La prevenzione dei tumori al seno sono una priorità sanitaria ma non per il governo Meloni.
Come si legge nel resoconto sommario dei lavori del Senato della Decima Commissione sugli emendamenti, n. 363 del 19 marzo 2025 [1] il ministero dell'Economia ha dato parere negativo ad un emendamento che era stato presentato dalla maggioranza al Decreto “Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria (A.S.1241)”.
Annunciato con grande pubblicità mediatica il 23 settembre del 2024)” questo decreto era stato presentato e approvato per ridurre le liste d'attesa ed era stato dibattuto nelle varie commissioni prima di arrivare in aula per l’approvazione, i cui lavori sono iniziati il 9 aprile 2025: il decreto, bocciato dal ministero dell’economia, stanziava 6 milioni di euro all'anno per tre anni per finanziare la prevenzione dei tumori al seno. Il resoconto del Senato citato riporta la dichiarazione della senatrice Elisa Pirro (M5S) che ha evidenziato che questo emendamento, bocciato dal ministero dell’economia insieme ad un altro, identico, presentato dalla minoranza, ambedue erano stati approvati “dalla Commissione di merito” e non ritiene “concepibile che in quella sede non sia stato previamente acquisito l'assenso del Ministero dell'economia e delle finanze per i profili finanziari”.
Screening mammografico, l’emendamento c’era. Ma è stato bocciato
Un emendamento per il finanziamento della prevenzione dei tumori al seno era stato presentato dalla maggioranza. Un'iniziativa che, al di là della forma, si è rivelata un’ennesima dimostrazione di quanto la politica parlamentare sia capace di inscenare innovazioni apparenti. Con questo governo di destra, del resto, c’è ormai poco da stupirsi. C’è chi, però, continua a crederci, senza cambiare mai idea.
L’emendamento risale al 5 marzo 2025 e fu discusso in Commissione Sanità [1]. In realtà si trattava di due testi identici all’articolo 11-bis: l’11.0.19, a firma di Daniela Sbrollini (Italia Viva) e l’11.0.20, di Elena Murelli (Lega) [2]. L’obiettivo? Un programma sperimentale triennale per rafforzare le campagne di screening mammografico, con uno stanziamento di 6 milioni di euro l’anno per il triennio 2025-2027. Totale: 18 milioni di euro.
Il testo, sottoscritto anche da Minasi, Russo, Leonardi, Mancini, Silvestro e Zullo, è stato bocciato. Ecco cosa prevedeva:
Art. 11-bis – Rafforzamento sperimentale delle campagne di screening oncologico per il tumore al seno a carico del SSN
- È autorizzata una spesa di 6 milioni di euro annui per il triennio 2025-2027 per avviare progetti di rafforzamento dell’adesione e dell’estensione dello screening mammografico regionale, per le donne tra 45-50 e 70-74 anni.
- Un decreto congiunto dei ministri della Salute e dell’Economia definirà, entro 30 giorni, i criteri per la ripartizione dei fondi tra le Regioni.
- Le risorse saranno reperite tramite una riduzione del Fondo di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 190/2014.
Il nodo del seno denso
Il test di screening mammografico è fondamentale per individuare in fase precoce il tumore al seno. È un esame sicuro, specifico e sensibile, effettuato con una radiografia a basso dosaggio. Ma da solo non basta, soprattutto nel caso del seno denso, dove la componente ghiandolare è prevalente rispetto al tessuto adiposo e può nascondere eventuali anomalie.
Lo ha ribadito anche Michael Fuchsjager, presidente della Società Europea di Imaging Mammario (EUSOBI), durante il Congresso Europeo di Radiologia (ECR 2025) a Vienna: serve integrare la mammografia con una risonanza magnetica con contrasto [3].
Il seno denso non ha impatto sulla produzione di latte, ma rende la diagnosi più difficile. La densità può variare con l’età e da donna a donna, ed è rilevabile solo con una mammografia. Ecco perché servono screening più personalizzati [4].
Prevenzione: cosa dice la scienza
Secondo l’AIRC, la prevenzione dovrebbe iniziare dai 25 anni con l’autopalpazione. Dopo i 45-50 anni, è raccomandata una mammografia ogni due anni [3]. Tuttavia, in presenza di seno denso o altri fattori di rischio, lo screening va integrato. Il Sistema Sanitario Nazionale deve essere in grado di offrire un percorso diagnostico completo.
Gli screening standard hanno dimostrato di ridurre la mortalità per cancro al seno del 20% nelle donne tra i 50 e i 74 anni. Ma secondo la US Preventive Services Task Force (USPSTF) [5], lo screening è tanto più efficace quanto più alta è l’età: su 10.000 donne, in 10 anni si evitano 21 morti tra le 60-69enni, 8 tra le 50-59enni e 3 tra le 40-49enni.
Il rischio di sviluppare un tumore al seno nel corso della vita è del 12,9%, cioè una donna su otto. Il carcinoma mammario rappresenta il 29% di tutte le diagnosi oncologiche femminili in Italia, con circa 55.000 nuovi casi ogni anno. La prevalenza è di oltre 522.000 donne, pari a 1.869 ogni 100.000 residenti [6].
Politica cieca alla prevenzione
Il Ministero dell’Economia ha respinto anche l’emendamento gemello presentato dalla minoranza. Una bocciatura tecnica? Difficile crederlo. La responsabilità è politica e va attribuita direttamente al governo Meloni che, mentre trova miliardi per finanziare il riarmo e sostenere il conflitto tra Ucraina e Russia, non riesce a reperire 6 milioni annui per la salute delle donne.
Uomini, prendetevi cura delle vostre donne
Un ultimo appello va agli uomini: attivatevi. Anche pagare di tasca propria uno screening aggiuntivo può fare la differenza, soprattutto in contesti familiari con difficoltà economiche. Le donne della nostra società spesso trascurano la loro salute, prese da mille responsabilità e da risorse sempre più scarse.
Investire nella prevenzione non è solo un dovere sanitario, ma anche sociale e culturale. Perché dietro ogni mammografia mancata, può nascondersi una diagnosi tardiva. E dietro ogni diagnosi tardiva, una vita in pericolo.
Note
[1] https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/19/SommComm/0/1447681/index.html?part=doc_dc-sedetit_isc-ddlbl_as1241mdgpledpseadims
[2] https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emendc&leg=19&id=1436938&idoggetto=1430786
[3] https://www.ansa.it/donne/notizie/2025/03/02/piu-attenzione-al-seno-denso-la-mammografia-da-sola-non-basta_0997a542-222e-454e-84f1-44f7147ff29f.html
[4] https://dirittoallasalute.net/seno-denso-la-mammografia-non-basta/
[5] https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_Preventive_Services_Task_Force
[6] https://senologiadiagnostica.it/non-tutti-i-seni-sono-uguali/