Sangue, sangue e ancora sangue

Gli Usa non ritengono possibile una tregua in Palestina e pongono il veto alle nazioni unite, aprono nuovi conflitti e la Germania riconverte la propria economia in economia di guerra. Passo e chiudo


Sangue, sangue e ancora sangue

Trentamila morti, molti dei quali bambini ma per gli USA “non è il momento di una tregua”. Che schifo. Che criminali. Per la quarta volta il Paese capofila dei guerrafondai ha posto il veto all’ONU su una risoluzione, questa volta presentata dall'Algeria, che chiedeva l’immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza. E’ dall’inizio del conflitto che gli statunitensi prendono in giro il mondo intero, si riempiono la bocca di pace con i proclami ipocriti dell’ormai poco lucido presidente Biden e poi invece operano concretamente per tenere non solo aperto il conflitto -continuando per giunta a vendere armi ad Israele- ma ne aprono di nuovi come quello in Yemen

Solo pochissimi anni fa nell’agosto del 2021 Biden ha ordinato il ritiro delle sue truppe dall'Afghanistan e a molti osservatori questa è apparsa come una svolta pacifista del vecchio inquilino della Casa Bianca. Neanche per sogno, solo pochi mesi dopo, con l’inizio della guerra in Ucraina è riapparso il vero volto dell'imperialismo guerrafondaio nordamericano. Come seguendo un copione già scritto, avendo armato e preparato da tempo l’esercito ucraino portando avanti una politica di continue provocazioni -riconosciute anche dal Papa- ai confini con le regioni separatiste del Donbass e di riflesso verso la Russia,  hanno fatto di tutto affinché scoppiasse, con tutta la tragicità possibile, un conflitto nel cuore dell’Europa che tuttora è ritenuto cruciale nella politica estera americana. Diversi osservatori indipendenti infatti notano, tanto per discutere dell’ultimissimo passaggio in ordine di tempo, che persino la morte di Navalny è servita proprio come sprono versi i repubblicani per sbloccare i fondi destinati all’Ucraina fermi al congresso da mesi. Poche ore dalla morte del c.d. “dissidente russo” infatti è stato proprio Biden a proporre nuove sanzioni e lo sblocco delle armi facendo leva su questa morte su cui si adombrano non pochi sospetti. Quello ucraino appare sempre più un fronte di guerra perso ma tenuto volutamente e irrazionalmente aperto per ragioni imperialistiche, a nostre spese e soprattutto a spese della popolazione ucraina e russa. Ma si sa che secondo gli standard occidentali la pace si fa con la guerra e così anche nel tragico fronte palestinese per arrivare ad una tregua bisogna versare, secondo questa logica criminale e terroristica, tutto il sangue possibile, soprattutto quello più innocente dei bambini. Non c’è due senza tre, quattro, cique…quando i “Rambo” decidono di scendere in campo - laggasi pure industrie militari - i fronti non bastano mai e dunque non bastavano già due fronti di guerra, quello ucraino e quello palestinese, ma subito ne è stato aperto un altro contro lo Yemen, colpevole - questo si di una cosa proprio inaccetabile per l’imperialismo - di ritardare la rotazione del capitale bloccando le navi commerciali. Resta solo da chiedersi a che punto sia il conto alla rovescia per il fronte dell’indo-pacifico. In Germania il dibattito sul riarmo, velocizzato dalle dichiarazioni di Trump su una possibile uscita degli USA dalla NATO,  è ormai divenuto pubblico e diversi ministri dell’attuale governo tedesco parlano chiaramente della necessità di accelerare persino su una possibile dotazione atomica per tutta l’Europa, riconvertendo già nel prossimo futuro l’economia verso un sistema di bilancio orientato alla guerra. Dunque la guerra diviene sempre più l’elemento centrale e regolatore nell'attuale fase politica ma d’altronde finchè il potere rimarrà nelle mani dei borghesi non potrà essere altrimenti: guerra, violenza e terrore è il loro mondo, lontano anni luce dalle ormai esaurite spinte progressiste, il capitalismo è divenuto solo sinonimo di barbarie. Prima i popoli prenderanno coscienza di ciò e prima potremo uscire da questa barbarie.

23/02/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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