La subdola finanza liberista ha messo sul lastrico interi popoli. Non sono più rinviabili azioni comunitarie europee per il controllo delle banche, la riforma del fisco e la riforma monetaria.
di Guido Capizzi
PARIGI. Correva l’anno 2008 quando lo scoppio della bolla economica che dagli USA invase l’Europa e non solo accelerò la corsa della pesante crisi economica. Fin lì la finanza aveva acquisito enormi poteri. La valuta internazionale di riferimento, il dollaro, ormai non era più affiliato a una realtà materiale. I proprietari di capitale potevano fare ciò che più li appagava sui mercati azionari sistematicamente deregolamentati.
Così una tassa a beneficio dei redditi da capitale è da leggere come diritto di fuggire in gran parte alla tassazione grazie alla libera circolazione dei capitali finanziari in tutto il mondo. La minaccia di attacco da parte degli speculatori è stata sottovalutata.
Nel programma della Sinistra Europea si vuole mettere la parola “fine” a questi privilegi, senza precedenti nel mondo capitalistico e antidemocratici perché pongono tutti sotto la minaccia del ripetersi delle crisi finanziarie costanti e delle politiche liberiste di austerità disastrose. La Sinistra vuole implementare nuove norme per bloccare la speculazione e la finanziarizzazione dell'intera economia e porre sotto controllo le banche private che da anni violano l’economia. Per far questo va modificata la missione della Banca Centrale Europea e nei Paesi UE occorre creare un sistema bancario pubblico e un polo finanziario dell'occupazione e dei salari, contro l'outsourcing e la speculazione.
Insomma andrebbe adottata una legge che stabilisca un hub finanziario pubblico in cui trasformare i criteri politici di credito, posizionare sotto il controllo sociale le banche private che non soddisfano, anzi violano, le nuove norme in materia di lotta contro la speculazione e la finanziarizzazione dell’ intera economia.
Vanno adottati criteri di controllo severi sugli scambi di denaro e bloccare la circolazione con i paradisi fiscali e adottata una riforma fiscale con l'eliminazione dello scudo fiscale, l’aumento dell'imposta sul patrimonio e di quella sulla tassazione dei redditi da capitale di proventi finanziari delle società.
Va anche istituito un sistema di modulazione fiscale con la rimozione delle esenzioni per i contributi del datore di lavoro che si sono rivelati in questi anni inefficaci. E’ evidente come siano collegati temi e argomenti che coinvolgono diversi settori, il “fil-rouge” è la fiscalità.
La Sinistra spinge per la creazione di Fondi nazionali e regionali per l'occupazione e la formazione, insomma agire per il cambiamento sostenibile, per l'espansione dei servizi pubblici, il sostegno all’occupazione e la creazione di nuovi poteri per i dipendenti e i loro rappresentanti nella gestione della loro attività.
Vanno adottate misure specifiche per disintossicare la finanza aziendale e per fermare la disgregazione del mercato del lavoro e l'industrializzazione.
Parlando con compagni del PCF mi fanno l'esempio francese di Total, gruppo petrolifero che nel 2011 ha prodotto oltre 10 miliardi di euro di utili distribuiti alla metà dei suoi azionisti senza però pagare nemmeno un centesimo come imposta sulle società. Tutto è stato possibile per il consolidato globale “Profit”, una tassa di nicchia creata su misura per 5 grandi gruppi designati dal Ministero dell'Economia (tra cui Total, Vivendi e NRJ). Questo dispositivo riguarda privilegi fiscali significativi concessi principalmente alle grandi imprese transnazionali. Le piccole imprese, invece, con meno di 9 dipendenti sono tassate in media al 30%.
“Vogliamo finanze pubbliche libere dalle grinfie dei mercati finanziari” dicono i comunisti francesi “la nostra strategia ha quattro pilastri: il controllo dei movimenti di capitali, la conservazione del debito pubblico da parte delle istituzioni finanziarie; l’abrogazione del patto di stabilità e il patto per aprire la strada a un nuovo patto europeo di progresso sociale e co-sviluppo”.
La questione del debito è oggetto di una doppia bugia. Il debito è dovuto alla redistribuzione decisa dalle politiche economiche, il debito è in realtà tutto rendita per pochi.
La "disciplina fiscale" ha lo stesso significato per una famiglia e per uno Stato.
In realtà il deficit pubblico, ben utilizzato, crea la domanda, consente alle aziende di completare il portafoglio ordini e stimola la creazione di ricchezza e di posti di lavoro, in definitiva si va incontro alla riduzione delle entrate fiscali e poi si può anche ridurre il debito. I pacchetti di austerità drastiche, come avvenuto in Grecia, sopprimono servizi utili alla popolazione, deprimono la domanda, le aziende chiudono o sospendono la produzione, l'economia va in recessione, il debito aumenta.
Una norma europea sulla riforma fiscale deve contribuire a un riorientamento radicale della politica economica di tutta Eurolandia, anzi di tutta l’UE. Bisogna attivare la tassazione della ricchezza, rimuovere lo scudo fiscale, tassare i redditi portati all'estero.
Contro la dittatura dei mercati finanziari, sostenuti dai liberisti e dai capitalisti, bisogna agire per stabilire il potere della società sulle banche, creando un centro finanziario pubblico e nazionalizzare le banche e le compagnie di assicurazione, affinché si proceda a una nuova missione di servizio pubblico del credito e del risparmio, servizi per l'impiego, la formazione, la crescita reale e la salvaguardia dell'ambiente, al fine di superare la crisi dovuta alla morsa dei mercati finanziari del capitale e della politica liberista.
La governance del centro finanziario pubblico dovrà basarsi su nuovi poteri esercitati dai rappresentanti dei Paesi in Europa con i rappresentanti dei dipendenti e degli utenti: le imprese e le autorità locali, ma anche i dipendenti, i disoccupati, i precari, le associazioni dei consumatori e le associazioni di protezione ambientale. Una gestione “democratica” deve includere lo sviluppo di missioni di interesse generale a favore del finanziamento delle PMI, la separazione delle banche di deposito e banche d'investimento.
Occorre costringere le grandi aziende alla trasparenza finanziaria e proteggere le vittime locali di prestiti tossici intervenendo sulle banche, imponendo controlli e tassazione sui movimenti di capitali internazionali a fini di speculazione e di investimento finanziario.
“Occorre agire insieme per cambiare i trattati europei, al fine di porre fine all'indipendenza delle istituzioni democratiche nazionali ed europee nei confronti della BCE e alla sua missione, la politica monetaria e del credito per dare priorità all'occupazione e allo sviluppo umano sostenibile” mi dice un compagno del PCF.