In Francia una parte significativa dei lavoratori salariati continua a battersi con grande determinazione per il ritiro della legge del ministro El Khomri sul lavoro, che ha molti tratti in comune con il Jobs act, imposto in Italia senza incontrare un’adeguata resistenza. Tuttavia anche nel nostro paese si sta risvegliando la determinazione alla lotta in alcuni settori maggiormente coscienti della classe operaia, a partire dalla Marcegaglia.
di Guido Capizzi
Nizza – Milano. Una data da ricordare, il 14 giugno 2016, sia in Francia sia in Italia: il lavoro è la parola d’ordine al centro della lotta e della solidarietà. A Nizza la sera del 13 sono in molti che stanno partendo per Parigi, dove il 14 si tiene la manifestazione nazionale per il ritiro della legge El Khomri e la proposta di un nuovo codice più favorevole ai lavoratori. Da settimane le proteste si allargano: se la legge dovesse passare, si abbasseranno i diritti e le tutele per chi lavora e i licenziamenti sarebbero facilitati. Qui a Nizza compagni del PCF mi dicono che “se la legge passa, i datori di lavoro saranno in grado di approvare un accordo con un referendum, cioè con uno strumento di ricatto occupazionale”. I comunisti sono mobilitati: la revisione della legge El-Khomri si è avviata il 13. I Senatori comunisti vogliono mobilitazioni attive per il ritiro della legge, perché il lavoro deve avere più umanità e dignità.
Abbiamo poi raggiunto Milano, corso Monforte, la Prefettura. Qui c’è aria di solidarietà e forte vicinanza ad Alfredo Mastropasqua, Cristian Ferrante, Franco Rocca, Gianni Romeo, Massimiliano Murgo, Roberto Filippis e Sergio Lepori. Sono i sette operai della Marcegaglia che da mesi lottano per la loro dignità di lavoratori. Al tavolo in Prefettura sono tornati dopo una settimana quando il loro delegato, per trovare una soluzione che tenesse conto di tutte le problematiche sollevate anche dall’azienda, ha proposto addirittura una condizione sfavorevole per i lavoratori in via di trasferimento, mentre loro vogliono rimanere a Milano: invece di 7 ricollocazioni a tempo pieno 7 ricollocazioni part time. In questo modo nessuno potrebbe imputare all’azienda di aver favorito in qualche modo qualche lavoratore.
Nonostante anche il Prefetto avesse accolto con favore la proposta, l’azienda è rimasta sulle sue posizioni di chiusura alla trattativa con i sette che hanno fatto azioni eclatanti, come incatenarsi all’ingresso della ditta. La storia a oggi per Alfredo, Cristian, Franco, Gianni, Massimiliano, Roberto e Sergio è fatta di tanti mesi difficili, di lotta per difendere elementari diritti umani e la loro dignità di lavoratori.
L’incontro del 14 ha dimostrato l’arroganza padronale: o si accettano le condizioni imposte con il trasferimento oppure si va a casa.
Il sostegno in piazza, con il blocco del traffico da parte dei manifestanti solidali, con i sette lavoratori maltrattati, non è servito. La Marcegaglia ha dimostrato ancora una volta che la classe padronale capitalista non rispetta la dignità di chi lavora.
Poco distante da Milano, in quello che era un florido territorio manifatturiero, ovvero la Brianza verso Lecco, un altro caso emblematico: la multinazionale Holcim ha deciso di non investire più in Italia, così per 73 lavoratori si prospetta un imminente futuro di disoccupazione all’inizio di agosto.
Passato, presente e futuro sono una cosa sola per i capitalisti. La stessa teoria della relatività dimostra che il tempo è una illusione: grazie a leggi che li favoriscono, i padroni sfruttano chi lavora mortificando e mercificando per il loro interesse capitalistico donne e uomini a cui è negata anche la dignità.