Il NO dei lavoratori Alitalia

I lavoratori Alitalia chiamati a referendum per decidere sull’accordo firmato dai sindacati, questa volta hanno detto NO!


Il NO dei lavoratori Alitalia Credits: https://www.lacittafutura.it/video/mercoledi-5-aprile-ancora-in-sciopero-i-dipendenti-alitalia.html

Un NO frutto (pur tardivo) delle pregresse esperienze che hanno travolto il popolo Alitalia dal lontano 2008. Questo il significato del referendum sulla bozza di contratto presentata dai sindacati ai lavoratori dell’Alitalia dopo settimane di mobilitazioni. Nove anni fa si assisteva allo stesso identico film, ma i lavoratori non erano ancora coscienti di quello che sarebbe stato il primo grande esperimento di debacle di un’azienda che con l’avallo di governo e sindacati ha licenziato 12.000 lavoratori. DODICIMILA! Un numero impressionante. A questi numeri si deve poi aggiungere il silente e nutrito popolo dell’indotto coinvolto suo malgrado.

Nel 2008 i lavoratori sono stati colti di sorpresa. Nel sentire comune si pensava “ma tanto saranno ricollocati da qualche altra parte… ma tanto non succede niente”. Sono state fatte mille battaglie nel 2008, con i sindacati tutti compatti quasi fino all’ultimo. Eppure la mannaia colpì 12.000 famiglie. Il primo esperimento del più grande licenziamento collettivo degli ultimi tempi andò molto bene dal punto di vista padronale, tutto sommato senza troppo spargimento di sangue nell’opinione pubblica, assistiti da un forte ammortizzatore sociale i 12.000 fecero armi e bagagli e lasciarono l’azienda.

Perché il male storico dell’Alitalia era il costo del lavoro, dicevano.

Bene, il sacrificio dei 12.000 varrà il rilancio di una florida compagnia. La nuova Alitalia CAI, nata dalle ceneri di Alitalia nel 2009. Florida non proprio. Alitalia continuava ad essere troppo pesante. Da allora vengono applicate misure di cassa integrazione a rotazione e solidarietà, ma nonostante l’ulteriore sacrificio da parte dei lavoratori, solo nel 2014 la Società viene ristrutturata con un nuovo alleggerimento di personale.

Perché il male storico di Alitalia è il costo del lavoro, dicevano.

Ma finalmente nel 2014 nasce la nuova Alitalia SAI! Ora, leggera e con capitali freschi immessi dall’araba Etihad la società è pronta a decollare. No, scusate, era un altro film. La nuova Alitalia è pronta a colare a picco. E di nuovo qual è il problema? Ovvio! Il costo del lavoro. E allora cosa si propone? La solita ricetta: un nuovo sacrificio di lavoratori, teste e salari tagliati. E ancora nessun piano industriale di rilancio.

Ma stavolta i lavoratori Alitalia hanno detto NO. Il messaggio deve essere chiaro. È rivolto al governo e ai sindacati. Non sono più disposti a ulteriori sacrifici senza avere la prospettiva di un piano industriale di rilancio, di un intervento serio del Governo che sia indirizzato non alla mera conservazione del posto di lavoro, non a misure di sostegno al reddito. I lavoratori Alitalia stanno chiedendo una politica di rilancio del trasporto aereo.

Il netto NO espresso in questi giorni non è un no alla richiesta di sacrifici, fatti per anni solo ed esclusivamente dai lavoratori, è un NO alla prospettiva di essere fuori dall’azienda tra 2 anni. Perché questo è il destino se si continua con piani di contenimento e di riduzione. È un NO all’esperimento di licenziamenti annacquati da misure di sostegno al reddito che non portano certo lontano il lavoratore, con o senza famiglia, sicuramente senza un futuro.

I lavoratori Alitalia stanno chiedendo la dignità del posto di lavoro, non politiche assistenziali, perché l’Italia è una Repubblica ancora fondata sul lavoro che nella propria carta costituzionale ha preso l’impegno di “promuovere e favorire gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro” (art.35).

Il lavoro è un diritto, non una speranza.

29/04/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Patrizia Angiari

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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