I politici dei Paesi socialisti sono i meno pagati al mondo

I costi della politica sono eccessivi? I politici vengono pagati troppo? Nelle democrazie borghesi è certamente vero, mentre nei Paesi socialisti i compensi dei leader sono decisamente meno cospicui.


I politici dei Paesi socialisti sono i meno pagati al mondo Credits: Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel (kremlin.ru)

Sebbene spesso venga utilizzato come argomento per raccogliere facili consensi, la questione degli stipendi degli uomini politici rappresenta sicuramente un problema molto sentito nelle democrazie borghesi occidentali. Molti, infatti, pensano che ridurre l’importo dei compensi porterebbe benefici alle casse dello Stato. In realtà, una riduzione degli stipendi di tutte le cariche politiche inciderebbe ben poco sul bilancio dei principali Paesi occidentali. Al contrario, crediamo che ridurre i compensi dei politici sarebbe utile per un’altra ragione: quella di non ergere costoro in una posizione privilegiata rispetto alla media della popolazione che dovrebbero rappresentare.

Prima di proseguire, è necessario fare due premesse: innanzi tutto, nell’articolo presente prenderemo in considerazione unicamente le repubbliche, visto che le monarchie hanno sistemi - sicuramente criticabili - che garantiscono rendite milionarie ai regnanti ed alla loro famiglia; in seconda battuta, precisiamo che i numeri che presenteremo non tengono conto della differenza di potere d’acquisto nei differenti Paesi (guadagnare 1.000 euro in un Paese europeo non è lo stesso rispetto a chi guadagna la medesima somma in un Paese asiatico o africano), ma saranno comunque significativi ed interessanti.

Ad oggi, il presidente che riceve il compenso maggiore al mondo è quello di Singapore, con oltre 1.4 milioni di dollari l’anno, seguito da quello iracheno (810.000 dollari annui) e dal decano della politica Paul Biya, ottantaseienne che guida il Camerun dal 1982 (621.000 $). Il presidente italiano Sergio Mattarella, invece, si colloca nella top ten, classificandosi nono con un compenso di 275.147 dollari all’anno, certamente meno dell’omologo statunitense Donald Trump (400.000 $), ma comunque decisamente davanti al turco Recep Tayyip Erdoğan (197.400 $) ed al francese Emmanuel Macron (194.300 $). Il compenso di Mattarella è anche pari ad oltre il doppio di quello del russo Vladimir Putin (136.000 $) o del brasiliano Jair Bolsonaro (120.000 $).

Seppur con cifre e proporzioni diverse, quello che sembra certo è che i capi di Stato delle cosiddette democrazie guadagnano anche oltre dieci o cento volte lo stipendio medio di un loro concittadino. Similmente accade con i primi ministri, i cui stipendi nei Paesi europei oscillano tra i quasi 300.000 dollari annui della cancelliera tedesca Angela Merkel ed i 73.000 previsti come compenso per il premier portoghese, passando per varie cifre intermedie, compresi i 131.608 dollari di Giuseppe Conte.

Da questo punto di vista, i Paesi guidati dal Partito Comunista si dimostrano certamente maggiormente rispondenti alle richieste della popolazione, ancorando i compensi delle massime cariche dello Stato a quelli ottenuti dai propri concittadini. Il meglio pagato dei leader comunisti mondiali è naturalmente il presidente cinese Xi Jinping: capo della seconda potenza economica globale, Xi guadagna appena 22.000 dollari all’anno. In realtà, il compenso previsto per il presidente cinese era addirittura inferiore fino al 2015, ma, vista la recente impennata dei salari medi ottenuti dai cittadini del fu Celeste Impero, in quell’anno Xi si è concesso un aumento del 60%, condiviso con tutti gli altri funzionari pubblici, molti dei quali si stavano licenziando per dedicarsi a lavori meglio remunerati. Negli Stati Uniti, il presidente cinese sarebbe considerato sotto la soglia della povertà assoluta, fissata a 23.850 dollari annui. Naturalmente, vista la carica ricoperta, Xi può beneficiare di alcuni privilegi, come quello di non dover pagare l’affitto o di non doversi pagare i viaggi, prerogative che tuttavia spettano anche ai presidenti degli altri Paesi. Similmente, il primo ministro di Pechino, Li Keqiang, ottiene un salario di 13.300 dollari dopo l’aumento del 2015. Per la cronaca, lo stipendio medio di un cinese equivale a 9.470 dollari.

Ancora meno pagati sono invece i politici del Vietnam. Attualmente, i compensi delle massime cariche vietnamite sono regolati da un decreto del 2013, che fissa in 8.320 dollari annui lo stipendio del presidente Nguyễn Phú Trọng, mentre il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc riceve un compenso appena inferiore, pari ad 8.000 dollari. In ogni caso, la legge vietnamita stabilisce che il salario del presidente non può mai superare le tredici volte rispetto al salario minimo legale, mentre quello del primo ministro non può eccedere la stessa cifra di 12.5 volte. Al medesimo modo, sono stabiliti i limiti salariali per tutte le altre cariche pubbliche, che dunque risultano strettamente legati a quelli delle fasce meno abbienti della popolazione. Secondo i dati disponibili, un vietnamita guadagna in media 2.400 dollari annui.

Piccolo Paese senza sbocco al mare, il Laos è, al pari di Cina e Vietnam, uno degli Stati che ha fatto registrare la maggior crescita economica a livello mondiale negli ultimi anni. Bounnhang Vorachith, il presidente della Repubblica, tuttavia, continua a guadagnare appena 1.630 dollari annui, contro i 432 di un cittadino medio (proporzionalmente simile al rapporto tra il salario medio vietnamita e quello del capo di Stato del Paese confinante).

La palma di presidente meno pagato al mondo va però al cubano Miguel Díaz-Canel, che riceve un compenso di appena 360 dollari annui. In realtà, questa cifra fu rivelata nel 2006 da Fidel Castro, in un’intervista concessa all’allora direttore di Le Monde Diplomatique, Ignácio Ramonet. Da allora, non risulta che il governo cubano abbia approvato leggi per aumentare lo stipendio del capo di Stato, anche se alcune fonti affermano che il compenso sarebbe stato incrementato del 20% negli ultimi anni di presidenza dello stesso Fidel. In ogni caso, il salario presidenziale sarebbe di 30-36 dollari mensili, paragonabile a quello che spetta ad un cittadino cubano medio (25-30 dollari netti, senza considerare i servizi gratuiti offerti dal governo).

13/10/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel (kremlin.ru)

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Giulio Chinappi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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