Mai come in questi tempi la riaffermazione delle ragioni dell’antifascismo, racchiusa nella celebrazione del 25 aprile, assume un’attualità davvero straordinaria. Ciò alla luce della situazione mondiale, caratterizzata dalla continuazione del genocidio sionista in Palestina, dal perdurare della guerra in Ucraina e, più in generale, dal recupero dell’opzione nazifascista come scelta praticabile da parte delle classi dominanti occidentali in declino irreversibile.
Battistrada in questo senso è l’Unione Europea, il cui Parlamento, oltre a fare di tutto per sabotare la possibile pace in Ucraina, si è reso in più occasioni protagonista dell’inammissibile equiparazione tra nazismo (di fascismo non si parla proprio) e comunismo. Un’operazione folle dal punto di vista storico, ma politicamente molto rivelatrice.
Al centro dell’Europa troviamo infatti la Germania, che si accinge al riarmo, fungendo da locomotiva non più dell’economia europea, ma di possibili imprese belliche con esito totalmente devastante.
Tre personaggi assolutamente inquietanti sono al centro di questo progetto guerrafondaio:
- Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea
- Friedrich Merz, leader democristiano tedesco
- Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare al Parlamento Europeo
Questo nefasto triumvirato costituisce il motore del riarmo tedesco ed europeo, visto classicamente come soluzione alla crisi economica determinata proprio dalle scellerate scelte di rottura con la Russia sull’Ucraina, e oggi aggravata dallo scomposto agitarsi di Donald Trump, nell’intento – probabilmente destinato al fallimento – di riportare l’industria manifatturiera all’interno delle frontiere statunitensi.
Merz, in particolare, si sta sempre più appoggiando al partito apertamente neonazista Allianz für Deutschland, anche se al tempo stesso procede di pari passo con socialdemocratici e verdi. Cifra comune di tutti costoro è il recupero del nazionalismo tedesco nel contesto del suprematismo occidentale.
Già in Ucraina, del resto, il nerbo delle truppe d’assalto del golpe di Maidan e dell’aggressione contro il Donbass è stato fornito dal Battaglione Azov e da altre forze paramilitari e politiche di estrema destra, che si ispirano apertamente al nazismo, al punto da tributare un culto massiccio al massacratore antisemita Bandera, fiduciario del Terzo Reich in Ucraina, oggi trasformato in nume tutelare della nazione dal regime di Volodymyr Zelensky.
Per completare il quadro, si pensi al fatto che la Germania è attualmente il secondo fornitore mondiale (dopo gli Stati Uniti, e prima dell’Italia) degli armamenti con cui Netanyahu sta perpetrando il suo genocidio, che non ha nulla da invidiare allo sterminio degli ebrei attuato da Adolf Hitler, col sostegno dei suoi alleati, compreso il regime fascista italiano guidato da Benito Mussolini, antenato politico indiscusso di Meloni, La Russa & C.
L’emergere violento ed arrembante delle destre non si limita a riciclare il nazifascismo, ma si accompagna, in varie parti del pianeta, alla crisi del capitalismo occidentale e al fallimento delle ricette neoliberiste, che stanno determinando – insieme alla spinta verso la catastrofe bellica – anche un aggravamento delle condizioni climatiche, ambientali e delle disuguaglianze sociali.
Nel continente americano, la situazione è altrettanto grave.
Trump è impegnato nella sua ardua scommessa sui dazi, irrigidendo nel contempo gli aspetti più autoritari e fascisti del suo governo:
- attacchi alla libertà di opinione (specie a chi sostiene la resistenza palestinese)
- smantellamento dei servizi pubblici (esclusi esercito e polizia)
- deportazioni di migranti in shows sadici applauditi da Salvini
Sulla sua scia, Javier Milei ha trasformato l’Argentina nell’inferno dei popoli e dei diritti, mentre altri dittatorelli cercano spazio in Ecuador (dove si denuncia una frode elettorale firmata Noboa), in Perù, El Salvador e altrove.
In Brasile, si riaffaccia perfino Bolsonaro, che si spera venga presto trasferito nelle patrie galere, dopo le conferme giudiziarie del suo coinvolgimento in complotti assassini e tentativi di golpe.
Consapevoli della gravità della situazione, le autorità politiche del Venezuela chavista e bolivariano hanno lanciato, fin dal settembre scorso, il progetto dell’Internazionale antifascista.
Il Venezuela, oggi bersaglio di nuove offensive imperialiste attraverso misure unilaterali coercitive e reti terroristiche, è insieme a Cuba, Nicaragua e Bolivia il centro mondiale della mobilitazione antifascista su scala planetaria.
Anche in Italia, nell’occhio del ciclone del revival nazifascista internazionale, stiamo costruendo il Capitolo dell’Internazionale antifascista, con il concorso di varie forze e nell’intento di allargarne la composizione ad altre ancora: politiche, sindacali e associative.
I primi momenti di iniziativa vedranno:
- la partecipazione alle manifestazioni del 25 aprile
- un evento, il 10 maggio, dedicato all’ottantesimo anniversario della vittoria antifascista e sovietica sul nazifascismo
l’osservazione attiva delle elezioni locali del 25 maggio in Venezuela