1. Introduzione
L’anno è il 2014, alla mente sovviene un inverno come indistinguibile da tanti altri. I luoghi sono troppi per ricordarli tutti. L’ambientazione generale, però, è nota a tutti: la regione del Donbass e la penisola di Crimea. Gli eventi furono a tal punto precipitevoli da non esser compresi nemmeno dall’élite e l’intellighenzia ucraina. Quanti da anni sostenevano che la «nuova generazione» avrebbe «cambiato l’Ucraina» parvero improvvisamente diventare maggioranza quando iniziarono le protese di Piazza Maidan tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. In questo e nei successivi otto articoli si ripercorreranno gli eventi salienti di quella che i media ucraini prima, ed occidentali poi, hanno definito «Euromaidan». Alcuni ritengono gli eventi del 2014 un’endogena «rivoluzione della dignità» in continuità con la Rivoluzione Arancione (2004) ma ancora «incompiuta». Altri credono si sia trattato di un «colpo di stato» anti-russo, «insurrezionale» ed indubbiamente sospinto e/o eterodiretto da forze esterne. In ogni caso, Euromaidan è un fenomeno complesso che non può essere compreso senza tenere in conto del ben più ampio contesto socio-politico.
L’obiettivo di questo saggio è di provare a dare un ordine causale ai fatti che offra diversi spunti di riflessione sul futuro del paese. Punto di partenza è l’intervista, ripresa anche dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, rilasciata dal deputato ucraino Yevgeny Murayev, esponente del partito filorusso Piattaforma d’Opposizione. Ospite negli studi del canale televisivo in lingua russa Nash [lett. “Nostro”] Murayev ha espresso fortissimi timori per il futuro dell’Ucraina invocando il rischio di un «crollo dello Stato in uno scenario jugoslavo» (Sputnik News 2019). Nella medesima intervista Murayev ha specificato ch’egli considera realistica la «grande minaccia» di assistere, in Ucraina, a una replica del «copione» già visto nei Balcani occidentali (Nash.Maksi-TV 2019).
La tesi che si proverà a dimostrare suppone uno stretto legame tra la frammentazione sociale dell’Ucraina post-sovietica ed il fenomeno Euromaidan. Nelle conclusioni questo assunto guiderà una riflessione sul futuro del paese.
2. Un passo indietro: le cause delle proteste
Dalla notte del 21 novembre in avanti migliaia di cittadini di Kiev hanno iniziato ad affollare la centralissima MaidanNezalezhnosti [lett. “Piazza Indipendenza”]. Progressivamente la portata delle proteste si è allargata sino a richiede le dimissioni di Yanukovych e del suo governo. Il contesto di Euromaidan è stato caratterizzato da:
- Una causa possibilitante — la presenza nel tessuto sociale dell’Ucraina di numerose “fratture” attorno alle quali si accumulano tensioni che periodicamente esplodono rivelando le contraddizioni di uno «Stato-Nazione fallito» (Cabana 2015);
- Un fattore precipitante — l’indignazione generata dalla percezione della «corruzione dilagante nel governo» e le «violazioni dei diritti umani». L’esasperazione di questo sentimento fu un effetto delle ingerenze delle ONG occidentali come Transparency International, la quale nel 2013 dichiarò l’Ucraina di Yanukovych il paese più corrotto d’Europa;
- Un evento che funse da innesco — la mancata firma dell'Accordo di Associazione con l'UE, annunciata dal governo proprio il 21 novembre, ed il prospettato riavvicinamento alla Russia;
- Una circostanza radicalizzante — Il rifiuto del regime di Yanukovych di abbracciare gli ideali del nazionalismo ucraino, in rottura con le passate amministrazioni;
- Una variabile interveniente — L’ingerenza di attori esterni, sia occidentali sia russi, nella politica interna del paese. Data l’ampia copertura mediatica ricevuta dalle “attività maligne” della Federazione Russa questo articolo si concentrerà prevalentemente sul ruolo dell’Unione Europa e degli Stati Uniti d’America.
Nei prossimi articoli analizzeremo in dettaglio ciascuna di queste cause.
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