Biden, dopo che il proprio partito ha perso le elezioni contro Trump, ha tolto le restrizioni all’uso dei missili a lungo raggio ATACMS per l’Ucraina. Agli americani seguirà il Regno Unito che non aspettava altro che il via libero americano per consentire all’Ucraina l’utilizzo dei propri missili a lungo raggio, gli Storm Shadow, per colpire il territorio russo. L’Ucraina potrà utilizzare queste armi per colpire la Russia sul suolo russo, non solo sui territori che appartenevano all’Ucraina prima del 2014. Questa azione è una forzatura dell'amministrazione Biden, poiché a gennaio dovrebbe entrare in carica la nuova amministrazione, mentre questa decisione potrebbe compromettere la realizzazione delle decisioni politiche della futura amministrazione Trump, che aveva promesso di arrivare a una pace con la Russia e, invece, potrebbe trovarsi in condizioni di non poter più fare quello che avrebbe voluto fare. Non che il piano di Trump fosse molto consistente e realistico, in quanto prevedeva sostanzialmente un congelamento del conflitto per far riarmare a spese degli alleati europei l’Ucraina, che lo sta perdendo. Quindi era assai improbabile che la Russia avrebbe accettato questo piano di pace, dopo la beffa degli accordi di Minsk, usati a suo tempo, come dichiarato dai garanti europei Hollande e Merkel, per guadagnare tempo al fine di riarmare l'Ucraina, dopo la rotta al fronte contro i separatisti del Donbass. Tuttavia questa scelta è un grave atto dell'amministrazione dimissionaria che non dovrebbe arrogarsi queste decisioni politiche, che invece spetterebbero all'amministrazione che entrerà in carica a gennaio. Non è un caso che il deputato repubblicano del Kentucky, Thomas Harold Massie, abbia chiesto l’impeachment di Biden per questa scelta.
Perché la decisione potrebbe compromettere ogni possibile piano di pace e portare a una guerra tra Nato e Russia? Queste armi a lungo raggio, i missili ATACMS, consegnate già da tempo da parte degli americani agli ucraini possono essere usate per colpire il territorio russo, con un raggio di circa 300 km dal luogo di lancio. Possono inoltre essere lanciate da parte di dispositivi molto mobili come i lanciatori HIMARS, consegnati già in gran numero in questi anni di conflitto. Il numero di missili ATACMS dati e consegnabili all’Ucraina è abbastanza esiguo per poter cambiare le sorti del conflitto; tuttavia la Russia, tramite le dichiarazioni del presidente Putin, ha fatto capire per quale motivo considera questa consegna come un cambio di natura del conflitto, e non a caso contro questa possibilità si è affrettata a modificare la propria dottrina nucleare per mandare un chiaro segnale ai leader politici Occidentali. Leggiamo le dichiarazioni di Putin, rilasciate il 12 settembre dal Forum Internazionale delle Culture Unite a San Pietroburgo, che spiegano molto bene per quale motivo la Russia considera questo atto una linea rossa non superabile da parte dell’Occidente: "Non stiamo parlando di permettere o vietare al regime di Kiev di colpire il territorio russo. Lo colpisce già con l'aiuto di veicoli aerei senza pilota e altri mezzi. Ma quando si tratta di utilizzare armi di precisione a lungo raggio di fabbricazione occidentale, la storia è completamente diversa.
Il fatto è che - ne ho già parlato e tutti gli esperti lo confermeranno sia qui che in Occidente - l'esercito ucraino non è in grado di colpire con i moderni sistemi a lungo raggio ad alta precisione di produzione occidentale. Non può farlo. Ciò è possibile solo utilizzando i dati di intelligence provenienti dai satelliti, che l'Ucraina non possiede, si tratta di dati provenienti solo dai satelliti dell'Unione Europea o degli Stati Uniti, in generale, dai satelliti della Nato. Questo è il primo motivo.
Il secondo e molto importante, forse la chiave, è che le missioni di volo di questi sistemi missilistici possono, infatti, essere effettuate solo da personale militare dei paesi Nato. Il personale militare ucraino non può farlo. Pertanto non si tratta di permettere o meno al regime ucraino di colpire la Russia con queste armi. Si tratta di decidere se i paesi della Nato siano direttamente coinvolti in un conflitto militare oppure no.
Se questa decisione verrà presa, non significherà altro che la partecipazione diretta dei paesi della Nato, degli Stati Uniti e dei paesi europei alla guerra in Ucraina. Questa è la loro partecipazione diretta e questo, ovviamente, cambia in modo significativo l'essenza stessa, la natura stessa del conflitto.
Ciò significherà che i paesi della Nato, gli Stati Uniti e i paesi europei saranno in guerra con la Russia. E se è così, allora, tenendo presente il cambiamento nell'essenza stessa di questo conflitto, prenderemo le decisioni appropriate in base alle minacce che verranno create contro di noi" [1].
In pratica l'utilizzo di queste armi da parte ucraina per colpire la Russia sarebbe un’operazione di facciata, in quanto le armi sarebbero della Nato, a selezionare gli obiettivi sarebbe la Nato, a guidarle nel colpire gli obiettivi russi la Nato. Di fatto la Nato sarebbe direttamente in guerra con la Russia, come se avesse schierato del proprio personale militare sotto propria bandiera in Ucraina. Non si capisce quindi perché se la Nato potrebbe colpire il territorio russo con proprie armi nelle retrovie da cui partono i bombardieri e i missili russi, non potrebbe fare altrettanto la Russia colpendo la Nato sul proprio territorio dove sono prodotte, stoccate e guidate le armi della Nato che attaccano la Russia dall’Ucraina. Putin è stato più chiaro sul nuovo corso della guerra per la Russia firmando il 19 novembre il decreto presidenziale n. 991, che prevede la modifica della dottrina nucleare russa e al paragrafo 19 recita: “Le condizioni che determinano la possibilità che la Federazione Russa utilizzi armi nucleari sono:
a) ricezione di informazioni attendibili sul lancio di missili balistici che attaccano i territori della Federazione Russa e (o) dei suoi alleati;
b) l’uso da parte del nemico di armi nucleari o di altro tipo di distruzione di massa sui territori della Federazione Russa e (o) dei suoi alleati, su formazioni militari e (o) oggetti della Federazione Russa situati al di fuori del suo territorio;
c) l’impatto del nemico sulle strutture statali o militari critiche della Federazione Russa, il cui fallimento porterà all’interruzione delle azioni di risposta delle forze nucleari;
d) aggressione contro la Federazione Russa e (o) la Repubblica di Bielorussia come partecipanti allo Stato dell'Unione con l'uso di armi convenzionali, creando una minaccia critica alla loro sovranità e (o) all'integrità territoriale;
e) ricezione di informazioni attendibili sul lancio (decollo) massiccio di armi d'attacco aerospaziali (aerei strategici e tattici, missili da crociera, velivoli senza pilota, ipersonici e altri ) e sul loro attraversamento del confine di stato della Federazione Russa” [1]. Il documento al paragrafo 11 sostiene che “l’aggressione contro la Federazione Russa e (o) i suoi alleati da parte di qualsiasi stato non nucleare con la partecipazione o il sostegno di uno stato nucleare è considerata un loro attacco congiunto” [1]. Tutto ciò è avvenuto in risposta alla decisione di Biden e all’attacco nella notte tra il 18 e il 19 novembre con missili ATACMS, consegnati precedentemente all’Ucraina, alla regione russa di Bryansk. Se queste azioni militari dovessero proseguire la Russia potrebbe colpire non solo l’Ucraina, ma qualsiasi paese della Nato.
Il governo Meloni, nonostante il segretario Nato Mark Rutte ha dichiarato che ogni paese dell’alleanza deciderà autonomamente se dare il consenso o meno all’uso delle proprie armi a lungo raggio all’Ucraina, si è schierato di fatto con la decisione di Biden e sta portando l’Italia in una guerra, che potrebbe diventare nucleare, con la Russia senza passare per il Parlamento, violando apertamente la Costituzione che prevede all’articolo 78 che sia il Parlamento a decidere lo stato di guerra e a dare al governo i poteri necessari. Nella situazione attuale, che rischia di volgere verso una guerra aperta tra Nato e Russia, anche nucleare, in un tempo forse breve e, soprattutto, in modo imprevedibile, la parola d’ordine del non fornire più armi a Kiev potrebbe diventare inadeguata alla fase. In questa situazione, di diventare in modo imprevedibile bersagli di attacchi di ritorsione russi, l’unica parola d’ordine necessaria da subito nel movimento contro la guerra, purtroppo non adeguato alla possibile evoluzione del conflitto, è l’uscita dell’Italia dall’alleanza belligerante, ovvero la Nato, e la revoca di ogni concessione di base militare sul suolo italiano agli stati belligeranti. È infatti cosa nota ai russi che spesso gli aerei spia Occidentali, che individuano gli obiettivi per gli attacchi ucraini in territorio russo e guidano le armi nel raggiungimento dei loro obiettivi, partono anche dalla base italiana di Sigonella. Senza contare che, in un’eventuale guerra con la Russia, l’Italia e le basi sul suo territorio agirebbero da portaerei inaffondabile nel Mediterraneo. Tutto ciò rende il nostro Paese un obiettivo legittimo e militarmente rilevante per gli attacchi russi. Questo non vuol dire che da domani saremo bersagliati da missili russi, ma che lo potremo essere in modo imprevedibile, perché la natura del conflitto sta mutando. Sebbene la Russia, all’inizio, potrebbe intensificare gli attacchi sull’Ucraina non è possibile escludere che i missili russi possano raggiungere successivamente i paesi Nato, compresa anche l’Italia. Non a caso il 21 novembre i russi hanno lanciato un missile balistico intercontinentale [2] con testata convenzionale da Kapustin Yar nella regione di Astrakhan sul Mar Caspio contro la città ucraina di Dnepropetrovsk, ovvero da una distanza di circa 1000 km, che è stata percorsa in meno di 5 minuti di tempo. Secondo gli ucraini il lancio di questo missile, che pare abbia centrato il suo obiettivo, è un segnale per l’Occidente. Questa ipotesi è stata confermata da Putin in persona, che ha avvertito gli Stati Uniti sul fatto che il conflitto sarà globale e non confinato, come questi sperano, alla sola Europa.
Note
[1] Testo tratto dal canale Telegram di Saker Italia.
[2] Il missile utilizzato, stando alle dichiarazioni ufficiali russe, è il missile balistico ipersonico Oreshnik, che ha una gittata di circa 6000 km. Questo tipo di missile balistico può essere armato con testate convenzionali o nucleari. Non sono noti precedenti lanci, anche di prova, di questo missile.