Il 4 maggio, proprio mentre si preparava lo sciopero dei dipendenti TIM, che si sono mossi con i pullman da varie parti del paese per andare a far sentire la loro voce all'assemblea degli azionisti a Rozzano, Riccardo, un delegato RSU nonché membro degli autoconvocati è stato fatto oggetto di una grave contestazione disciplinare che potrebbe portare al suo licenziamento. Le sigle sindacali, indipendentemente dallo schieramento interno all'azienda, hanno espresso la propria solidarietà al compagno vigliaccamente attaccato. Anche alcuni esponenti politici, tra cui il neo-segretario di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, hanno espresso la loro condanna per quella che non può che essere definita come una vera e propria rappresaglia.
L'attacco perpetrato giunge durante un momento di mobilitazione che dura da ottobre, da quando la Telecom Italia, per voce del suo Responsabile delle Relazioni Sindacali, dott. Miceli, ha disdetto il contratto integrativo e contestualmente “proposto” un nuovo accordo aziendale. Un’aggressione ai diritti e al salario perpetrata da un management che già in precedenza si era dimostrato sordo ad ogni tipo di sollecitazione e che ha progressivamente innalzato il livello dello scontro per arrestare la marea rossa che stava prendendo possesso di strade, ingressi aziendali e social networks emanando un regolamento aziendale in cui si intima ai dipendenti di non danneggiare in alcun modo l’azienda con espressioni o la condivisioni di pensieri e opinioni contrari alla Direzione.
I lavoratori, tuttavia, non si sono fatti intimidire e hanno continuato a far sentire la propria voce. Tra questi c’è anche Riccardo che il 15 marzo, in commissione attività produttive della Camera dei Deputati, in undici minuti, di fronte a quel Guglielmo Epifani che ha detto sì al Jobs Act, ha ricordato alcune semplici verità. La prima è che siamo di fronte ad un’azienda privata che è incapace, piani aziendali alla mano, di perseguire l'interesse pubblico, con gravi ripercussioni per la collettività anche di tipo economico. La seconda è che siamo di fronte ad un’azienda che agli investitori dichiara di godere di ottima salute mentre chiede allo Stato gli aiuti connessi all’attivazione dei contratti di solidarietà e ai lavoratori di rinunciare a ferie e permessi retribuiti. Contratti di solidarietà che vengono usati per aumentare l’efficienza distruggendo la “buona” occupazione in favore dei voucher. La terza è l’indecente silenzio mass-mediatico che accompagna le mobilitazioni sindacali e autoconvocate dei lavoratori, emblematico della tenuta democratica non solo del Paese ma anche della sua principale azienda di telecomunicazioni.
A Riccardo contestano le sue parole per colpire la capacità di resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori. A lui e a tutti loro va la nostra massima solidarietà ed il nostro appoggio.