Hồ Chí Minh City nuovo epicentro della pandemia in Vietnam

La megalopoli meridionale è diventata l’area più colpita del Vietnam, ma i numeri dimostrano che anche in questo momento di difficoltà le autorità e la popolazione stanno rispondendo in maniera adeguata, tramite tracciamento e quarantene, che rendono molto più basso che altrove il rischio di un sovraccarico del sistema ospedaliero.


Hồ Chí Minh City nuovo epicentro della pandemia in Vietnam

Hồ Chí Minh City, con i suoi nove milioni di abitanti ufficiali e tredici milioni di residenti effettivi stimati, era praticamente sfuggita alle prime tre ondate di Covid-19 che avevano colpito il Vietnam, grazie ai tempestivi interventi delle autorità e alla diligente risposta della maggioranza della popolazione. La quarta e più importante ondata, causata dall’arrivo nel paese della variante Delta, si è tuttavia rivelata troppo aggressiva per una città così densamente popolata, che nel giro di qualche settimana è divenuto il nuovo epicentro pandemico del Vietnam.

Il Vietnam, e in particolare Hồ Chí Minh City, hanno fatto registrare negli ultimi giorni un’impennata di casi positivi, dovuti però anche ai test a tappeto che sono stati effettuati e che continueranno a svolgersi nei prossimi giorni. Il 7 luglio, il paese ha superato i 22.000 casi positivi da inizio pandemia e i 100 decessi, numeri che continuano a essere assai contenuti per una popolazione di oltre 98 milioni di persone, ma che rappresentano un incremento del 200% rispetto a inizio giugno.

Per quanto riguarda i test, al 7 luglio ne sono stati ufficialmente effettuati 8.5 milioni, il che significa che il tasso di positività (numero di positivi sui tamponi effettuati) nel paese è solamente dello 0,26%, mentre quello di letalità (numero di morti sui casi positivi) è pari appena allo 0,45%. L’Italia, per fare un paragone, ha da inizio pandemia un tasso di positività del 7,25% e un tasso di letalità del 2,99%; per gli Stati Uniti, il paese più colpito al mondo per numeri assoluti, invece, i dati sono rispettivamente del 6,80% e dell’1,80%.

Ancora, confrontando il Vietnam con gli altri paesi che hanno effettuato un numero di test tra i 7 e 10 milioni, notiamo che nessun altro di questi ha un numero di casi positivi altrettanto basso. Quello che vi si avvicina di più è Cipro, che sfiora gli 80.000 positivi, ovvero quasi il quadruplo del Vietnam, con un tasso di positività dello 0,98%. Seguono la Thailandia, con oltre 300.000 positivi, la Svizzera, con oltre 700.000, la Giordania, che ha superato i 750.000, la Romania, che è giù oltre il milione di positivi, e il Messico, che con 7,6 milioni di test effettuati ha già ampiamente oltrepassato i 2,5 milioni di casi, con un incredibile tasso di positività del 33,50%!

Questi numeri indicano come, anche nel momento più difficile della pandemia in Vietnam, il paese del Sudest asiatico stia affrontando l’emergenza in maniera molto più diligente degli altri, effettuando test a tappeto sulla popolazione nonostante i numeri restino ancora molto contenuti. Il Comitato del Popolo di Hồ Chí Minh City, la massima autorità cittadina, per esempio, ha chiesto alle imprese di testare tutti i propri dipendenti settimanalmente a proprie spese, indipendentemente dal verificarsi o meno di casi positivi. Inoltre, sono state dispiegate in tutta la città oltre mille unità mediche con l’obiettivo di effettuare cinque milioni di test nell’arco di dieci giorni.

Per poter effettuare i test su un campione più rappresentativo, verranno raccolti campioni di un solo membro per una famiglia di cinque persone, e di due membri per le famiglie più grandi. I membri selezionati saranno quelli che presentano il più alto rischio di infezione in famiglia, ovvero quelli che escono di frequente, si recano in luoghi affollati o frequentano molte persone per motivi lavorativi. Inoltre, sono stati testati oltre 120.000 studenti tra coloro che avrebbero dovuto effettuare gli esami finali delle scuole superiori, previsti per il 7 e l’8 giugno.

Venerdì 2 luglio, Nguyễn Trường Sơn, viceministro della Sanità, si è recato a Hồ Chí Minh City per incontrare le autorità cittadine, avvertendo che l’epidemia “si sta sviluppando in modo imprevedibile e potrebbe ingrandirsi e diffondersi nelle località vicine”. Sơn ha esortato ad accelerare il processo di test di massa per rintracciare i casi positivi e isolare le aree infette il prima possibile. Il rappresentante del governo ha consigliato alla città di svolgere il programma di test di massa in diversi turni per evitare assembramenti di grandi folle che aumentano i rischi di infezione. Ha suggerito che, se possibile, i test dovrebbero essere eseguiti all’interno di ogni area residenziale invece di avere molti residenti che si riuniscono contemporaneamente in qualche luogo.

Nguyễn Thành Phong, presidente del Comitato del Popolo di Hồ Chí Minh City, ha concordato con il viceministro, affermando che la quarta ondata è “più pericolosa, complicata e imprevedibile delle precedenti”. “La diffusione della malattia ha dimostrato quanto sia diventata complicata la pandemia, soprattutto considerando l’avvertimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che la variante Delta è molto più trasmissibile e ha la capacità di ridurre l’effetto dei vaccini Covid-19 sviluppati fino a oggi” ha aggiunto il primo cittadino. “Il tasso di infezione secondaria e la velocità di diffusione di questa variante è forte, quindi è probabile che il numero di infezioni continui ad aumentare nei prossimi giorni” ha concluso Phong.

I risultati del sequenziamento genetico mostrano che la variante Delta è dominante tra le infezioni nell'epidemia in corso in Vietnam, specialmente tra i casi registrati nelle località centrali e meridionali, tra cui Hồ Chí Minh City. Secondo i dati disponibili, la variante Delta è la più trasmissibile tra quelle comparse fino a ora, ma non necessariamente più grave: secondo Phan Trọng Lân, capo dell'Istituto Pasteur di Hồ Chí Minh City, “Non è ancora certo se la variante Delta causi sintomi di Covid-19 più gravi, sebbene l’aumento del numero di casi abbia causato un sovraccarico del sistema sanitario, che può portare a un tasso di mortalità più elevato”.

Per rispondere alla nuova emergenza, il governo centrale di Hà Nội ha varato un nuovo pacchetto di aiuti da 26 trilioni di đồng vietnamiti, pari a circa 1,1 miliardi di dollari. Si tratta di un secondo pacchetto che va ad aggiungersi ai 62 trilioni di đồng messi a disposizione nell’aprile dello scorso anno, di cui però ne era stato utilizzato solamente il 22%. Il ministro del Lavoro Đào Ngọc Dung ha affermato che le procedure per accedere ai sussidi verranno ridotte e semplificate, ma ha anche ricordato che la vera sfida resta quella dell’inclusione dei lavoratori informali, che rappresentano una grande fetta dell’economia vietnamita: “I lavoratori informali sono difficili da definire, ma sono il gruppo sindacale più colpito dalla pandemia” ha detto.

Nel frattempo, il paese continua anche con la propria campagna di vaccinazioni. Al momento, 3,6 milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose del vaccino, ma il governo spera di vaccinare almeno 70 milioni di persone entro la fine dell’anno, e sta provando ad assicurarsi 150 milioni di dosi da diverse fonti.

09/07/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giulio Chinappi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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