A seguito del referendum del 1993 il previgente finanziamento pubblico dei partiti venne abolito. Furono istituiti i rimborsi elettorali, aboliti però dal governo Letta nel 2014. Attualmente quindi non sussiste alcun finanziamento pubblico della politica, se si eccettua il il 2 per mille delle imposte che i contribuenti, in sede di dichiarazione dei redditi, possono facoltativamente devolvere al partito per cui simpatizzano. Ma i proventi del 2 per mille si sono dimostrati insufficienti per mantenere in piedi macchine organizzative talvolta assai consistenti e una classe politica che con il maggioritario non è calata nei numeri, contrariamente al quanto andavano promettendo i fautori di quella sciagurata riforma elettorale.
Per anni è stato raccontato che il sistema elettorale proporzionale rappresentava un male endemico da sradicare per restituire piena governabilità al Parlamento. I cambi di casacca e i governi, con alleanze variabili e sovente innaturali, hanno dimostrato l’esatto contrario escludendo diversi partiti da ogni rappresentanza democratica per il mancato raggiungimento della soglia di sbarramento e per il richiamo al voto utile che comporta il sistema maggioritario.
Di certo il finanziamento della politica è un problema annoso che non può essere demandato ai soggetti privati o alle lobby. Ma la distanza tra politica e cittadini produce culture che negano ogni legittimità al finanziamento pubblico pensando, erroneamente, di gettare sul lastrico forze e rappresentanti considerati lontani dai bisogni reali dei cittadini. Intanto L’indebitamento di alcuni partiti è cresciuto a dismisura come anche le spese allegre che hanno portato alla luce illeciti di vario genere. Sarebbe utile conoscere chi siano i soggetti o le realtà che vantano crediti con i partiti indebitati. Aiuterebbe a comprendere anche quali centri di potere stiano dettando le linee guida delle politiche da intraprendere.
La politica ha da sempre avuto bisogno di finanziamenti. Ve ne sono di nobili e meno nobili, ma non bisogna cadere nei luoghi comuni che hanno portato a pensare che ogni forma di finanziamento pubblico sia da considerarsi alla stregua di regalie ingiustificate.
Passiamo ai compensi per gli incarichi pubblici. Dopo anni di tagli, la legge di bilancio 2022 ha aumentato le indennità previste per i sindaci e per i membri delle giunte e dei consigli comunali. L’indennità dei sindaci metropolitani è equiparata a quella dei presidenti di regione (13.800 euro lordi al mese), l’indennità ai sindaci di capoluoghi di Regione è pari all’80% di detta cifra e cala progressivamente fino al 16% dei primi cittadini di comuni fino a tremila abitanti, corrispondenti a 2.208 euro lordi al mese. Da notare che l’aumento delle indennità si è attestato a quasi il 50% mentre gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici sono del 4 o del 5%, cioè assai inferiori all’aumento dei prezzi.
Proviamo allora a rispondere ad alcune domande.
I politici locali e nazionali guadagnano troppo? La risposta è affermativa, i loro stipendi sono decisamente elevati, ma dobbiamo anche tenere conto della composizione di classe dei parlamentari, molti dei quali svolgevano attività assai remunerative. Se la politica diventa un lavoro lo stipendio dovrebbe essere in linea con quello della classe media, e il sistema previdenziale non dovrebbe godere dei privilegi che stridono con l’innalzamento dell’età pensionabile e la perdita del potere di acquisto vigente da lustri per i comuni lavoratori.
Lo stipendio dei parlamentari andrebbe messo a confronto con quello di altri paesi europei. Resta il fatto incontrovertibile che la scomparsa dei partiti di massa ha posto fine alle tradizionali forme di autofinanziamento attraverso feste, iscrizioni e campagne di sottoscrizione.
L’antipolitica si nutre spesso di luoghi comuni che hanno facile presa sull’opinione pubblica, ma resta un fatto incontrovertibile, ossia che alcuni privilegi (per esempio il costo ridicolo di un pasto in Parlamento) dovrebbero essere cancellati per restituire dignità e un po’ di sana morale.
Il finanziamento della politica è stato utilizzato come leva per rivolgimenti sociali e degli equilibri esistenti. Fatti spesso chiaccherati diventano oggetto di indagine della Magistratura che viene ostacolata dai poteri forti e non viene messa in condizione di accertare eventuali reati che li riguardano. L’utilizzo politico di certe inchieste è invece un altro discorso, basterebbe guardare a Mani pulite e ai successivi cambiamenti intervenuti.
Oggi il finanziamento della politica potrebbe rappresentare un argomento dirimente per la fase finale della campagna elettorale; qualora dovessero uscire elenchi di politici finanziati dalla Russia gli effetti sarebbero per alcuni partiti nefasti.
Ma lo stesso ragionamento andrebbe fatto per qualunque altro paese, Usa in primis, e sulle innumerevoli forme di pressioni esistenti che sono parte del gioco.
Quando gli Usa, la Nato e il Vaticano lanciavano moniti contro le forze di sinistra erano forse debite e ammissibili intromissioni nel dibattito democratico di un paese? Noi pensiamo ovviamente di no. Per non parlare delle numerose ingerenze di Oltreoceano nella politica del nostro paese, fatte non solo con i soldi, ma anche con collusioni col terrorismo e con il golpismo. Vanno infine denunciate anche le continue pressioni di associazioni di categoria, poteri economici e finanziari che manifestano le loro simpatie in svariate forme influenzando l’opinione pubblica e tirando la volata a partiti amici che, per conquistare aiuti e sostegno, si dimostrano particolarmente sensibili e attenti a ragioni che fino a pochi mesi prima sembravano inconciliabili con i loro stessi programmi elettorali.
Che dire poi delle ingerenze Usa nei confronti di altri paesi attraverso finanziamenti occulti, fornitura di armamenti alle forze “amiche”, organizzazione di “rivoluzioni colorate”, intelligence, sanzioni economiche, golpe veri e propri, guerre per procura e guerre direttamente gestite?
Il sindaco di un importante comune italiano ha commentato la notizia dei fondi russi dicendo che si tratta di un fatto di gravità inaudita e che se vi sono traditori della nazione gli italiani hanno diritto di saperlo. Evidentemente è considerato meno grave prendere soldi dall’Arabia Saudita. Tirare fuori lo “scandalo” di alcuni fondi russi destinati a qualche forza politica proprio in questo momento sa troppo di propaganda che usa, come di consueto, una doppia morale: una per gli amici e una per i nemici.