Il nucleare di ritorno

Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha annunciato l’inserimento del nucleare nel Piano nazionale per l’energia e il clima, già bocciato da due referendum popolari. Dubbi e rischi di un suo possibile ritorno


Il nucleare di ritorno

C'è un piano del Governo per far rientrare dalla finestra ciò che era stato scaraventato fuori dalla porta dopo due referendum abrogativi: l'energia nucleare. La notizia finora è rimasta relegata in secondo piano nei giornali e nei siti Internet, surclassata dalle più succose informazioni sulle elezioni europee o il G7 pugliese, ma la fonte è governativa e quindi attendibile. Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato di voler inserire l'energia nucleare nella versione definitiva del Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, attraverso la realizzazione in Italia di piccoli reattori modulari distribuiti lungo tutta la Penisola, senza che ci sia stato prima un dibattito politico o un confronto con gli operatori del settore [1]. Il ministro lo ha detto al ritorno dalla riunione del G7 sul Clima, Energia e Ambiente, tenutasi a Torino dal 28 al 30 aprile. Egli ha spiegato la sua idea di voler installare entro il 2033 vari reattori del tipo SMR (Small Modular Reactors), cioè mini impianti nucleari modulari di quarta generazione, sia per uso pubblico che privato. Questo, ovviamente, non significa che abbiamo già la certezza assoluta che presto l’Italia tornerà al nucleare, però il fatto che se ne parli e che la voce sul suo ritorno provenga da un esponente del Governo, che lo vuole pure mettere nero su bianco nel Pniec, deve metterci in allarme. Per Pichetto Fratin è evidente che “il nuovo nucleare rappresenti una risorsa per il contrasto ai cambiamenti climatici”; esso è “un ritorno al futuro, una scelta ecologica e una strategia efficace per supportare l’impegno italiano contro il riscaldamento globale”, che potrebbe “contribuire in maniera significativa alla sicurezza e all’indipendenza energetica del nostro Paese” [2]. Ovviamente le imprese, soprattutto quelle del settore, vedono nell’annuncio un’occasione d’oro, da non lasciarsi sfuggire, e già Edison, in consorzio con Ansaldo Nucleare, Ansaldo Energia e Edf, sta lavorando per verificare la possibilità di introdurre in Italia un nucleare di piccola taglia, mentre quelle più energivore, come le siderurgiche, sottomettono il processo di de-carbonizzazione ad una apertura sul nucleare, perché le rinnovabili da sole non basterebbero a soddisfare il loro bisogno di energia [3]. 

Oggi il nucleare è presente nel mondo soprattutto con impianti di terza generazione e di grandi dimensioni, mentre il nostro ministro punterebbe a piccoli impianti di ultima generazione (la quarta), che al momento neppure esistono in commercio, per cui si tratterebbe di prodotti tutti ancora da inventare. Prima però di partire con la progettazione e costruzione di qualsiasi tipo di impianto, piccolo o grande che sia, di ultima o penultima generazione, sarà necessario ricostruire il substrato normativo che dovrà gestire questi reattori, smantellato dopo i referendum popolari del 1987 e 2011 e, comunque, fermo a tali date e non più aggiornato. Inoltre, considerati gli alti costi del nucleare rispetto alle rinnovabili e i tempi sicuramente più lunghi per la realizzazione dei relativi impianti, ci vorrebbe pure un investimento importante di risorse economiche da compiere da qui a dieci anni, somme che rischierebbero anche di essere distratte da altre e più prioritarie esigenze pubbliche, come la sanità ormai allo sfascio, sulla quale grava la spada di Damocle dell’autonomia differenziata [4]. Infine, occorrerà pure individuare e realizzare il (o i) deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dove stoccare in tutta sicurezza le scorie che saranno prodotte dall’uso di questi nuovi impianti ancora da realizzare. Al riguardo il Ministero dell'ambiente ha già pubblicato a dicembre scorso la CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee, con una lista di 51 possibili siti posti in sei diverse Regioni (Lazio, Basilicata, Puglia, Piemonte, Sicilia e Sardegna) nei quali costruire il (o i) deposito nazionale [5] e che ha sollevato proteste ed opposizioni da parte delle popolazioni locali. L’affaire nucleare in Italia deve infatti fare i conti con un'opinione pubblica ancora molto divisa. Com’è noto, gli italiani hanno detto no al nucleare per ben due volte, nel 1987 e nel 2011, con due referendum abrogativi delle leggi che prima lo regolavano. Di recente però un sondaggio [6] sembrerebbe ipotizzare un'apertura dei cittadini verso un nucleare di nuova generazione, con il 51% di risposte favorevoli. Ma si tratta solo di un sondaggio, perché poi tutto potrebbe cambiare non appena si concretizzerebbe la costruzione di una centrale nucleare, anche se di piccola taglia e modernissima, a pochi chilometri da casa propria, grazie all’effetto NIMBY [7]. 

Come si vede la situazione è molto complessa e certo non di facile o immediata soluzione, per cui non bastano le affermazioni di un membro del Governo in carica per dare d’improvviso una decisa svolta alla nostra politica energetica perché il problema venga affrontato e risolto nel modo migliore e in tempi rapidi. In ogni caso, è auspicabile che le forze politiche e sociali democratiche, i sindacati, le associazioni ambientaliste intervengano subito, facendo sentire la loro voce e stoppando sul nascere ogni velleitario tentativo di fare rinascere un sistema di produzione dell’energia superato, pericoloso e dispendioso economicamente, bocciato per ben due volte dalla maggioranza degli italiani. L’annuncio di Pichetto Fratin potrebbe allora rimanere solo tale, a tutto vantaggio dell’ambiente, dei cittadini e delle casse pubbliche.  

Note:

[1] Vedi la notizia in: L. De Santoli, La previsione del governo: nucleare a più non posso, in il manifesto, 13 giugno 2024, pag. 7; L’Italia tornerà al nucleare? Gli obiettivi del Governo e i problemi da risolvere, in https://www.geopop.it/litalia-tornera-al-nucleare-gli-obiettivi-del-governo-e-i-problemi-da-risolvere/; C. Condina, Nucleare, favorevole il 51% degli italiani. Politica e imprese chiedono la svolta, in https://www.ilsole24ore.com/art/nucleare-favorevole-51percento-italiani-politica-e-imprese-chiedono-svolta-AFVlehfD.  

[2] C. Condina, cit.   

[3] C. Condina, cit.

[4] V. il mio sull’autonomia differenziata e sanità

[5] L’Italia tornerà al nucleare? Gli obiettivi del Governo e i problemi da risolvere, cit.; La mappa dei rifiuti radioattivi in Italia: ecco dove si trovano oggi, in https://www.geopop.it/la-mappa-dei-rifiuti-radioattivi-in-italia-ecco-dove-si-trovano-oggi/.

[6] Leggilo in C. Condina, cit.

[7] E’ l’acronimo di Not In My Back Yard (non nel mio cortile) usato per indicare la protesta da parte dei membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche di grande impatto sul territorio o sul tessuto sociale, come importanti vie di comunicazione, industrie, termovalorizzatori, discariche e, appunto, centrali nucleari, con l’invito a spostarle in un altro luogo. 

28/06/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Altro in questa categoria: « Fare come in Francia?

L'Autore

Ciro Cardinale

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: