Nell’intervista rilasciataci la settimana scorsa, cioè prima della manifestazione del 18 scorso, dal compagno Matteo Moretti, Rsu Fiom-Cgil dello stabilimento Gkn di Firenze, era emersa con nettezza l’importanza che avrebbe assunto tale manifestazione non solo per le sorti di quello stabilimento, ma per il mondo del lavoro. Ebbene, tale manifestazione ha visto una grande partecipazione sia numerica sia di sigle sindacali e politiche. Ed è buon segno se hanno dovuto aderirvi anche sigle, organizzazioni e istituzioni che fino a qui avevano assecondato il processo di precarizzazione del lavoro e la feroce ristrutturazione capitalistica in atto, anche se si è notata la mancata organizzazione di pullman da parte della Cgil.
Se 40mila persone – 12mila per la questura – hanno manifestato per 5 ore a sostegno di una causa che riguarda direttamente 422 lavoratori significa che è stato colto un messaggio: occorre contrastare il dispotismo del capitale che, particolarmente nella sua veste finanziaria, acquisisce aziende, licenzia e le rivende, oppure che le trasferisce in paesi con meno diritti sociali. Si è capito cioè che è il momento di porre un argine a questo rullo compressore che gradualmente smantella, con la complicità dello Stato e dell’Unione Europea e la rassegnazione di sindacati compiacenti, ogni conquista sociale e scompone il mondo del lavoro in mille frammenti, cercando di metterli l’uno contro l’altro. Tutto ciò fa ben sperare per la ripresa del conflitto sociale e soprattutto sul suo rilancio su un terreno più avanzato.
La determinazione e l’organizzazione di quei lavoratori, gli slogan assai maturi, come il rifiuto della cassa integrazione e la richiesta di uno sciopero generale, che hanno prevalso in questa occasione indicano la necessità di un salto di qualità per non andare verso l’ennesima sconfitta; salto di qualità che abbini alla difesa dell’occupazione una piattaforma rivendicativa adeguata a questa fase.
Occorre chiedere che lo Stato si faccia parte attiva in vertenze simili, giungendo ogni volta che è necessario ad applicare la Costituzione, la quale prevede l’espropriazione quando l’iniziativa privata confligge con l’interesse generale, come nei casi in cui si chiudono attività produttive sane per puri fini speculativi.
Occorre rivendicare che su un terreno più generale si inverta il ciclo di abbattimento delle tutele sociali in materia di contrattazione, salari, sicurezza nei luoghi di lavoro, pensioni, servizi sociali quali la sanità e la scuola, precarietà del lavoro, ripristinando ed estendendo l’applicazione dell’articolo 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori.
Occorre porre al centro la riduzione dell’orario di lavoro e un ruolo non gregario dello Stato nella politica industriale, con al centro il problema della buona occupazione e della riconversione produttiva rispetto alla quale i lavoratori debbono esercitare un ruolo fondamentale.
“Venite a lottare per voi” dicevano i lavoratori Gkn, consapevoli che la loro sorte peserà enormemente in quella comune a tutti gli sfruttati. E al loro appello hanno risposto i lavoratori della Whirlpool di Napoli, la Rsu della Piaggio di Pontedera, gli operai della Sanac di Massa Carrara, quelli del distretto tessile di Prato, delle acciaierie di Piombino, dell’Embraco di Torino, dell’Alitalia e di tante altre realtà produttive, mentre dai balconi della abitazioni lungo il percorso del corteo piovevano applausi.
Se i padroni hanno interesse che si formi una divisione fra lavoratori precari e stabili, italiani e stranieri, pro-vax e no-vax, questa manifestazione dà l’indicazione che la divisione che invece va messa al centro è fra il popolo in vario modo sfruttato e il capitale.
Come già accennato, attorno a questa lotta si è stretto l’embrione di un blocco sociale fatto di organizzazioni sindacali e politiche, classe lavoratrice, intellettuali, studenti, pensionati, partite Iva, militanti comunisti e della sinistra, alcune istituzioni locali, Anpi e altre associazioni, il che fa sperare che effettivamente un salto di qualità rivendicativo e politico sia possibile.
Anche la notizia successiva alla manifestazione che il tribunale ha annullato i licenziamenti amplia queste possibilità, concedendo più tempo per estendere la mobilitazione a settori e aree geografiche fin qui meno coinvolti. Lo stesso governo non potrà nascondersi dietro l’impossibilità di intervenire tempestivamente.
Di fronte a questa nuova prospettiva i comunisti debbono impegnarsi per connettere le varie lotte e individuarne esiti possibili, partecipando a questo blocco sociale in formazione con proposte politiche concrete, quale per esempio la costruzione di un fronte di opposizione a questo governo, del tutto silente su questa e su mille altre crisi aziendali e delocalizzazioni, e senza perdere di vista l’obiettivo strategico del socialismo, che si dimostra sempre più l’unica via di uscita non reazionaria da questa crisi.
Nell’ambito di questa ricomposizione di un blocco sociale sul terreno della lotta di classe sarà possibile anche la ricomposizione di una vera forza comunista che superi l’assurda frammentazione attuale e sia in grado di favorire l’egemonia dei lavoratori organizzati nella società.
Invitiamo a esprimere solidarietà alle maestranze in lotta e a sostenerle, anche materialmente, versando un contributo finanziario alla loro cassa di resistenza (Iban IT24 C 05018 02800 1708 9491 intestato Cassa di resistenza lavoratori Gkn Firenze. Causale: “donazione cassa di resistenza Gkn).