L’intensificarsi dell’orrenda prassi di ferire volontariamente i giovani palestinesi si rivela un altro spietato elemento della politica di dominio di Israele nei territori occupati. Ancora una volta emerge lo status di impunità di cui godono le forze militari di occupazione israeliane ed i loro governanti.
I palestinesi, in particolare i giovani, sono sistematicamente tenuti nel mirino dalle forze militari israeliane, che occupano i territori palestinesi. E dall’inizio del 2016 si è intensificato un vero e proprio “tiro al bersaglio” ed ha preso la forma di ferimenti e uccisioni arbitrarie mediante l'uso di proiettili veri da parte dell'esercito israeliano, nel contesto di incursioni, arresti, raid militari, ricerche che hanno sempre l’obiettivo di far radunare i giovani ed innescare gli scontri.
Mediante un’istruttoria condotta dal centro per i diritti umani Badil, è stato dimostrato che tali azioni sono decise dal governo israeliano e dai vertici militari: una violazione del diritto internazionale che potrebbe essere classificata come crimini di guerra e contro l’umanità. Tale da richiedere una commissione di inchiesta da parte del Tribunale Penale Internazionale, e da giustificare l’adozione da parte dell’autorità nazionale palestinese di misure di protezione nei confronti della popolazione, poiché questi crimini sono commessi nella cosiddetta Zona A.
Badil, ha avviato un'indagine sui fatti e le azioni svolte dalle forze di occupazione israeliane in Cisgiordania, in particolare nei campi profughi palestinesi che sono stati presi di mira in modo significativo nei mesi di luglio e agosto 2016. L’esame preliminare delle azioni in Dheisheh (Betlemme) e Al-Fawwar (Hebron) dimostra l'uso eccessivo della forza da parte delle forze israeliane contro i giovani palestinesi in particolare, e gli abitanti dei campi profughi in generale.
Il campo profughi di Dheisheh è stato perquisito per tre volte dalle forze israeliane tra la fine di luglio e la metà di agosto. Nel corso di queste tre incursioni 18 giovani di età compresa tra 14 e 27 anni sono stati feriti alle gambe con colpi di arma da fuoco; otto di loro sono stati colpiti al ginocchio e molti altri ad entrambe le gambe. Altri quattro giovani nelle aree circostanti Dheisheh hanno subito spari alle gambe durante queste incursioni. Il 22 agosto, le forze occupanti hanno fatto irruzione nella città di Doha, adiacente a Dheisheh, e hanno sparato a una giovane ragazza accanto al campo. Secondo Badil, dall'inizio del 2016, almeno 30 persone sono state ferite con proiettili veri nel campo di Dheisheh, la maggior parte alle gambe e alle ginocchia. Fonti mediche hanno riferito che queste ferite causano sia disabilità permanenti che temporanee. Inoltre, altre 83 persone sono state ferite con munizioni nell'area di Betlemme durante lo stesso periodo.
Nel caso del campo di Dheisheh, i giovani feriti sono stati anche minacciati da parte del comandante israeliano responsabile della zona, noto come ‘capitano Nidal’, prima, durante e dopo le incursioni, e durante gli interrogatori con i detenuti. Sue le dichiarate intenzioni di rovinare la vita ai giovani del campo: "Farò disabili tutti i giovani del campo", "Vi farò camminare con le stampelle o seduti sulle sedie a rotelle," e ancora, "Farò che la metà sia disabile, e lascerò l'altra metà per spingere le sedie a rotelle, vi farò stare in fila davanti ai bancomat in attesa dei vostri sussidi di assistenza agli invalidi". Uno dei giovani feriti ha detto a Badil che il capitano Nidal gli ha detto di riferire ai suoi amici che "Nidal farà tutti voi disabili."
Al-Fawwar, campo profughi situato a sud di Hebron, è stato perquisito dalle forze israeliane all'alba del 16 agosto 2016. Durante l'invasione, che è durata circa 24 ore, un palestinese di 17 anni è stato ucciso e altri 45 sono rimasti feriti. Le forze israeliane hanno anche saccheggiato le case, mentre i cecchini sono stati posizionati sui tetti di tutto il campo. In risposta a questa incursione, sono scoppiati gli scontri con i residenti, giovani compresi, del campo. L'esercito israeliano ha risposto sparando alla folla con proiettili veri, gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Inoltre, non ha permesso ai medici di intervenire per curare i feriti e ha impedito l’arrivo dei mezzi di soccorso palestinesi per evacuare un giovane gravemente ferito. Alcuni dei feriti sono stati colpiti da proiettili esplosivi sparati dall'esercito israeliano, proiettili illegali secondo le leggi internazionali.
Queste minacce indicano che le azioni dell’esercito di occupazione, non sono incidenti casuali o atti isolati, ma il risultato di una sistematica politica militare israeliana volta a sopprimere la resistenza dei giovani palestinesi, terrorizzandoli con la continua e concreta minaccia di rimanere feriti e permanentemente invalidi o semi invalidi, privati per sempre del loro benessere fisico e mentale.
Le minacce esplicite da parte della leadership dell'esercito israeliano mostrano la determinazione nel continuare a commettere atti criminali contro la popolazione palestinese. Questa politica del governo di estrema destra religiosa che governa in Israele non ha sollevato la reazione degli Stati democratici che straparlano dei diritti umani e del rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, né tanto meno la preoccupazione circa l'adesione delle forze israeliane ai principi del diritto internazionale.
L'uso crescente ed eccessivo della forza contro i palestinesi è allarmante e illegale, come lo è la stessa occupazione secondo il diritto internazionale. Questi casi di ferimento intenzionale si aggiungono alle azioni analoghe che avvengono in altri campi profughi, come Aida, al-Arroub, Kalandia, Am'ari e in tutta la Cisgiordania in generale e dimostrano che questi cosiddetti “incidenti” (come vengono descritti da parte dei governanti israeliani) non sono altro che il proseguimento della pulizia etnica iniziata nel lontano 1947/48 contro il popolo palestinese e l'implementazione delle minacce del criminale capitano Nidal.
Queste gravissime e programmate violazioni del diritto internazionale, dovrebbero invece obbligare gli Stati terzi e le altre agenzie incaricate di agire immediatamente e con la massima concretezza per porre fine a questo status di impunità, di cui godono le forze militari di occupazione israeliane ed i loro governanti.