Quando il lavoro fa male. Sono in aumento gli infortuni sul lavoro nei primi sei mesi dell’anno

Secondo l’Inail nel primo semestre 2024 c’è stato un aumento degli infortuni sul lavoro dello 0,89% (+4,22% quelli mortali), rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. Bisogna fare allora di più e meglio perché non si può morire o ammalarsi di lavoro. 


Quando il lavoro fa male. Sono in aumento gli infortuni sul lavoro nei primi sei mesi dell’anno Credits: pixabay

Gli infortuni sul lavoro sono in continuo aumento. Secondo i dati pubblicati online sull’ultimo Bollettino Inail [1], nel primo semestre di quest’anno sono state rilevate complessivamente 299.303 denunce di infortunio, con un aumento dello 0,89% rispetto al corrispondente periodo del 2023, quando le denunce sono state solo 296.665. Una strage senza fine, una guerra continua con morti e feriti sul campo, che purtroppo non tende ad arrestarsi, nonostante gli sforzi compiuti sul campo dai lavoratori più attenti, dai datori di lavoro più lungimiranti, dai sindacati, dagli ispettori. L’aumento delle denunce di infortunio registrato dall’Inail riguarda tutti i lavoratori, sia di sesso femminile, passate qui da 106.305 a 107.873 denunce (+1,48%), che maschile, denunce aumentate di 1070 unità, cioè da 190.360 a 191.430 e quindi +0,56%.

I morti sul lavoro sono stati poi 469, cioè 19 in più rispetto al primo semestre dello scorso anno, quando sono stati appena 450, con un aumento del 4,22%. L’incremento delle morti bianche riguarda sia la componente femminile dei lavoratori, con 40 morti a fronte delle 34 rilevate nell’analogo periodo precedente (+17,65%), che la componente maschile, con 429 casi di decesso rispetto ai 416 rilevati nel 2023 (+3,13%).

Se ci spostiamo adesso sul territorio, dividendo per comodità l’Italia nelle classiche macroaree geografiche, possiamo notare che l’aumento più consistente delle denunce di infortunio sul lavoro, con esito mortale e non, riguarda le Isole, con un incremento rispetto al 2023 del 2,74%, seguite dal Centro (+1,50%), dal Nord-Ovest (0,94%) e dal Nord-Est (+0,61%). Si registra invece - e per fortuna - una diminuzione al Sud, dove gli infortuni sul lavoro sono scesi dello 0,38%, passando da 37.630 a 37.487. Esaminando in particolare gli infortuni in aumento, segnaliamo che nelle Isole si è passati da 18.619 denunce relative al primo semestre 2023 alle 19.129 denunce dei primi sei mesi di quest’anno, nel Centro da 57.578 a 58.440, nel Nord-Ovest da 89.349 a 90.187, nel Nord-Est da 93.489 a 94.060. Il numero delle denunce è in aumento nella provincia autonoma di Trento (+708), in Piemonte (+633), Toscana (+630), Sicilia (+495), Lombardia (+392), Puglia (+363), provincia autonoma di Bolzano (+193), Calabria (+153), Umbria (+136), Lazio (+97), Molise (+41), Sardegna (+15) e Valle d’Aosta (+4); in diminuzione, invece, in Campania (-365), Abruzzo (-294), Liguria (-191), Veneto (-184), Emilia Romagna (-121), Basilicata (-41), Friuli Venezia Giulia (-25) e Marche (-1).

Le due isole maggiori hanno purtroppo segnato il triste primato anche per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro mortali. Nei primi sei mesi di quest’anno, infatti, in Sardegna e in Sicilia si è registrato un aumento del 50% di morti bianche (15 casi in più in Sicilia, rispetto al primo semestre 2023; 2 episodi in più in Sardegna), un fatto gravissimo, che deve farci riflettere molto sulle reali condizioni in cui si trovano ad operare i lavoratori in quelle regioni, che sempre più spesso escono da casa per andare a guadagnare il pane onestamente e purtroppo non ci ritornano mai più. Molto distanti da questo triste primato si trovano invece – e fortunatamente - le altre aree della Penisola, con il Sud a +5,38%, seguito a distanza dal Nord-Ovest (-1,54%) e dal Centro (-1.09%), mentre il Nord-Est è rimasto stabile.

Dei 299.303 casi di infortuni sul lavoro complessivamente rilevati dall’Inail in questo primo semestre del 2024, 252.951 riguardano quelli avvenuti durante l’attività lavorativa, 46.352 invece quelli in itinere, cioè quelli accaduti al lavoratore durante il percorso di andata e ritorno da casa al lavoro, oppure durante il percorso che collega due luoghi di lavoro diversi. Le denunce di infortunio avvenuto in occasione di lavoro rappresentano l’84,51% del totale, mentre le denunce di infortunio in itinere il 15,49% del totale. 

Sempre nel primo semestre 2024, secondo l’Inail le denunce di malattie professionali protocollate sono state 45.512 (+19,64% rispetto ai primi sei mesi del 2023, quando ne sono state registrate 38.042). Di queste, 1.564 denunce riguardano la componente femminile del mondo del lavoro, passata da 10.209 a 11.773 denunce (+15,32%), 5.906 invece la componente maschile, passata da 27.833 a 33.739 denunce (+21,22%), con aumenti generalizzati in tutta Italia (Isole +39,00%, Sud +24,56%, Centro +16,85%, Nord-Est +14,45%, Nord-Ovest +9,92%) e diminuzioni solo in Calabria (-74), in Lombardia (-18) e nella provincia autonoma di Trento (-5).

Questi i freddi numeri forniti dall’Inail, che certamente dimostrano che siamo ancora lontani dal punto in cui lavorare non è più un rischio per la vita o la salute del lavoratore, dati che però sono stati ignorati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. In un suo comunicato ufficiale del 2 agosto e diffuso online [2] si afferma infatti tutto il contrario. Confrontando i numeri del 2024 con quelli del 2019, il dicastero guidato da Marina Calderone ne deduce che “il tasso di incidenza delle denunce di infortunio per ogni 100mila occupati è in diminuzione rispetto al 2019 (…), passando da 1394 a 1250 (-10,3%)”. Il confronto è stato fatto con il 2019 e non con il 2023, perché è l’ultimo anno normale, precedente il Covid. Quindi la colpa di tutto, dell’aumento degli infortuni sul lavoro così come denunciato dall’Inail – fino a prova contraria un istituto molto serio - sarebbe da attribuire solo alla pandemia? Da qui la conclusione tutta politica: “Il Governo ha dimostrato un forte impegno nel migliorare la sicurezza in diversi ambiti”. Sarà pure così, ma chi glielo dice alle centinaia di lavoratori che continuano ad infortunarsi e a morire di lavoro?

 

Note:

[1] https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/pubblicazioni/bollettino-trimestrale.html. Il Bollettino viene pubblicato online sul sito Inail ogni tre mesi e contiene informazioni riferite al numero delle denunce di infortunio e malattie professionali rilevato a partire dall’inizio di ciascun anno.

[2] https://www.lavoro.gov.it/stampa-e-media/comunicati/pagine/open-data-inail-ministero-del-lavoro-e-delle-politiche-sociali. V. anche Roberto Rotunno, Calderone inventa a tavolino un calo dei morti sul lavoro, Il fatto quotidiano, 6 agosto 2024.

 

16/08/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: pixabay

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L'Autore

Ciro Cardinale

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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