Tra gli obiettivi di questo giornale c’è la ricostruzione di un senso comune che riconosca l'imprescindibilità dello strumento Partito nella difesa degli interessi dei proletari di tutto il mondo. Il lettore de La Città Futura, in attesa che il saggio di Alvaro Cunhal Il Partito dalle pareti di vetro, di cui ci siamo già occupati negli scorsi numeri, sia pubblicato per intero, potrà leggerne ampi stralci nei prossimi numeri del giornale.
di Annita Benassi
Il grande intellettuale portoghese Alvaro Cunhal, segretario del PCP, dopo essersi soffermato nei primi 3 capitoli del libro sulle esperienze passate del comunismo e la natura di classe dei vari partiti comunisti che ha portato Lenin ad affermare che era necessario costruire “un partito di nuovo tipo”, il ruolo politico avuto dal PCP sia nel periodo della clandestinità che durante e dopo la rivoluzione dell'Aprile del 1974, dopo aver esaminato in tutte le sue sfaccettature il concetto del lavoro collettivo come principio insostituibile e fondamentale di un partito comunista, passa nel IV capitolo a trattare della democrazia interna che deve improntare tutte le scelte di un soggetto collettivo comunista dei nostri giorni.
Si è ritenuto di pubblicare per intero questa parte data l'evidenza del degrado dei processi democratici avvenuto all'interno dei vari partiti e che sta alla base della loro scomparsa.
Tornare a riflettere sulle modalità attraverso le quali è possibile costruire ed esprimere la volontà del soggetto collettivo partito, ragionare su quelle che rendono il potere decisionale quanto più democratico possibile, condiviso, quindi, dall'intero corpo del partito, ci sembra compito prioritario.
La democrazia interna
Il centralismo democratico, principii e pratica
L'osservanza formale dei principi di base del centralismo democratico definiti da Lenin, consacrati dall'Internazionale Comunista e praticamente dagli statuti di tutti i partiti comunisti, non definisce solo per sè il funzionamento organico del Partito, la vera relazione tra la Direzione e la base, e molto meno lo stile di lavoro.
Potrà sembrare che, definiti questi principi e garantita la loro applicazione formale, sono definite e garantite le caratteristiche fondamentali della struttura organica del Partito.
Tuttavia questo non corrisponde alla realtà.
Spettano all'adempimento formale dei principi basici del centralismo democratico molti e vari metodi di lavoro di direzione e di intervento degli organismi e dei militanti nella vita di Partito.
La correlazione del centralismo e della democrazia può presentare differenze profonde nel quadro dell'adempimento formale dei principi classici fondamentali.
Ci può essere un forte centralismo nelle decisioni, senza partecipazione effettiva delle organizzazioni e dei militanti che non sia per l'approvazione delle proposte venute dal centro, o ci può essere un intervento effettivo delle organizzazioni e dei militanti.
Può esserci un processo sistematico di determinazione delle decisioni per maggioranza e minoranza, che rifletta pertanto gravi conflitti interni, o può esserci una determinazione delle decisioni che risiede nel dibattito approfondito di opinioni convergenti che non richiede una qualche votazione.
Può esserci una pratica democratica in cui i militanti esprimono liberamente la loro opinione; o può esserci, a partire dal centro, clima di pressione e anche di coazione che limita o impedisce la vita democratica interna.
L'esperienza del nostro Partito, come quella del movimento comunista internazionale, dimostra che l'enumerazione negli statuti dei principi essenziali del centralismo democratico e anche la sua applicazione formale non basta per concretizzare i veri principi organici e la vera pratica di funzionamento di un partito.
Gli statuti del PCP (articolo 16) definiscono come principi del centralismo democratico: “ a) L'elezione di tutti gli organismi di direzione del Partito, dalla base al vertice; b) La obbligatorietà per gli organismi dirigenti di rendere conto regolarmente delle loro attività alle rispettive organizzazioni e di dare la massima attenzione alle opinioni e critiche che queste manifestano o fanno; c) La sottomissione della minoranza alla maggioranza; d) Il carattere obbligatorio delle risoluzioni e istruzioni degli organismi superiori verso gli inferiori e l'obbligatorietà per queste di fare una relazione sulla loro attività agli organismi superiori; e) La disciplina rigorosa nell'adempimento dei principi organici e delle disposizioni statutarie del Partito e la proibizione dell'esistenza di frazioni o qualunque atto di frazionismo ”.
Naturalmente è importante l'adempimento formale di questi principi. Ma importante quanto l'adempimento formale è il senso profondo dell'adempimento e le forme e i metodi concreti che assume.
Le caratteristiche che attualmente ha nel nostro Partito il centralismo democratico sono il risultato di un lungo processo e di una larga esperienza. La correlazione tra il centralismo e la democrazia è mutata durante la vita del Partito in base alle condizioni concrete in cui la lotta si svolgeva. Mutò anche per fattori di ordine soggettivo – specificatamente per i criteri, orientamenti e stile di lavoro degli organismi dirigenti.
Il nostro Partito trovò fondamentalmente soluzioni giuste per garantire un orientamento politico certo e definito, una Direzione Centrale rispettata da tutto il Partito e una vita democratica tanto larga quanto le ragioni di riservatezza e difesa permisero. Il Partito apprese anche con le esperienze positive e negative risultanti dai criteri, orientamenti e stile del lavoro di direzione.
In certi momenti della sua storia, il Partito conobbe i malefici tanto degli eccessi del centralismo quanto della democrazia anarcoide. Migliorò metodi. Corresse errori. Apprese con la vita.
In questo senso si può considerare che il centralismo democratico, così come attualmente è concepito e applicato nel PCP, è il risultato dell'approfondimento e arricchimento dei suoi principi e della sua pratica attraverso una lunga esperienza.
(segue)