COMO. Scrivere un correre convulso verso un sogno di libertà, scrivere di ciclismo anche se Brera e Buzzati sono lontani e lo spazio è vuoto e i ricordi di inarrivabili articoli scavano nel buio, sono vertigini mentre fissi il quadrante luminoso dei chilometri, lì sulla linea del traguardo, lungolago illuminato dal sole d’autunno.
Hai visto inseguimenti, fughe, ruote che si bucano, accumulo di distanze, sfrenate corse. Ti trovi sulla riva del lago di Como, migliaia di appassionati di ciclismo concentrati sui grandi schermi, le immagini raccontano uomini in sella alla loro bicicletta. Ci sono corse, quelle a tappe come il Giro d’Italia che abbiamo seguito anche su queste pagine e quelle “di giornata” come il Lombardia, dove la gloria del passare per primo il traguardo diventa leggenda.
Così scorrendo l’Albo d’Oro ritrovi nomi che ti hanno accompagnato diventando grande, personaggi che grandi lo sono stati davvero. Da Bergamo a Como, ormai città che ospiterà sempre l’arrivo mentre si chiude la 113^ edizione dell’ultima grande classica del ciclismo internazionale, la corsa delle “foglie morte”, anche se quest’anno l’autunno si fa attendere.
Il Lombardia, definito “Classica Monumento”, il nome del vincitore viene scolpito per il ricordo degli appassionati. L’edizione 2019 è stata dedicata a Felice Gimondi, nome che è leggenda per chi segue il ciclismo e lo ha visto lasciare dietro di sé all’arrivo Eddy Merckx a cui è stato dedicato il Tour de France 2019. Erano tempi d’altro ciclismo, già come altro tempo fu quello di Coppi e Bartali, di Magni, che ha voluto il museo del Ghisallo, pieno di cimeli della storia del ciclismo come la vicina chiesa dove suonano le campane a qualsiasi ora il giorno della corsa, mentre transitano i corridori, quelli in fuga dopo aspre salite e prima di altre aspre salite, quelli che inseguono e sperano, mancano ancora molti chilometri all’arrivo.
Bauke Mollema, olandese, ha tagliato per primo il traguardo, precedendo Valverde e Bernal. Non gli è parso vero avere scritto il suo nome sotto quello di grandi ciclisti. Il Lombardia, dunque, chiude la stagione. Da queste pagine abbiamo seguito, tappa dopo tappa, il Giro d’Italia dopo quello di Sicilia. Adesso per i professionisti del pedale un po’ di riposo, poi di nuovo allenamenti e a primavera le prime grandi classiche in Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, dove le città rimangono sempre le stesse, Roubaix è sempre la città d’arrivo della classica che parte da Parigi.
Il desiderio di scrivere di ciclismo può apparire buffo ma non si può dimenticare che il popolo ama il ciclismo, gli ha sempre voluto bene. Gli appassionati su tutte le strade, quelli che fanno da muro alle scalate, quelli che sembrano galleggiare correndo a fianco dei ciclisti che pedalano per raggiungere il gran premio della montagna, quelli che respirano la polvere sottile sollevata dalle ruote. Il popolo è anche questo e anche da questo bisogna partire. Che ci piaccia o no.