L’intervento russo sembra aver creato di fatto le premesse per la ricerca di una realistica via d’uscita dalla guerra civile siriana. Gli Usa ora costretti ad un ruolo di secondo piano, accetteranno la situazione? Come si collega la crisi siriana con le altre tra blocco atlantico e Russia? Molti dubbi, qualche speranza.
di Ennio Remondino
Siria, due settimane di quasi tregua, verso la pace o la resa dei conti? Dopo quasi cinque anni di combattimenti alcune colonne di rifornimenti delle Nazioni Unite sono riuscite a raggiungere città e villaggi assediati e portare aiuti alle popolazioni. Una tregua difficile ritenuta siano a ieri improbabile. Il cessate il fuoco di fine dei combattimenti tra le forze lealiste di Assad, sostenute da Russia e Iran, e la miriade di milizie ribelli - tra i 30 e i 100 gruppi organizzati - aiutate e rifornite di armi dagli americani. I russi al tavolo del negoziato sono riusciti a far escludere dal cessate il fuoco le forze jihadiste di Jabhat Al Nusra, i resti di Al Qaeda, e le milizie Isis.
Secondo l’intelligence russa, sono almeno 36 gruppi di opposizione ad Assad che hanno aderito all’accordo ma i negoziati sono ancora in corso e riprenderanno formalmente domani. Secondo il generale Sergey Kuralenko, capo dei negoziatori russi, le milizie ribelli non islamiste avrebbero chiesto ai russi di essere protette dai miliziani Isis e di altre organizzazioni terroristiche che hanno lanciato una caccia all’uomo contro gli esponenti dell’opposizione che hanno accettato la tregua. Alcuni dei meriti russi, sostiene su LoookOut Alfredo Mantici.
Secondo un rapporto riservato della Nato, l’attività militare russa in Siria si è dimostrata più “accurata ed efficiente” di quella messa in campo dagli Stati Uniti. La forza aerea russa, pur dotata di soli 40 caccia bombardieri, è riuscita fino al 27 febbraio - inizio della tregua - a compiere ben 75 sortite al giorno colpendo con precisione sia le postazioni jihadiste che quelle dei ribelli non islamisti. Secondo il rapporto Nato, il 20% delle incursioni colpiva prima della tregua l’ISIS e i suoi alleati, mentre il restante 80% era mirato sugli altri gruppi di opposizione.
Dal 27 febbraio - ammette la Nato con un certo stupore - tutta la potenza aerea di Mosca è stata rivolta esclusivamente contro il Califfato e Al Nusra. La task force russa, si legge nel rapporto redatto dall’Alleanza Atlantica, “ottiene efficaci informazioni sugli obiettivi da colpire da commando delle forze speciali dispiegati sul terreno e da una efficiente rete di spionaggio”.
Insomma, la presenza sul territorio almeno di intelligence sul territorio indispensabile per rendere efficaci i rad aerei e ridurre per quanto possibile i ‘danni collaterali’ che stanno martoriando le popolazioni siriane. E non sempre ci riescono.
Gli americani, pur avendo schierato sul campo 180 aerei da guerra, non compiono più di 20 raid di bombardamento al giorno, missioni spesso rese inefficaci - sempre Mantica - dalle regole d’ingaggio che prevedono lo stop all’azione se ci sono rischi di vittime collaterali. L’analisi del documento della Nato è stata confermata dal dipartimento di Stato americano. John Kirby, il portavoce, ha riconosciuto il ruolo centrale della Russia nel processo di pace. Aggiungendo, “Certo non andiamo d’accordo su tutto ma dobbiamo ammettere che i russi hanno assunto la leadership all’interno dell’ International Syria Support Group.”
L’intervento russo, giudicato troppo “rude” da molti, sembra essere diventato una realistica via d’uscita dalla guerra civile siriana senza sconti per Isis e al Nusra. Gli americani stanno pagando invece le molte contraddizioni della loro politica. Il sostegno fallimentare ai ribelli “moderati” - ad esempio - mentre Turchia, Arabia Saudita e Stati del Golfo, alleati infedeli, non esitavano a sostenere i jihadisti. Ora gli Stati Uniti accettano la posizione di Mosca per cui, prima si debbono eliminano le forse del Califfato, e soltanto dopo si potrà discutere sul futuro della Siria. E Assad ha indetto per il 13 aprile le elezioni generali per il parlamento di Damasco.