Il disastro dell’Unione Europea emerge anche dal trattamento nei confronti di chi fugge da guerre e povertà. Gli accordi tra Francia e Inghilterra, dove si è aperta la partita del referendum per l'uscita dall'UE, non possono fornire risposte convincenti a un'emergenza umanitaria come quella della tendopoli di Calais. Per i comunisti francesi è urgente creare strade legali e sicure per consentire la libertà di movimento e la regolarizzazione dei migranti senza documenti.
di Guido Capizzi
Calais. Ricordo che a luglio 2015 mi trovavo per un’inchiesta giornalistica a Ventimiglia e Mentone sui rifugiati richiedenti asilo e di passaggio in Italia e Francia, con destinazione nord Europa, in particolare Inghilterra e Svezia. Sono sicuro che qualcuno di loro dagli scogli sul mare di Liguria e Costa Azzurra sia adesso in queste tendopoli che la pioggia riempie di fango e dove le condizioni igieniche sono drammatiche.
Intanto i nuovi accordi franco-britannici non riescono a intraprendere azioni per rispondere a un’emergenza umanitaria che suscita forti emozioni. Il nuovo accordo, avallato da un’asfittica Commissione Europea piena di neo-liberisti e capitalisti, non è adeguato per risolvere le questioni umanitarie. Il governo britannico, alle prese con il referendum che farà decidere agli inglesi se rimanere nell’Unione Europea o andarsene, continua ad “esternalizzare” le sue frontiere, chiudendole, e così fa pagare alla Francia la gestione dei flussi migratori. Da queste parti l'Europa appare come una cittadella che si trova di fronte mura di uomini. Associazioni e operatori volontari ogni giorno cercano di esprimere solidarietà con i rifugiati: donne, bambini e uomini, esseri umani che sono riusciti a fuggire dal loro Paese per salvare le loro vite. In questo clima di commozione, una compagna del PCF mi dice che la richiesta del partito è “che la Francia modifichi profondamente la sua politica internazionale ed europea”.
Anche qui si tocca con mano il fallimento della politica liberista e capitalista dell’Unione Europea, tra due Paesi le cui pratiche colonialiste e imperialiste hanno vecchie fondamenta storiche. E anche qui ti viene forte la volontà di lottare contro il “contrabbando” di esseri umani. “E’ urgente creare strade legali e sicure per consentire la libertà di movimento – sottolinea la compagna del PCF – e la regolarizzazione dei migranti senza documenti”. Altrimenti non si può smentire di trovarci davanti a una moderna forma di nuova schiavitù. Ma come rispondere alle emergenze umanitarie nel quadro del rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone? “E’ indispensabile creare centri speciali, tra i quali quelli per la cura dei bambini e dei più vulnerabili”, risponde la compagna del PCF che ogni giorno è qui da volontaria. Ci si ritrova nel momento in cui è necessaria la mobilitazione della politica sociale, della giustizia, della solidarietà per un mondo di pace e di cooperazione. Qui va intanto richiesta la sospensione di qualsiasi decisione in merito all’evacuazione.
Diventa ogni ora che passa più drammatica la situazione dei migranti bloccati a Calais. I capi di governo dei Paesi UE ne parlano in incontri bi o tri-laterali o comunitari “tutti presenti”, ma le tensioni che si sentono nell’aria della regione non si attenuano. La “deportazione pianificata”, elaborata dalla Commissione Europea, non è in grado di rispondere all’esigenza che l’umanità venga rispettata prima di tutto, dovunque. Risponde a imboccare la strada risolutiva il “gettare sulla strada” migliaia di bambini, donne e uomini che chiedono il rispetto della loro dignità e della loro scelta di lasciare il Paese o le zone in cui il conflitto e la persecuzione sono il “pane” di tutti i giorni? “Il PCF accoglie con favore la forte mobilitazione dei migranti a Calais per soluzioni di fraternità – mi dice la compagna che tanti di questi ospiti li conosce da tempo – e si oppone a qualsiasi decisione di evacuazione, di espulsioni e respingimento collettive”. Basta ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e la Convenzione di Ginevra per comprendere che soltanto con l’attivazione di politiche di corretta emergenza per salvare i migranti si potrà garantire un accesso sicuro e legale per i rifugiati. Allo stesso tempo, i programmi per il reinsediamento devono essere sviluppati. “L’Inghilterra non può perseverare nella sua politica di rifiuto ed esclusione che ha creato la drammatica situazione a Calais”, mi dice ancora la compagna del PCF.
La migrazione è un fenomeno globale che richiede risposte di autentica solidarietà per la giustizia, la pace, la cooperazione e un maggiore impegno da parte degli Stati per il rafforzamento della lotta contro la disuguaglianza e per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti.