi nella scuola primaria con l’intento di livellare gli studenti verso il basso, in direzione di un sapere fondato sulle competenze piuttosto che sulle più approfondite conoscenze.
Il confronto tra Stato e Chiesa sulla messa di Natale è una più ampia lotta per preservare l’importanza di Dio anche durante la pandemia da coronavirus.
Prosegue l’analisi della storia economica della Repubblica Popolare Cinese. In questa seconda parte si affrontano i temi della crescita economica, del progresso e delle trasformazioni sociali.
Le donne devono essere protagoniste di una rivoluzione culturale e politica per liberare l’umanità dall’oppressione di un sistema che è insieme capitalista e patriarcale.
Un’analisi della storia economica della Repubblica Popolare Cinese attraverso 3 fasi per ripercorrere il passaggio dall’eta’ maoista alla transizione economica che ha caratterizzato gli ultimi decenni
Quanto sta accadendo in Bielorussia non è studiato e analizzato ma l'approccio resta quello ideologico tra gli assertori acritici dei movimenti e i sostenitori di Lukashenko. Occorre invece guardare alla sostanza del problema, al fatto che le condizioni di vita delle classi lavoratrici sono sempre più precarie e per questo sta venendo meno il sostegno di operai e impiegati a Lukashenko.
Per un rilancio del federalismo europeo democratico e socialista