Strasburgo 9 ottobre: il Parlamento europeo, convocato in seduta plenaria per un ordinario dibattito sulle priorità del semestre di presidenza ungherese, è stato invece investito da uno show tra la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e Viktor Orban, Presidente Ue per il secondo semestre del 2024.
Nel dibattito, entrambi hanno offerto una prova eloquente che nell’Unione europea persiste una crisi politico-ideologica che difficilmente potrà essere risolta a breve. Orban, avvocato e politico ungherese, è il Presidente del Consiglio dell'Unione europea per il secondo semestre del 2024 ed è Primo ministro dell'Ungheria dal 2010, ma è anche il Presidente di Fidesz, l’Unione Civica Ungherese, partito politico ungherese di destra, nazional-conservatore, populista e illiberale. Von der Leyen, politica tedesca, è la Presidente della Commissione europea dal primo dicembre del 2019 ed è membro della CDU, noto partito tedesco di destra.
I due massimi esponenti dell’Ue hanno presentato opposte visioni per il futuro dell'Europa e hanno messo a nudo una forte antipatia reciproca, molto personalizzata che non è soltanto per le posizioni politiche correnti sulle tematiche in discussione ma proprio per le opposte ideologie che rappresentano nel parlamento europeo anche se sono ambedue di destra. Diciamo subito che la montagna dei contrasti che si è alzata con attenzione mediatica internazionale su un punto potrebbe declinare verso zero, ovvero quello del pieno accordo per la gestione degli hub per lo stazionamento dei migranti, già attivi in Paesi extra-Ue con gli accordi con la Turchia e con il noto accordo stipulato nei mesi scorsi tra l’Italia e l'Albania, che è diventato recentemente operativo anche se non è contemplato nei trattati Ue. In pratica questi accordi rappresentano processi di esternalizzazione delle frontiere dell'Ue, che Orban ha, con piena convinzione, presentato nella sua relazione. Tanto che il tema rappresenta la priorità della sua presidenza Ue con la quale vorrebbe riconquistare alleanze e fiducia, che, come è noto, si sono incrinate nei suoi confronti negli ultimi anni.
Nella sua relazione, Orban non ha denunciato la totale subalternità politica dell’UE agli USA e non ha presentato una realistica proposta per una soluzione politica del conflitto in corso tra l’Ucraina e la Russia. Com’è noto l’Ucraina è sostenuta dalla NATO e dagli Usa oltre che dalla UE. Orban ha parlato dei temi economici e ha criticato la scarsa competitività dell’UE, citando il rapporto Draghi che condivide; tuttavia ha affermato che questo rapporto risulta però meno convincente per le soluzioni proposte, dichiarandosi, invece, per la “neutralità economica” che per lui deve essere una scelta dell’UE, e che in sintesi ritiene debba essere un'autonomia strategica. In questa relazione Orban non ha però chiarito come questa autonomia strategica dovrebbe realizzarsi. La sua proposta è che l'Europa deve fare i propri interessi e non quelli degli Stati Uniti, né quelli della Cina, sottolineando che gli investimenti europei in ricerca e sviluppo sono esigui rispetto a quelli della Cina e degli Usa e che gli oneri amministrativi sono troppo elevati per le imprese. Sul tema dell'allargamento dell’Ue ha ribadito il suo appoggio alla Serbia, la quale è governata dal suo alleato Aleksandar Vučić, che è alquanto in bilico tra lo schierarsi esplicitamente con l’Ue e, quindi, con l’Occidente oppure con la Federazione russa. Orban ritiene che senza i Balcani l'Europa non sarà completa, l’ingresso in Ue era stato promesso 20 anni fa e l'allargamento dell’Ue senza la Serbia non è possibile.
Sulle presidenziali americane Orban non ha dubbi, è schierato con Trump e sul conflitto in Ucraina, che in questi due anni è stato il vero punto dolente dei suoi rapporti con Bruxelles e con gli altri leader europei, è per il sostegno all'Ucraina. Ha ricordato che L'Ungheria ha lanciato il più grande programma umanitario per aiutare l'Ucraina dando accoglienza a tutti i rifugiati. Ha inoltre messo in evidenza che ancora oggi l’Ungheria ha migliaia di persone ucraine che vivono nel Paese e che sono state aperte scuole in lingua ucraina per loro. Ha messo in evidenza il tema dei visti più facili per i russi per entrare in Europa, mentre sul cessate il fuoco ha detto che non si può vincere la guerra sul campo di battaglia e se non c'è una politica sottostante non si fa altro che perdere, ma Orban, in questi mesi, si è messo varie volte di traverso rispetto alla concessione di fondi europei in favore di Kiev. Riguardo ai due Stati in conflitto ha messo in evidenza che entrambi i leader di Ucraina e Russia non sono pronti a optare per la pace e pensano che il tempo sia dalla loro parte, in pratica non vogliono un cessate fuoco perché tutti e due contano di vincere e questo non è nell'interesse dell'Europa. La proposta di Orban è creare un patto congiunto, che includa Ue, Cina e Brasile, in grado di influenzare i due Paesi ad arrivare a un cessate il fuoco. Nell'attesa che si concretizzi questa soluzione, secondo Orban, il sostegno militare all'Ucraina dovrebbe restare una decisione dei governi nazionali, escludendo quindi i vincoli tra gli Stati membri dell’Ue. La priorità di Orban è quella degli hub per i rimpatri dei migranti, su questo punto è totalmente allineato a sua "sorella" (come lui l'ha definita) Giorgia Meloni. La migrazione può essere fermata solo in un modo, quello della costruzione degli hot spot esterni all’Ue. Bisogna pertanto accordarsi sul fatto che chi vuole entrare in Ue deve sostare al di fuori dell’Unione e attendere il permesso per entrare. L'obiettivo dell'Ungheria è di esternalizzare in maniera ancora più sistematica le frontiere dell'Ue. L'alternativa è la rinuncia a Schengen, il patto che ha garantito in questi anni la libera circolazione delle persone negli Stati dell'Ue, Orban ritiene che la sua sospensione potrebbe trasformarsi in un’arma di ricatto per ridurre le non poche resistenze sugli hot spot esterni per i migranti.
Subito dopo Orban ha parlato la von der Leyen. La risposta alle critiche di Orban ha messo in evidenza le contraddizioni di quest’ultimo per quanto riguarda l'economia. La von der Leyen ha detto che l'Ungheria si sta dirigendo in direzione opposta ai principi dell’Ue, in quanto si sta allontanando dal mercato unico e sta aumentando le tasse per le aziende europee, imponendo quindi restrizioni alle esportazioni. Ha detto che un governo dell’Ue non può avere fiducia nelle imprese europee se esse vengono sottoposte a ispezioni arbitrarie o se ne blocca i loro permessi, oppure se gli appalti pubblici vanno per lo più a un piccolo gruppo di privilegiati, questo crea incertezza e mina la fiducia degli investitori. Per quanto riguarda l'energia, ha difeso i risultati dell’Ue nel ridurre la dipendenza degli Stati membri da Mosca e ha accusato l'Ungheria di cercare vie alternative per acquistare i combustibili fossili dalla Russia. Budapest è attualmente esentata dal divieto dell'Ue sul petrolio russo e la Russia, secondo la von der Leyen, ha dimostrato più volte di non essere un fornitore affidabile. Quindi non ci possono essere più scuse, chi vuole la sicurezza energetica dell'Europa deve innanzitutto contribuirvi.
Sul tema dell'immigrazione, von der Leyen ha criticato aspramente il governo di Orban per aver esteso il programma della carta nazionale per i cittadini russi e bielorussi e per aver firmato un accordo di sicurezza con Pechino, che consente agli agenti di polizia cinesi di stazionare in Ungheria. Per la von der Leyen tutti vogliono proteggere in modo più efficace le frontiere esterne europee, ma si avrà successo solo se si lavorerà in modo coordinato contro la criminalità organizzata e se si mostrerà solidarietà tra le diverse nazioni europee. Si chiede inoltre come sia possibile che il governo ungherese inviti i cittadini russi ad entrare nell’Unione, senza fare ulteriori controlli di sicurezza. Questo a suo avviso rende il nuovo sistema di visti ungherese un rischio per la sicurezza, non solo dell'Ungheria ma di tutti gli Stati membri. Il governo ungherese, permettendo alla polizia cinese di operare sul proprio territorio, per la von der Leyen mette a repentaglio la sicurezza europea invece di difenderla, determinando una porta di servizio per promuovere le interferenze straniere nell’Ue.
L’Unione europea è stata organizzata seguendo motivazioni economiche-finanziarie per agevolare al massimo le grandi multinazionali mondiali, che non a caso hanno le loro sedi anche a Bruxelles. La principale vocazione dell’Ue è, quindi, quella di rilanciare di continuo affari economici che coinvolgano i vari Stati. Nella fase in corso ci sono contrapposizioni con Orban e l’Ungheria, ma sono in massima parte non di peso politico, perché basta vedere come gli Stati dell’Ue sono quasi tutti in pieno accordo per la costituzione degli hub per lo stazionamento dei migranti fuori dall’Ue. Questo nonostante che, appena è entrato in funzione l’hotspot di Shengjin in Albania voluto e finanziato dall’Italia, si è avuta quasi in tempo reale un pronunciamento della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento di 12 migranti che erano stati lì stazionati. La motivazione è che la Corte di Giustizia Ue di Lussemburgo con una sentenza del 4 ottobre ha determinato che il diritto dell'Unione europea non consente attualmente agli Stati membri di designare come Paese sicuro solo una parte del territorio del Paese terzo interessato. Al di là di come la questione si evolverà, è chiaro che le problematiche dei migranti dovranno essere gestite a livello legale perché chiedere asilo è un diritto internazionale valido sempre e per tutti.
Per quanto riguarda il conflitto bellico in corso tra l’Ucraina e la Russia non è previsto un suo arresto a breve perché è inserito in un contesto politico-economico dell’Ue che è impegnata a investire per innovare e aumentare i sistemi di difesa, soprattutto a livello di armi nucleari. Si tratta di scelte strategiche supplementari rispetto alla difesa convenzionale, che vedono l’Ue protagonista nella Nato, che è già presente in tutti i suoi Paesi con basi. Ursula von der Leyen svolge un ruolo obiettivamente di garante per la Nato e deve promuovere continui affari per le aziende degli armamenti, che, in silenzio, sono la priorità dell’Ue.
Tra un paio di mesi Orban non sarà più il Presidente Ue di turno e i contrasti montati mediaticamente, che questo show di Strasburgo ha evidenziato, verranno azzerati oppure, se persistenti, saranno oscurati. Intanto Orban ha potuto rilanciare la propria immagine di nazionalista, avendo un ruolo di contrasto più mediatico che reale, sebbene l’Ungheria, come tutti gli Stati Ue, abbia la sua autonomia a livello di economia corrente e condivida il mercato unico europeo. Sul conflitto tra Ucraina e Russia Orban non ha di fatto preso una posizione chiara e non ha proposto esplicitamente una soluzione di pace. Secondo lui si dovrebbe coinvolgere la comunità internazionale, il che significa che non vuole presentare nessuna proposta per mettere fine al conflitto. Questa sua posizione è di facciata perché in pratica è un alleato della Russia, almeno a livello commerciale, e sa bene che i territori, che ora sono della Federazione russa, non ritorneranno mai all’Ucraina. Orban però non ne ha parlato e al riguardo non dice mai nulla. Il non aver fatto nessuna scelta come Presidente di turno della Ue è stata un’occasione persa per avviare dei negoziati di pace. Il conflitto tra Ucraina e Russia è al momento un motore che mette in moto i processi di economia di guerra della Ue, con il fine di sottrarre risorse finanziarie destinate ai servizi primari nei singoli Stati e dirottarle verso gli investimenti per nuovi sistemi di difesa. L’obiettivo dell’Ue con questo show di Strasburgo tra von der Yen e Orban è stato quello di mascherare queste scelte dell’Ue, anche se ormai sono note ma non ancora riconosciute da tutti.