Irrazionalità, censura, oligopolio, nel mondo della stampa italiana

I massacri della guerra, decontestualizzati dalla storia, vengono tutti imputati, aprioristicamente alla Russia, senza alcuna indagine. L’esercito ucraino può fare tutto, anche massacrare i civili, tanto è completamente supportato da una stampa internazionale che la sostiene.


Irrazionalità, censura, oligopolio, nel mondo della stampa italiana Credits: https://it.videogamer.com/

 

Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa all’Ucraina, il grosso del mainstream italiano ed europeo, in stretta collaborazione con gli apparati della burocrazia statale, si è scatenato in una campagna russofobica e guerrafondaia alimentata da false notizie, reportage sensazionalistici, veri e propri show mediatici come quelli operati dall’attore Zelensky in tutti i Parlamenti occidentali, fino all’assemblea dell’Onu. Il dato più interessante è che, nonostante questo gigantesco apparato informativo internazionale, nonostante le pressioni politiche, i ricatti e le intimidazioni verso chi – anche su posizioni diverse – è contrario all’arruolamento militare occidentale e russofobico, la maggioranza degli italiani continua a essere contraria all’invio delle armi all’esercito ucraino, così l’Anpi e, almeno per ora, la più grande confederazione sindacale italiana, la Cgil.

Ciò che maggiormente colpisce della stampa italiana è il profondo e inestricabile livello di coordinamento con le agenzie europee e statunitensi che operano in stretta connessione con l’esercito ucraino e con la sua tattica militare egemonizzata dai battaglioni neonazisti e dai vertici della Nato. La guerra in corso si conduce quasi esclusivamente nel Donbass, una regione abitata prevalentemente da persone di lingua russa che non ne vogliono sapere di vivere in uno Stato controllato da forze razziste che vorrebbero estirpare completamente ogni elemento della cultura e della lingua russa che quelle persone parlano da secoli. I battaglioni ucraini, seguendo la peggiore tradizione nazista da cui sono ispirati, invece di combattere apertamente contro l’esercito russo, usano la popolazione civile del Donbass, che hanno sempre disprezzato, come scudo umano per difendersi dai russi, sparandogli contro e usando le loro abitazioni come rifugio. I vigliacchi sanno benissimo di essere coperti da un apparato mediatico internazionale che li fa apparire come eroi e che distorce completamente la realtà, che inventa di sana pianta o distorce massacri contro i civili per giustificare l’aumento degli armamenti ai nazisti e la conseguente escalation militare.

La stampa italiana per giustificare questa profonda distorsione della realtà opera su tre livelli. Il primo è quello della costruzione politicamente orientata dei fatti. I massacri della guerra, decontestualizzati dalla storia, vengono tutti imputati, aprioristicamente alla Russia, senza alcuna indagine. L’esercito ucraino può fare tutto, anche massacrare i civili, tanto è completamente supportato da una stampa internazionale – in particolare nei paesi occidentali – che la sostiene, che fa da megafono a una delle due parti nel conflitto e, specificatamente, a quella nazista. I servizi di Giorgio Bianchi da Mariupol ci hanno dimostrato, con lunghi filmati e serrate interviste sul campo, il significato vero di questa guerra e la sua evoluzione reale.

Personalmente ritengo che questo primo livello della guerra mediatica sia il più potente poiché costringe le persone a riflettere e a discutere su un evento con un impatto emotivo potente non sapendo mai chi l’ha causato e perché. Agli occhi delle persone il fatto criminale, attribuito sempre a una parte, distoglie la mente dal ragionamento, si impone come una prova assoluta dell’orrore perpetrato dai cattivi e impedisce una confutazione. L’unica obiezione che si può porre all’interlocutore è che bisogna indagare, accertare, verificare. A questo punto interviene il secondo piano dell’azione propagandistica: non ci si può fidare dei russi. Lo schema è quello classico: il regime russo è tirannico, Putin è un despota imperiale, il popolo ucraino è tutto impegnato in una guerra eroica di liberazione contro il tirannico invasore e il regime filonazista ucraino viene magicamente trasformato in un campione di libertà. Il fatto che in Ucraina ci sia la legge marziale per tutti i cittadini – compresi quelli delle regioni del Donbass controllate dai nazisti – viene sottaciuto, l’eliminazione sistematica di 11 partiti politici di centro e sinistra non esiste, la messa al bando del Partito Comunista e del Partito delle Regioni nel 2014 è semplicemente cancellata, non merita menzione. È un’informazione da trafiletto oppure si tratta di notizie da testate online, da screditare come complottiste. Il fatto, tuttavia, esiste e non può essere cancellato.

Un dato che non può essere del tutto eliminato, poiché evidente come la luce del sole, è la fortissima presenza di formazioni neonaziste in Ucraina e della loro consistente penetrazione nell’esercito. A questo punto intervengono gli opinionisti e si apre il dibattito, anche nelle televisioni e nel cosiddetto mainstream. Emergono voci dissonanti, la Nato e gli Usa concedono alle diversificate anime del capitalismo italiano e della società civile quel piccolo margine di libertà che si concede a uno Stato subimperialistico. Alcune testate di destra, orfane di Trump e del ruolo che aveva concesso al capitalismo italiano e tedesco di commerciare con la Russia per avvicinarla all’Europa in funzione anticinese, si sentono colpite, fanno emergere le contraddizioni, mettono in luce la subalternità dell’imperialismo europeo rispetto all’amministrazione statunitense, dando voce anche a quelle componenti genuinamente antimperialiste che mettono in luce la follia della strategia Usa in Ucraina e delle pesanti compromissioni naziste. Non sapendo cosa rispondere, incapaci di argomentare rispetto alle menzogne che quotidianamente propinano per assicurarsi un posto al sole, i politici e gli opinionisti guerrafondai, legati stavolta in modo particolare al Pd e a Fratelli d’Italia, adottano il metodo dell’intimidazione. Lo abbiamo visto con l’Anpi, rea di aver criticato l’invio delle armi, lo vediamo con la diffamazione di Luciano Canfora e Angelo D’Orsi e anche del moderato Orsini. Qui si usa il classico schema ereditato dagli interventisti della Prima guerra mondiale: il complotto col nemico. Chi porta argomenti che potrebbero favorire il nemico va bollato, escluso dalla comunità, trattato come un paria. Esiste un unico fatto: la Russia ha aggredito uno “Stato democratico” bisogna sostenere l’eroica lotta nazista trasfigurata in lotta di popolo: chi non si conforma a questa verità è fuori. Questo schema è stato utilizzato anche nel Parlamento europeo di fronte all’intervento della deputata Francesca Donato che metteva in luce tutte le contraddizioni dell’escalation militare e a cui rispondeva la presidente di turno Paola Picerno affermando che quelle tesi dovevano essere bandite dal Parlamento europeo in quanto lo stesso era incondizionatamente a favore del governo ucraino. In questa feroce campagna menzognera l’elemento più inquietante – presente implicitamente già dal 2014 – è la riabilitazione del nazismo che, coniugato alla paranoia russofobica e nazionalista, porta gradualmente alla distorsione degli eventi della Seconda guerra mondiale e alla celebrazione degli alpini che combattevano in Russia al fianco dei tedeschi.

Non dobbiamo mai dimenticare che la propaganda è una parte della politica e dalla politica prende le mosse. Il punto fondamentale non è solo quello di demistificare il tratto becero di quest’azione a reti unificate, di quest’ondata d’irrazionalismo che dall’alto ci sta travolgendo. Se una parte consistente dell’opinione pubblica non segue la follia guerrafondaia delle proprie classi dirigenti è perché percepisce il pericolo di un’escalation militare in Europa, perché avverte istintivamente il peggioramento delle condizioni sociali alimentato da un élite politica che, pur di mantenere intatti i propri privilegi, tende a scaricare tutte le contraddizioni della guerra verso le classi più popolari e arriva ad affermare apertamente che per la guerra della Nato bisogna sacrificare anche i minimi standard di benessere che si sono conquistati. Il presidente del Consiglio non si è fatto problemi a cadere nel ridicolo con le sue affermazioni. Il cuore della lotta contro la propaganda non è solo la controinformazione ma la politica, il conflitto di classe nonché l’orizzonte multipolare all’interno del quale questo conflitto può crescere e affermarsi. La contraddizione tra versione delle élite e sentimenti delle masse popolari può innescare delle potenzialità che, se non sfruttate, porteranno, come sta già avvenendo, a una torsione sempre più autoritaria e fascistoide anche nel nostro paese. Cosa che i liberali hanno sempre fatto. Quando le contraddizioni esplodono preferiscono la via autoritaria e fascista alle potenziali trasformazioni in chiave democratica ed egualitaria del nostro paese.

15/04/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Francesco Cori

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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