Non starò a fare l’analisi sul voto e sulle presunte defaillance del progetto politico di Potere al Popolo. Di ciò che si sarebbe o non si sarebbe dovuto fare, per evitare la debacle del risultato elettorale, che poi di disfatta non è esatto parlare. Nello scrivere a braccio il testo che segue ho preferito optare per uno stile basato sull’ironia e sulle emozioni che questo progetto mi ha suscitato e continua a farlo. Qualcuno arriccerà il naso, altri tenteranno di ridicolizzarne lo stile “tutto cuore e spontaneismo”, ma non importa, davvero non importa. Perché? Perché di Palp (ndr, mi piace citarlo così siglato, fa pensare ad un sussulto, ad un palpito, appunto) mi sono innamorata. Subito. E l’amore non è possibile descriverlo teorizzandolo, né ci si può trattenere dal parlarne con fierezza e i toni vocali caldi e accesi. Parlarne è necessità impellente, mentre critiche e giudizi formali e bigotti scivolano via.
L’ho confidato a Viola Carofalo, più che capa, capatosta, napoletana doc, dotata eccezionalmente di cuore/coraggio, pochi giorni prima del voto. Anche lei ha confermato che “Palp è un progetto d’amore”. Laddove prevale nel sostantivo e nell’idea di amore l’accezione di fiducia e di liberazione da molti dubbi, perché si è dalla parte della ragione e si sa cosa si vuole ed è ben chiaro l’obiettivo finale... In Palp scopro un nuovo umanesimo, che non assume la forma della pietà per l’emarginato, il povero, il migrante, ma è prassi, è giustizia, è azione. Cupido ha scoccato la freccia il 18 Novembre del 2017 al Teatro Italia. Da allora non ho fatto che seguire Palp come la peggiore delle stalker. Non ho perso un messaggio, un invito, un’assemblea. Ne ho scritto, ne ho parlato a compagni, amici, parenti. Qualcuno mi ha creduto, mi ha seguito ed è caduto, a sua volta, in amore per il progetto. Altri mi hanno voltato le spalle, altri mi hanno deriso come fossi folle. In realtà sì, per seguire Palp c’è voluta follia. Quella sana, quella che ti fa vedere oltre le convenzioni, oltre le mistificazioni, oltre i personalismi e le menzogne. Perché oggi essere folli può voler dire ritrovarsi nella normalità.
Oggi è folle chi vuole ripristinare i diritti dei lavoratori, chi vuole abolire le riforme renziane, chi si oppone ai fascisti, chi vuole che a governare siano i rappresentanti degli oppressi, essi stessi oppressi, offesi nella dignità, denigrati, stanchi di subire. Oggi è folle chi vuole la democrazia diretta. Il progetto ha nella sua cellula madre questa finalità ed ha ragione. Potere al Popolo rappresenta la normalità. Quella strana dimensione che, soprattutto oggi, dopo il 4 marzo, chi ha votato per i soliti noti scambia per follia. Quindi chi ha votato, ribadisco, per i soliti noti e lo hanno fatto milioni di elettori, pensa che la normalità sia un governo non eletto dal popolo, che da anni ci troviamo in questo Paese al tracollo. E pensa anche che il partito di maggioranza, promosso dalle elezioni del 4 marzo votato da tutto il Sud, comprensivo della città ribelle in cui regna De Magistris e dove è nato Potere al Popolo, possa risolvere tutti i guai in cui versa l’Italia.
Quindi, la conseguenza logica sarebbe che se Di Maio venisse incoronato, con i suoi ministri già pronti da tempo nell’armadio, avverrebbe il miracolo italiano e tutti saremo finalmente felici e grati ai pentastellati. Via la Fornero, via il Jobs act, via la Buona scuola, sanità ineccepibile alla tedesca, strade asfaltate, smaltimento dei rifiuti perfetto, reddito di cittadinanza ai meno abbienti ad integrare la miseria. Questo promettono i 5 stelle. Ma davvero ci si può credere? A proposito, Di Maio fa sapere che ci vorrà tempo, (qualche anno forse per mantenere la madre di tutte le promesse pentastellate?) per rendere attuabile il reddito di cittadinanza, che ha fruttato al M5s i voti di tutto il Sud. Un Sud già in fila nei Caf a chiedere i moduli per accedervi. Moduli inesistenti, ci mancherebbe. Il tutto per la serie: Io vi prometto, voi mi credete e mi date il voto. Poiaspettate. Quanto? Non si sa.
Ecco. Ammesso che si faccia questo governo a 5 stelle. Penso che verrà invece partorito dalle consultazioni un ibrido, un groviglio inestricabile se non con nuove elezioni, ammesso che si metta mano alla legge elettorale che ha favorito questo balzano risultato. Se, invece, governerà Salvini, apriranno tante botteghe di armaioli e gli immigrati verranno legalmente impallinati. I bambini stranieri nati in Italia, dovranno dimenticarsi il dialetto regionale a cui sono avvezzi dalla nascita per comunicare solo nel codice linguistico dei genitori stranieri. Ma solo se questi sono poveri, esclusi i figli di imprenditori ricchi, anche se di colore. Sarà loro proibito nominare Totti e non potranno mangiare gli spaghetti. Verranno ospitati in classi differenziate con maestre oneste e dignitose, anch’esse immigrate senza cittadinanza, bistrattate e poverissime. Verranno appese alle pareti scrostate delle scuole enormi crocifissi (persino nei servizi sanitari) a ricordare la religione cattolica nostrana. Mentre Salvini bacerà il Vangelo e la Costituzione ogni giorno prima dei pasti, dimenticando che quei testi parlano di uguaglianza e di diritti. Bacerà e giurerà su quei testi per tutto il periodo della legislatura a lui consegnata, ma verrà perdonato dai suoi elettori e seguaci, perché “non sa quello che fa” nel mostrare una dicotomia davvero pietosa.
Intanto il 4 marzo è crollato un altro pezzo del Pd, ma non c’era rimasto molto, solo qualche paretina. Renzi spara la solita delle sue “Mi dimetto”, stavolta la spara ancora più grossa “Mi dimetto, ma resto fino a…”. Chi si dimette se ne va. Punto. E questa la chiamano normalità. Intanto Salvini lucida la canna del fucile. Vuole governare lui, dice che ha vinto lui. Ma i seggi mancano a lui e a Di Maio. Come li recuperano? Sostenendosi per quel tanto che basta? Ma se si detestano e si sparano frecciate velenose che neanche a una suocera…
Ecco questo è lo scenario post elettorale. Anche Leu, che s’è capito da subito dove volesse andare a parare - in terra Pd-centrosinistra ovvio - c’è rimasta tanto male che gli Italiani non hanno riposto piena fiducia in Grasso e Boldrini, i due vip del parlamento. Ma come si sono permessi di rifilargli solo quel misero 3 % e rotti? Sulla Bonino deve calare il silenzio, ma è calato comunque. A commentare il suo ardore per l’Europa si rischia di scivolare nell’indicibile. E non ci si può rivolgere così ad una signora attempata con una storia alle spalle di quel tipo. Radicale, laddove di radicale oggi nella politica c’è solo il vuoto.
E ora ditemi se, per chi era assolutamente convinto che la politica è la grande assente in questo paese, tanto da non sapere a chi dare il voto, non sia stato naturale innamorarsi di Potere al Popolo. Nasce a Novembre. Viola, la Masaniello dell’ex Opg “Je so pazzo”, afferma che “stavolta ci rappresentiamo da soli, perché nessuno ci rappresenta”. Ѐ vero. Incontestabile. Ci dice che dobbiamo riprenderci i diritti costituzionali e dello statuto dei lavoratori. Ѐ vero e giusto. Ci dice che i migranti vanno accolti, perché sono loro che producono ricchezza. Vero. Ci dice che le carceri, così come sono, sono luoghi disumani e di tortura e vanno riformate. Vero. Ci dice che le ricchezza del Paese è patrimonio di pochi, i poveri aumentano e quindi la ricchezza va ridistribuita. E ci dice che laddove ci sono i fascisti non ci siamo noi. E ci ricorda anche che la sovranità appartiene al Popolo e quindi ce la possiamo, ce la dobbiamo riprendere tutta. Lo dice con semplicità. Ѐ diretta, non parla il politichese e infiamma le platee. Si accende nei presenti alle assemblee la fiammella dell’indignazione. Ci avverte anche sulle possibilità probabili di perdere le elezioni troppo ravvicinate. E che questa prima sconfitta non deve spostare, né svuotare di valore e significato il progetto “Perché noi andiamo avanti lo stesso”.
In tre mesi quasi 200 assemblee ovunque, in ogni Regione, in quasi tutte le città. Il miracolo della raccolta firme in 3 giorni. Migliaia i compagni delle nove realtà presenti nel contenitore all’opera, con un tempo inclemente, a volantinare, buchettare, parlare con tutti alle fermate dei bus e delle metro. A scrivere dazebao e attacchinare manifesti e riattacchinarli laddove qualche mano avversa strappa, lacera, distrugge. Importante evidenziare come Rifondazione comunista e tanti compagni di realtà diverse, ma unite nello stesso fine, si siano impegnati in toto in questo progetto, a prescindere dal risultato elettorale, anche se ci si contava in quel 3%, bisogna ammetterlo. Parte, da subito, il tam tam mediatico, su internet soprattutto. Oscurati per due mesi su tre da tutti i media mainstream.
A ridosso del 4 marzo qualche comparsata di Viola in tv, relegata spesso in zona d’ombra dai conduttori. Una Bianca Berlinguer indecente, vale la pena ricordare la supponenza e l’indifferenza verso Viola, concedendole 20 secondi di intervento, mentre gli altri ospiti sproloquiavano a oltranza. Arriva l’election day. Palp prende 370mila voti, acquisiti in 3 mesi di esistenza nella politica italiana, 120 mila consensi per ogni mese della sua esistenza. Non sono affatto pochi, anche se le piazze, le assemblee in tutta Italia, la rete hanno amplificato in modo esponenziale i consensi. Solo nella mia pagina Facebook ho intercettato più di mille contatti votati a Potere al Popolo. Ripensamento last minute in cabina elettorale? Forse.
E ora? Ora si prosegue con le assemblee, la prossima il 18 marzo al teatro Italia, proprio lì da dove tutto ciò ha avuto inizio. Si prosegue con il lavoro di informazione sui territori. Si prosegue con il diffondere il programma e i contenuti del progetto, si fa esattamente quello che si è fatto dal 18 novembre. Si parla con i lavoratori, si parla con le persone che non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Si dice loro che nessuno si salva da solo. Che per uscire dal tunnel bisogna avere fiducia in altro e oltre. E che le Rivoluzioni non si fanno in un giorno e nemmeno in tre mesi. Sul campo di battaglia bisogna starci e insieme, finché questo progetto d’amore e di lotta non darà i suoi frutti. No, non è obsoleto romanticismo. Ѐ prassi. Perché Potere al Popolo è altro e oltre.