Non siamo noi a dirlo ma il segretario della Nato Stoltenberg: la guerra in Ucraina è cominciata nel 2014, da quel momento in poi la Nato ha addestrato e armato l’esercito di Kiev. “La guerra non è iniziata nel febbraio dell’anno scorso, la guerra è iniziata nel 2014. E dal 2014 che gli alleati della Nato stanno fornendo sostegno all’Ucraina con addestramento e attrezzature, quindi le forze ucraine sono state molto più forti nel 2022 di quanto non fossero nel 2014”. E ancora: “Il tipo di sostegno che abbiamo, che stiamo fornendo all’Ucraina, è cambiato e si è evoluto nel tempo. E continuerà a cambiare ed evolversi”. Prendiamo atto di quanto dichiarato dalla Nato a conferma che esistono, come scriveva uno storico della Grecia antica, cause reali e cause apparenti a motivare una guerra .
E queste dichiarazioni confermano soprattutto la necessità della guerra e la sua stessa evoluzione per ragioni economiche, finanziarie e monetarie. Come già ripetuto in tante occasioni non siamo davanti a un conflitto determinato dall'attacco della Russia all'Ucraina ma da cause ben più profonde. E tra i motivi scatenanti del conflitto in Ucraina troviamo anche la reiterata volontà degli Usa di accerchiare tanto la Russia quanto la Cina, di scongiurare il declino della valuta dollaro, di riprendere il controllo economico di aree del Globo nelle quali l'influenza cinese e russa è particolarmente forte. Se ci sforzassimo di leggere la stampa internazionale avremmo un quadro della situazione ben diverso da quello delineato da analisti italiani sul libro paga della Nato.
Quando Gheddafi decise di puntare ad una valuta alternativa al Franco Francese , al dollaro e all'euro divenne un dittatore da abbattere scatenando una guerra feroce che ha frammentato il paese per regalare alle multinazionali occidentali il controllo delle vie petrolifere. E qualche lustro prima, nei primi anni settanta, gli Usa intervennero nel Medio Oriente consentendo all'Arabia Saudita l'acquisto di titoli di stato americani in cambio dell'impegno di scambiare petrolio solo con la valuta dollaro. E nel 2003 l'attacco all'Iraq di Saddam Hussein arrivò dopo la decisione di quel paese di scambiare petrolio con altre valute che non fossero quella americana.
Fin dall'anno 2018 la Russia ha iniziato ad affrancarsi dal dollaro chiedendo di liquidare le forniture di gas e petrolio in euro. Dal 2018 sono partite le prime sanzioni con il congelamento di parte delle riserve valutarie della Banca centrale russa. In questi anni numerosi scambi commerciali sono avvenuti in yuan e i paesi Brics stanno discutendo da tempo di dare vita ad una loro valuta. Portare la guerra nel vecchio continente è sembrata la mossa giusta per piegare la Russia e allo stesso tempo indebolire l'alleato Ue in crisi economica e dilaniato da contrasti intestini. Non è casuale che sia proprio l'area dei paesi di Visegrad ad uscire rafforzata in queste settimane stringendo rapporti sempre più stretti con gli Usa e alimentando contraddizioni in seno alla Germania.
Per tornare allora allo storico dell'antichità greca le cause reali risultano ben diverse da quelle agitate a mezzo stampa, non si parla mai del golpe di Maidan in Ucraina con il rovesciamento, studiato a tavolino dalla Nato, di un governo regolarmente eletto per poi scatenare una guerra civile cruenta contro l' etnia russa del Donbass che a quel colpo di stato si ribellò proclamando l'indipendenza dall'Ucraina.
Non si tratta allora di parteggiare per Putin o men che mai di nutrire simpatie per il leader russo, urge comprendere invece le autentiche ragioni di una guerra sulla cui durata stanno scommettendo gli Usa e anche alcuni paesi della Ue. Alla luce di queste scarne considerazioni appare chiaro l'intento di quel documento strategico della Ue denominato “Bussola europea” che sancisce una sorta di neo-keynesismo di guerra.
E comprendere le cause della guerra impone anche scelte conseguenti nei nostri paesi, combattere il nemico in casa nostra, come scrivevano Marx e Lenin, significa rispondere all'impoverimento dei salari, al crollo del potere di acquisto alimentati proprio dal conflitto armato in atto. Non ci sono altre strade se non il conflitto sociale contro la guerra e le politiche da essa imposte sottraendoci all'egemonia della cultura militarista che sta attraversando le scuole, l'università e la società.
Bibliografia:
[1] Stoltenberg: "La guerra avra' conseguenze durature"
[2] Diario della crisi | Il collasso del paradigma postfordista - di Christian Marazzi - Effimera