Autonomia differenziata: depositate le firme per il referendum

Depositate in Cassazione le firme per il referendum abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, quattro regioni del Nord hanno già attivato la procedura per la devoluzione ad esse di alcune materie, primo passo per attuare la legge che dividerà l’Italia in due.


Autonomia differenziata: depositate le firme per il referendum Credits: https://pixabay.com/it/photos/italia-bandiera-italiano-il-vento-1205372/

Sono state appena consegnate alla Corte di cassazione venerdì 27 settembre dal Comitato promotore gli scatoloni contenenti i moduli con oltre un milione di firme di cittadini italiani a favore di un referendum abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata (legge 26 giugno 2024, n. 86), che già quattro regioni del Nord hanno avviato le procedure per la devoluzione ad esse di alcune materie. Fortemente voluta dal Governo di destra e, soprattutto, dalla Lega, la legge 86 ha ricevuto subito attacchi e critiche da più parti, perché mira a dividere in due l'Italia, separando le regioni ricche dalle altre ed introducendo differenze nell’accesso e nella qualità dei servizi e dei diritti. In tanti si sono allora mobilitati per raccogliere le firme per indire un referendum abrogativo della legge. Dopo il deposito delle firme, la Cassazione dovrà adesso controllarne la validità e, successivamente, la Corte costituzionale dovrà esprimersi sulla ammissibilità o meno del quesito referendario. In attesa delle decisioni di questi supremi organi di giustizia, è però proseguito comunque il lavoro silente per l’attuazione della legge. 

Il Clep, il Comitato per definire i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, presieduto dall’insigne giurista Sabino Cassese, sta già esaminando la proposta per quantificare le risorse necessarie a finanziare le funzioni che saranno devolute alle regioni, elaborata dalla Ctfs, la Commissione tecnica sui fabbisogni standard, guidata da Elena d’Orlando, giurista che dicono vicina al governatore del Veneto Zaia. Parrebbe poi che il Clep stia anche elaborando un documento che differenzia i diritti a seconda della residenza geografica dei cittadini, una cosa gravissima, perché sancirebbe per tabulas il principio che in questo Paese esistono disuguaglianze territoriali. E stiamo parlando qui di diritti primari, come quello alla salute, l’unico qualificato come “fondamentale diritto” dall’articolo 32 della Costituzione, che invece dovrebbero essere uguali per tutti e garantiti a tutti allo stesso modo [1]. Senza contare poi che simili, fondamentali, decisioni verrebbero prese da comitati tecnici di esperti al di fuori delle assemblee legislative, legittimamente scelte dai cittadini per decidere le politiche del Paese, e svilendo così il principio di rappresentanza democratica. “In questo modo si rischia di fuoriuscire dalla democrazia costituzionale per approdare a forme di populismo identitario” [2], puntando a mantenere in vita il vecchio meccanismo dei trasferimenti statali. Lo Stato insomma tassa i cittadini e stabilisce l’ammontare dei fondi da trasferire alle regioni, che poi spendono come vogliono loro, con la conseguenza che l’ammontare stabilito dallo Stato a garanzia dei diritti dei cittadini sarà inevitabilmente limitato al finanziamento dei soli livelli minimi.

Nel frattempo, quattro regioni si sono portate avanti. Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria hanno così aperto un tavolo di trattive con il ministro Calderoli per devolvere ad esse una serie di materie o di funzioni che non richiedono la preventiva definizione dei Lep da parte del comitato Cassese; in questo modo si potrà avviare già da subito quel federalismo competitivo tra le regioni italiane paventato da molti come il grimaldello che scardinerà l’unità del Paese. Le materie che la legge Calderoli esclude esplicitamente dai Lep sono quelle che riguardano i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio con l’estero, le professioni, la protezione civile, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le casse di risparmio, le casse rurali, le aziende di credito a carattere regionale, gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Il gesto compiuto dalla quattro regioni ha evidentemente un alto valore simbolico, quello di sancire la conquistata autonomia dal governo centrale e dal Sud. Al di là di ciò, essa ha pure concreti risvolti pratici non indifferenti. Esaminiamo, tanto per fare un esempio, la possibilità di devolvere alle regioni la disciplina delle professioni, compresa quelle sanitarie. Il Covid ha mostrato a tutti il vero volto del sistema sanitario nazionale e la carenza di medici, infermieri e altre figure professionali del settore sanitario. La devoluzione della disciplina delle professioni sanitarie alle regioni settentrionali che la chiedono, permetterebbe d’ora in avanti di varare norme specifiche per attirare nei loro reparti medici, infermieri e studenti a scapito delle regioni Meridionali. È vero che il divario Nord-Sud “non può essere colmato con misure di natura assistenziale e con una mera azione redistributiva, ma richiede politiche volte a stimolare lo sviluppo delle regioni meridionali”, come ha detto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ma è pure vero che le regioni del Nord, soprattutto quelle con guida a destra e che hanno voluto fortemente la legge Calderoli, interpretano l’autonomia differenziata come possibilità di chiedere e fare di tutto, con la scusa di puntare alla qualità dei servizi, all’abbattimento dei costi, all’efficienza [3]. Non credo a questo punto che ci sia altro da aggiungere.  

Note:

[1] Andrea Carugati, Autonomia, il comitato Cassese: «Inevitabili nuove diseguaglianze», il Manifesto, 25 settembre 2024.

[2] Lorenzo Spadacini, Diritti sotto il minimo, l’inganno svelato, ivi.

[3] Massimo Villone, Autonomia, ci sarebbero pure le regioni di serie C, Il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2024.   

04/10/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://pixabay.com/it/photos/italia-bandiera-italiano-il-vento-1205372/

Condividi

L'Autore

Ciro Cardinale

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: