Ogni Paese del “Vecchio Continente” ha le sue caratteristiche, la sua storia, la sua composizione di classe. Si parla spesso di unire le forze anticapitaliste come avviene in altre nazioni, ma non si declinano mai i modelli concreti di organizzazione. “La Città Futura” intende invece farlo iniziando dal prossimo numero un viaggio alla scoperta di come sono fatte la Linke, il Front de Gauche, Syriza, la CDU e poi le altre formazioni dell'Est e del vicino Oriente e poi, chissà, anche di altre parti del mondo.
di Marco Nebuloni
Quando non si riconosce la specificità di una data situazione spesso ci si rimette alla bontà di un modello. Ed è così che avviene quando per l’individuazione di una via italiana all’unità della sinistra, si prendono a riferimento, di volta in volta, diverse esperienze europee da imitare, in tutto o in parte.
Innanzitutto, diamo per acquisito che la storia nazionale, la conformazione della divisione in classi e il contesto geopolitico di ogni Paese è peculiare e, tanto più nel caso europeo, unico e irripetibile, e che ogni formazione politica di classe non può prescindere dalla realtà concreta in cui opera. Se i comunisti vogliono unire la sinistra è per creare un contesto più favorevole all’avanzata nella società del soggetto rivoluzionario, cioè dell’avanguardia politica della classe operaia. Ma se la classe operaia, ipotizziamo, “parla italiano”, come può capire Die Linke, Front de Gauche, Izquierda Unida, Coligação Democrática Unitária o Synaspismós Rizospastikís Aristerás?
Non si tratta, ovviamente, delle capacità conoscitive dei lavoratori del nostro Paese, molto più avanzate di quelle dei loro presunti dirigenti, ma di cogliere le profonde differenze organizzative e politiche di tutti questi soggetti, differenti tra loro e ognuno diverso, inevitabilmente, da quel che occorre all’Italia.
Poiché ci pare che spesso nella comunità politica in cui operiamo, cioè nella sinistra anticapitalista organizzata e diffusa, la padronanza del quadro politico europeo e mediterraneo è limitata e talvolta grossolanamente erronea, è utilissimo svolgere una panoramica dettagliata.
Inizieremo appunto dai cinque modelli per antonomasia cui, da anni, ci si rifà di volta in volta, senza però che mai ne siano ancora state declinate le rispettive configurazioni concrete: Linke (Germania), FdG (Francia), IU (Spagna), CDU (Portogallo) e SYRIZA (Grecia). Ma vorremmo anche analizzare più ampiamente il panorama della sinistra europea per come si presenta nelle cinque grandi famiglie organizzate: Sinistra Unitaria Europea (GUE), Partito della Sinistra Europea (PEL), Sinistra Anticapitalista Europea (EACL), Alleanza della Sinistra Verde Nordica (NGLA), Iniziativa dei Partiti Comunisti ed Operai (ICWP).
Infine, si tenterà di affrontare anche una rassegna delle formazioni politiche della sinistra mediterranea, dell’Europa orientale e del vicino oriente. Ci riserviamo di intraprendere un’analisi dell’intero contesto mondiale, del quale, se ce ne sarà l’opportunità, potrà essere utile trattare solo i casi più significativi ed emblematici, come i Paesi BRICS o dell’ALBA.
Cominceremo dal prossimo numero de "La Città Futura", cercando la semplicità dell’esposizione, ma senza perdere d’occhio l’obiettivo di informare il più precisamente possibile il lettore. Chiarezza prima di tutto, appunto quel che manca nei progetti di unità della Sinistra finora presentati a vario titolo in Italia.