Proponiamo una intervista a Massimiliano De Conca, Centro nazionale dipartimento contrattazione e Segretario regionale FLC CGIL Lombardia, a cura di Edoardo Acotto (Fronte Popolare) insegnante di storia e filosofia.
D. Ci ritroviamo dopo un anno a un nuovo sciopero generale, questa volta scaglionato per regioni dal 12 al 16 dicembre. Ancora una volta CGIL e UIL mobilitano le piazze contro una finanziaria che colpisce le lavoratrici e i lavoratori, mentre la CISL rivendica la concertazione con qualunque governo, si tratti di Draghi o Meloni. Quanto è peggiore questa finanziaria, chiaramente di destra, rispetto a quella di Draghi, che l'anno scorso dicevamo nettamente contraria al settore pubblico e in particolare alle necessità della scuola?
Non mi piace fare confronti, ma analizzare i dati per quello che sono. La Legge di Bilancio, in discussione in Parlamento, presenta una manovra povera, a corto respiro e soprattutto iniqua, perché scarica il costo della crisi sul lavoro e non sui profitti.
È iniqua e sbagliata perché aumenta l’importo dei voucher invece di stabilizzare i contratti precari, perché aumenta la soglia per la flat tax fino a 85.000 euro per gli autonomi invece di intervenire su salari e tutele, perché taglia il reddito di cittadinanza invece di investire in buona occupazione, perché promuove un ennesimo condono invece di combattere l’evasione.
Non si avvia una vera riforma del fisco, proporzionale, come dice la nostra Costituzione, e non si supera affatto la Legge Fornero, dal momento che le ipotesi messe in campo pongono moltissimi paletti e soprattutto riguardano un numero limitatissimo di utenti.
Per i settori della Conoscenza, così strategici in campagna elettorale, non c’è nulla, se non l’ennesimo taglio, stavolta ancora più grave perché non riduce solo il numero dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, ma riduce la presenza delle Scuole sul territorio.
Al contrario abbiamo bisogno di investimenti per organici e per diminuire il numero di alunni per classe: solo aumentando il tempo scuola si può combattere seriamente e strutturalmente la dispersione scolastica e la povertà educativa.
Se proprio vogliamo fare un confronto con la Legge di Bilancio del 2022, ci sono più elementi di continuità culturale che veri segni di inversione di rotta, verso l’affermazione solidaristica di uno stato sociale più utile, giusto ed equo.
D. Per quanto riguarda la scuola, la CISL canta vittoria per il rinnovo della parte economica del contratto nazionale, mentre ancora non sappiamo come sarà la parte normativa, potenzialmente molto negativa. Anche CGIL e UIL hanno firmato, ma possiamo dire che gli arretrati non bastano nemmeno a coprire l’inflazione?
Che i soldi fossero insufficienti a coprire l’inflazione, lo sapevamo. Attenzione però che questa inflazione è cresciuta esponenzialmente dopo l’inizio della guerra in Ucraina, anche grazie e a causa di una bolla speculativa che ha gonfiato il prezzo delle materie prime a fronte di continue rassicurazioni. Ora, il vero problema è che non si sta investendo per trovare risorse alternative, per la transizione ecologica di cui pure abbiamo disperatamente bisogno, ma si sta facendo tirare la cinghia alle lavoratrici ed ai lavoratori. C’è quindi ancora una volta un problema culturale: i settori della Conoscenza, per fortuna e purtroppo, non producono profitti materiali, ma vivono della fiscalità complessiva dello Stato. Finché le logiche saranno quelle di finanziare operazioni militari e non gli stipendi del personale del pubblico impiego, finché si cederà alla narrazione dello statale fannullone e della scuola incapace di leggere la realtà, tutte buffonate propagandistiche che si imbevono di dati usati strumentalmente (Ocse-Pisa fornisce indicatori di valutazioni per un’organizzazione economica, non pedagogica), allora è naturale che al pubblico impiego si lascino le briciole. Dovremmo essere stanchi di cedere alle promesse delle campagne elettorali e valutare (termine quanto mai appropriato) i nostri politici per i risultati delle loro legislature.
Avevamo delle cifre da mettere al sicuro, accantonate con ben tre leggi di bilancio (2019, 2020, 2021) e soprattutto dobbiamo aprire la contrattazione per il triennio 2022-24: abbiamo sottoscritto un’intesa politica col Ministero dell’Istruzione e del Merito per chiudere la contrattazione 2019-21 con ulteriori 100 milioni (una tantum sul 2022) e con l’impegno a reperire ulteriori risorse. Abbiamo inoltre definito un percorso per il rinnovo della parte normativa entro il mese di dicembre 2022/gennaio 2023. L’errore che fanno molti è quello di ritenere questi risultati come scontati, dovuti: purtroppo nulla è scontato, soprattutto quando la controparte è lo Stato e la classe politica.
D. Se dal governo Draghi ci si poteva aspettare, dopo lo sciopero generale, qualche minimo cambiamento alla legge di bilancio, mi pare che questa volta non possiamo farci illusioni. Di fronte a una destra di governo forte non tanto per i suoi numeri quanto per la debolezza delle opposizioni, pensi che l'opposizione sindacale avrà un ruolo importante nei prossimi tempi?
L’opposizione sindacale è necessaria e importante. La CGIL ha mantenuto in questi anni una posizione autonoma ed equidistante dalla politica, coerente con i propri valori, costituzionali ed antifascisti, e la propria missione, di ascolto del mondo del lavoro, di costruzione di un’alternativa sociale a questa deriva neoliberale. Siamo un sindacato propositivo, per questo siamo stati protagonisti di diverse campagne politiche e sociali: l’ultima è quella per la pace che è confluita nella piazza di San Giovanni il 5 novembre scorso; e continueremo a farlo, convinti della nostra equivicinanza alle lavoratrici ed ai lavoratori che noi rappresentiamo.
La nostra forza è nel rapporto continuo con loro, la nostra forza è il mandato che ci danno: non dimentichiamo che se la gente non va a votare perché delusa dalla politica, alle ultime elezioni RSU la risposta è stata ancora una volta importante (70% di partecipazione). Il mandato che ci viene consegnato (nella scuola la FLC CGIL si è confermata il primo sindacato a livello nazionale ed ha raggiunto quasi il 30% delle preferenze) da questa ennesima dimostrazione di costruzione dal basso, per nulla scontata, appunto, ci dà un’enorme responsabilità.
Per questo continuiamo il nostro percorso di mobilitazione, che non termina nella settimana degli scioperi contro la Legge di Bilancio, ma prosegue fin dove sarà necessario: il nostro è un sindacato di dialogo e di mediazione, ma non al ribasso, e quando è necessario mettiamo in campo tutte le armi del conflitto che sono a nostra disposizione, forti del mandato delle lavoratrici e dei lavoratori che in noi riconoscono un punto di riferimento, continuo e costante.
Manca al contrario una cultura politica della concertazione: la nuova classe dirigente politica, dopo le esperienze del brunettismo e del renzismo, ancora non è capace ad ascoltare e costruire ponti, sa solo respingere e costruire muri. Questo non ci fa demordere e non ci fa indietreggiare, per questo continueremo la nostra storia di sindacato di dialogo e di lotta.