Gent.ma Signora Ferilli, è sera e mentre la osservo in una delle tante trasmissioni tv, mi ritornano in mente le sue parole a difesa della gente comune, la sua contrarietà al Jobs Act e la sua avversità verso chi sfrutta i lavoratori pronunciate durante l’ultima intervista a Ballarò. Così, vedendola sorridente ed allegra in tv, immagino quanto difficile debba essere per lei mostrarsi alle telecamere sapendo di dover rientrare in casa e confrontarsi su questi temi con Suo marito, Flavio Cattaneo – amministratore delegato di Telecomitalia – che percepirà un bonus da 55 milioni di euro da una azienda i cui cinquantamila dipendenti sono in cassa integrazione (cassa integrazione pagata con le tasse dei contribuenti), da anni.
Non posso che pensarla affranta e dilaniata all’idea che il 4% del risparmio ottenuto da suo marito – teste tagliate, dipendenti licenziati o trasferiti nel ramo d’azienda da esternalizzare dal nome originalissimo di “Job center” – verrà da lui intascato e utilizzato per scarpe nuove, abiti alla moda e cene in lussuosi ristornati. A lei, Signora Ferilli, la mia solidarietà pensando quanto debba essere difficile convivere con chi, a favore di un guadagno così alto, ha deciso da un giorno all'altro di eliminare i nidi aziendali, le colonie per i figli dei dipendenti e quella piccola assicurazione che garantiva un sostegno per visite mediche e medicine a chi ha uno stipendio da impiegato.
A lei Signora Ferilli, a lei che ha così a cuore il mondo del lavoro ed i lavoratori – quei lavoratori che con i loro 1400 euro mensili incarnano esattamente lo stereotipo del lavoratore che difendeva a Ballarò – la mia comprensione pensandola mortificata e addolorata nel vedere che suo marito ha mantenuto i privilegi della classe dirigente, i loro bonus da decine di migliaia di euro, le loro Audi e le loro BMW, le loro assicurazioni, i loro checkup medici ed i loro mutui a tasso agevolato mentre costringe i dipendenti a pianificare – fuori da ogni accordo sindacale – i permessi personali fino a dicembre – si i permessi personali, quelli che servono per accompagnare un figlio a scuola in ritardo, per andare dal medico o per andare a trovare un parente malato in ospedale – a prendere le ferie nel periodo più caro dell’anno e ai quali toglierà anche i buoni pasto.
A lei Signora Ferilli, pensandola combattuta tra amore ed etica, tra l’amore verso l’uomo e la rabbia verso il manager che ha addossato non alla dirigenza ma ai dipendenti il conto da pagare degli illeciti dei quali l’Authority ha incolpato l’azienda - punendoli non versando il dividendo azionario stabilito dal contratto – voglio offrire comprensione, vicinanza e disponibilità ad intraprendere qualsiasi lotta voglia manifestare insieme a noi lavoratori.
Con affetto e stima,
Una dipendente Telecomitalia