Istat, la corruzione è in calo ma non ancora debellata

Secondo l’ultimo rapporto Istat, sono calate nel periodo 2022-2023 le richieste corruttive di denaro o altro alle famiglie per avere in cambio beni, agevolazioni o servizi. Ma non possiamo gioire, perché il fenomeno corruttivo non è affatto sconfitto.


Istat, la corruzione è in calo ma non ancora debellata Credits: https://pixabay.com/it/photos/euro-regalo-mano-mantenere-3317432/

È passato un po' in sordina su riviste e giornali, anche online, il rapporto Istat sulla corruzione, pubblicato nello scorso mese di giugno e intitolato La corruzione in Italia. Anno 2022-2023 [1], ma è un utile documento che dobbiamo conoscere per capire meglio lo stato dell’arte in Italia. Esso raccoglie un’indagine condotta sulle famiglie con componenti di età compresa fra i 18 e gli 80 anni che sono state coinvolte in dinamiche corruttive in otto diversi settori chiave della società italiana (sanità, assistenza, istruzione, lavoro, uffici pubblici, giustizia, forze dell’ordine, public utilities), attraverso interviste mirate con le quali è stato domandato se a loro o a un familiare convivente sia stato chiesto in modo più o meno esplicito di pagare, fare regali o rendere favori in cambio di facilitazioni per avere un bene, un servizio o un’agevolazione cui si ha diritto o se sono a conoscenza di casi di corruzione nel proprio giro di amici, colleghi e familiari. Raccolte e rielaborate le risposte ottenute sui questionari somministrati e confrontatele con la precedente indagine relativa agli anni 2013-2016, l’Istat ha accertato che c’è stata una diminuzione del fenomeno corruttivo in Italia, con un 1,3% di famiglie che hanno subito almeno una richiesta corruttiva di denaro, regali o altro, rispetto al 2,7% registrato nel periodo precedentemente esaminato dall’Istituto di statistica. Il dato è sicuramente incoraggiante, ma il fenomeno non è purtroppo del tutto scomparso e la diminuzione registrata è stata certamente condizionata anche dalla pandemia da Covid-19, che nel biennio 2020-2021 ha ridotto la richiesta di alcuni servizi da parte di famiglie e cittadini italiani e, quindi, le occasioni di esporsi a possibili fenomeni corruttivi. Ma vediamo un po’ più da vicino i dati raccolti dall’Istat nel report pubblicato sul suo sito. 

Su oltre 22milioni di famiglie italiane che nel periodo considerato dalla ricerca (2022-2023) si sono rivolte ad un ufficio pubblico o hanno avuto bisogno di un servizio, l’1,3% di quelle che hanno chiesto un servizio sanitario ha avuto richieste di denaro, regali o altro per ottenere o velocizzare il servizio o per ricevere assistenza; nel settore istruzione il fenomeno corruttivo ha interessato invece appena lo 0,7% delle famiglie; in ambito lavorativo ciò è capitato solo allo 0,8% delle famiglie; nell’ambito dei servizi pubblici (o public utilities) sono state lo 0,4% le famiglie che al momento della domanda di allacci, volture o riparazioni per l’energia elettrica, il gas, l’acqua o il telefono ha avuto richieste di pagamenti sotto qualsiasi forma per ottenere o velocizzare i servizi richiesti; il 2%, invece, sono le famiglie che hanno ricevuto richieste di denaro o regali rivolgendosi agli uffici pubblici; nel settore della giustizia il 4,8% delle famiglie ha avuto una richiesta di denaro, regali o favori da parte di un giudice, un pubblico ministero, un cancelliere, un avvocato, un testimone o altri soggetti; per i benefici assistenziali, in caso di domanda di contributi, sussidi, alloggi sociali o popolari, pensioni di invalidità o altro, la richiesta di denaro, favori o regali ha coinvolto il 2,7% delle famiglie; infine, solo lo 0,4% delle famiglie che si sono rivolte alle forze dell’ordine hanno ricevuto in cambio richieste più o meno esplicite di denaro, regali o altro per avere facilitazioni, ottenere ciò di cui avevano bisogno o avere un occhio di riguardo su una pratica amministrativa o una multa. 

Le famiglie che hanno subito almeno un caso di corruzione nel corso della vita sono in prevalenza quelle residenti al Centro Italia (6,8%), seguite da quelle del Nord-Ovest (5,6%), Sud (5,4%), Nord-Est (4,9%) e Isole (3,6%); le famiglie che vivono nei centri delle aree metropolitane hanno subito maggiori richieste di denaro o altro in cambio di favori, beni o servizi (8,3%), seguite da chi vive nelle periferie delle aree metropolitane (7,2%), mentre percentuali minori di corruzione riguardano le famiglie che abitano nei piccoli comuni. 

Guardando poi al livello di istruzione dei componenti delle famiglie interessate al fenomeno corruttivo, il 6,5% di esse ha almeno un componente con titolo di studio elevato, contro il 4,8% delle famiglie senza componenti con titolo di studio elevato, segno che è più facile fare proposte corruttive a quelle famiglie dove l’alta scolarità dei loro membri consente di ricevere in cambio favori, con l’eccezione per il settore dell’assistenza, con cui entrano maggiormente in contatto famiglie meno abbienti. 

Se si considera poi la posizione nella professione svolta dai componenti i nuclei familiari, sono il 6,9% le famiglie che hanno almeno un componente con condizione professionale elevata (dirigenti, quadri, imprenditori e liberi professionisti) che hanno ricevuto proposte corruttive, contro il 5,1% delle altre professioni. 

La pluri vittimizzazione in ambito corruttivo, cioè la possibilità di subire più episodi corruttivi, colpisce il 15% delle famiglie (al 13,0% di esse è capitato in due settori, allo 1,8% in tre settori, allo 0,4% addirittura in quattro o più), fenomeno più diffuso al Sud e nelle Isole, che altrove. 

L’Istat ha esaminato anche il fenomeno del voto di scambio per le elezioni amministrative, politiche ed europee, accertando che ad oltre 1 milione di cittadini (il 2,7% della popolazione di età compresa fra i 18 e gli 80 anni) siano stati offerti denaro, favori o regali per ricevere in cambio il loro voto dentro l’urna. Si tratta di un fenomeno più frequente per le elezioni amministrative e per il Sud, con il 4,2% di richieste, sebbene proprio in tale area geografica si è registrato una forte diminuzione del fenomeno corruttivo rispetto al passato, che è sceso dal 6,7% al 4,2%, segno che adesso anche in tale area territoriale si è capito come la corruzione non paga. 

È stato pure indagato il tema della accettabilità della corruzione da parte dei cittadini, chiedendo alle persone non esposte direttamente a episodi corruttivi se ritenessero accettabili o meno tali comportamenti. Dai dati raccolti dall’Istat emerge che per il 20,1% dei cittadini di età compresa fra i 18 e gli 80 anni è accettabile che un genitore offra o decida di pagare denaro o un’altra utilità per trovare lavoro a un figlio (per il 7,4% è sempre accettabile; per il 12,7% lo è solo in alcune circostanze), mentre farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto è ritenuto accettabile per il 15,9% dei cittadini. Sono invece il 4,5% coloro che ritengono, invece, accettabile ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto alle elezioni. Nelle regioni del Centro Italia si registra una maggiore tolleranza sull’offrire denaro (11,1%), ottenere benefici assistenziali senza diritto (10,7%) e ottenere qualcosa in cambio del proprio voto (9,3%), mentre sul farsi raccomandare, la tolleranza risulta più diffusa al Nord-ovest (17,6%), e sul pagare per trovare lavoro a un figlio si è più possibilisti al Sud (23,4%). 

Questi i numeri raccolti dall’Istat, che richiedono adesso una conclusione. Pur giudicando ovviamente positiva la diminuzione registrata dall’Istituto nazionale di statistica sul fenomeno corruttivo che interessa le famiglie italiane, i dati dimostrano purtroppo che esso è un male endemico della nostra società, difficile da eradicare e su cui è necessario continuare a porre la nostra attenzione senza abbassare la guardia. Tutti noi paghiamo un prezzo altissimo alla corruzione in termini di aumento di tasse e costi per avere in cambio beni e servizi pubblici, spesso di qualità scadente, e non aiutano certo neppure le recenti riforme legislative, come il nuovo codice degli appalti, che consente alle pubbliche amministrazioni di affidare lavori e servizi anche senza procedure di gara, o l’abolizione dell’abuso d’ufficio, le limitazioni alle intercettazioni ambientali, le limitazioni alla libertà di stampa. È chiaro poi che la corruzione si annida spesso tra le pieghe oscure dello Stato, costringendo così i cittadini esasperati a pagare o fare regali per ottenere in cambio una prestazione sanitaria, velocizzare una pratica burocratica o ricevere un servizio cui invece hanno legittimo diritto. E questo è inammissibile in uno Stato che vuol dirsi democratico.

Note:

[1] Si veda https://www.istat.it/comunicato-stampa/la-corruzione-in-italia/#:~:text=Nell'ultima%20indagine%20(2022%2D,uffici%20pubblici%2C%20sanit%C3%A0%20e%20giustizia. V. anche https://www.sistemapenale.it/it/documenti/la-corruzione-in-italia-lultimo-report-dellistat

https://www.collettiva.it/copertine/italia/la-corruzione-diffusa-colpisce-la-crescita-w1p791cu



18/10/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Ciro Cardinale

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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