MOSCA. Il cielo molto nuvoloso, le frequenti precipitazioni, la temperatura a 1 grado, l’umidità all’88% e il vento leggero. Per descrivere l’economia russa vengono in mente le condizioni del meteo. L’assenza di serenità ancora prevista nei prossimi giorni per la situazione economica in Russia, l’abbassamento della temperatura e l’aumento dell’umidità negli indici economici a causa delle mantenute sanzioni e restrizioni imposte dagli USA e dai Paesi europei preoccupano, anche se all’orizzonte si presenterà sul palcoscenico del teatro che influenza l’intera economia mondiale il nuovo presidente USA Donald Trump, grande amico e grande socio d’affari del presidente russo Vladimir Putin.
Così, incontrando economisti e analisti di geo-economia politica si intuisce l’accresciuta fiducia riguardo le condizioni dell’economia russa, che sta uscendo più rapidamente del previsto dalla crisi in cui era piombata nei mesi scorsi e tra breve la traiettoria della crescita potrebbe indicarci a che tipo di ripresa siamo di fronte. Questa è anche la posizione ufficiale del governo che prevede altresì un aumento del livello di benessere della popolazione. Tuttavia, altri esperti analisti dubitano che l’economia possa così rapidamente risollevarsi dal baratro. “Certamente si può dire che i tempi peggiori sono ormai lasciati alle spalle”, sostiene il vice premier Igor Shuvalov, il quale è certo che l’economia sia già in una fase di ripresa e che nel 2017 registrerà una crescita dell’1%. Anche la caduta dei redditi dei russi si arresterà e il prossimo anno il livello di benessere si trasformerà in una tendenza alla crescita che riguarderà tutte le fasce della popolazione. Un alto funzionario statale ha poi dichiarato che il sistema finanziario russo si stabilizzerà e si consoliderà: “Il settore bancario diventerà più forte: le compagnie di assicurazioni soffrono di un periodo di assestamento del mercato assicurativo, ma l’intero sistema finanziario e bancario diventeranno decisamente più stabili”.
Dunque, la posizione ufficiale dello Stato è definita: l’economia sta uscendo dal baratro e si sta progressivamente risollevando. Ci si domanda però se ciò riuscirà a determinare cambiamenti positivi nella vita dei russi e nel livello dei loro redditi, con un Pil che nei prossimi anni potrebbe registrare solo una debole, quasi insignificante crescita. Anatolij Aksakov, presidente della Commissione sui mercati finanziari della Duma, è convinto che “Sì, si potrebbe affermare che è in atto una svolta nello sviluppo economico. Nel corso del 2016 la situazione sta prendendo una direzione favorevole. Abbiamo osservato che l’industria è in crescita e che lo è ancora di più l’agricoltura. Anche per i redditi reali della popolazione la situazione sta cambiando in senso favorevole, gli stipendi sorpassano il tasso d’inflazione, anche se di poco”. C’è da pensare che il prossimo anno assisteremo, allora, a una crescita economica che si ripercuoterà anche sul mercato dei titoli.
Un elemento cruciale riguarda l’adattamento dell’economia ai sempre bassi prezzi petroliferi e alle persistenti sanzioni nei confronti del Paese. Quando un’economia soffre si attua un riposizionamento interno delle forze e come in ogni organismo anche l’economia attiva i suoi anticorpi per debellare la malattia. Qui a giocare un ruolo determinante è la stabilizzazione dei prezzi dei prodotti petroliferi, secondo gli attuali parametri a una tariffa piuttosto alta, 50 dollari a barile. Nel bilancio ci si era fermati a 40 dollari, dunque diventa essenziale che l’economia si adatti alle nuove regole.
Secondo Yakov Mirkin, vice direttore del dipartimento dei mercati dei capitali internazionali dell’Istituto di economia mondiale e relazioni internazionali (Imemo) dell’Accademia delle Scienze russa, “gli alti vertici del governo devono creare attese positive perché il fattore psicologico è molto importante per la crescita economica, ma occorre che si verifichino altri fattori di cambiamento che stimolino la crescita dell’economia interna”. Allora, al momento il quadro rimane quello di un anno fa. In un’economia come quella russa che dipende dai prezzi mondiali delle materie prime, dal corso del dollaro, dalla domanda di combustibili, diventa necessario mettere in atto misure che affrontino ciò che avviene all’esterno, dove dilaga un’incertezza totale che potrebbe portare a esiti vincenti o, al contrario, a una nuova ondata di crisi.
Sergej Kestanov, consigliere per la macroeconomia dell’amministratore delegato della società di brokeraggio “Otkrytie” dichiara, con un po’ di pessimismo: “La migliore epigrafe su questo tema sarebbe ‘il nostro mercato ha raggiunto il baratro e si sta cominciando a scavare’. Ho già sviluppato un’allergia nei confronti dei nostri funzionari. Non appena si pronunceranno sul tema del baratro, bisognerà aspettarsi una débacle”. Allora: crisi, aumenta il pessimismo? “Di fatto hanno parzialmente ragione quelli che dichiarano che il ritmo di declino dell’economia russa si sta riducendo. La nostra economia si rafforza a prezzo dei tagli di spesa effettuati a tutti i livelli, sempre però che non si verifichino shock economici esterni. In questo caso è assai probabile che il prossimo anno 2017 raggiungeremo un equilibrio a livello locale e aumenteremo leggermente la nostra crescita: riguardo agli stipendi sarei però assai più cauto, quello dell’economia sommersa è un settore difficile da analizzare e sarebbe assai più opportuno esaminare come parametro il fatturato del commercio che è indirettamente legato con il livello degli stipendi”. Se ci soffermiamo a esaminarlo, allora ci accorgiamo che questo 2016 è stato un anno molto pesante. Il commercio ha perso il 15 per cento del fatturato e se la guardiamo nell’ottica dei consumatori, l’economia sembra essersi in larga misura adattata, ma si potrà essere certi di questo dato solo quando il fatturato scenderà a zero e poi attendere almeno il secondo semestre 2017.
Non è, dunque, escluso che la gente possa incrementare fortemente i propri risparmi, ma un intenso accumulo di risparmi può essere al pari di altri fattori un sintomo della paura dei consumatori che temono un ulteriore peggioramento della propria condizione economica e che ritengono che non si sia ancora al di fuori del baratro. Occorre, quindi, aspettare che questa paura si attenui e dilegui.
A metà novembre i mercati della Borsa di Mosca hanno confermato con l’indice Mmvb, uno dei principali indici russi, il calo a 1939,66 punti, una discesa dell’1,44%; l’indice Rts è calato a 958,33 punti, scendendo dell’1,5%. Tuttavia, nei movimenti dei mercati, il quadro si è ribaltato, l’indice ha recuperato le perdite accumulate ed è cresciuto di 2000 punti, aumentando dell’1,5-1,7%, in controtendenza rispetto alle reazioni dei mercati mondiali che avevano registrato un crollo dopo l’annuncio della vittoria di Donald Trump alle elezioni USA. Secondo gli esperti intervistati, a spaventare gli investitori mondiali è stata l’incertezza determinata dai possibili cambiamenti di rotta nella politica estera americana, mentre per la Russia la vittoria di Trump potrebbe portare a un ammorbidimento del regime delle sanzioni. Ad aver inciso in larga misura sul comportamento degli investitori è il lag temporale. “Le piazze russe si sono aperte già dopo l’annuncio dei risultati elettorali sullo sfondo di una correzione in ripresa dei prezzi del petrolio, dell’oro e dei futures sugli indici americani”, ha detto Aleksandr Egorov, analista capo di “Teletrade”. Per questa ragione la reazione degli indici russi e del rublo è stata contenuta. La prima reazione degli investitori internazionali, invece, è apparsa in parte negativa a causa di alcuni punti del programma elettorale di Trump. “L’elezione a Presidente di Trump ha prodotto un clima d’incertezza nei mercati finanziari che potrebbe protrarsi per lungo tempo”, sostiene Pavel Salas, responsabile per la Russia e la Csi di “eToro”. A suo avviso, il comportamento imprevedibile del nuovo presidente americano induce gli investitori a trascurare le attività finanziare rischiose a favore di “porti più sicuri”, in attesa di un quadro più concreto. Alcuni punti del programma economico di Trump e alcune sue dichiarazioni in campagna elettorale fanno presumere che il neoeletto Presidente sia favorevole a una limitazione dei rapporti commerciali con la Cina, sottolinea anche Timur Nigmatullin, analista finanziario di “Finam”. A suo avviso esiste il rischio che vengano bloccati i negoziati sull’istituzione di una zona franca per il commercio con l’Ue. Queste iniziative qui a Mosca inducono ad affermare che già in tempi rapidi avvenga una “gelata” dell’economia mondiale.
Una prospettiva a più lungo termine fa prevedere agli analisti economici russi che l’elezione di Trump rappresenta per la Russia, rispetto alla Cina e all’UE, un cambiamento prevalentemente positivo. L’ammorbidimento o l’abolizione delle sanzioni, introdotte a seguito alla crisi ucraina, potrebbero avere un effetto positivo sull’economia russa, sostiene a esempio Igor Klyushnev, capo del dipartimento operazioni commerciali di “Freedom Finance”. Come dire che l’abolizione totale o graduale delle sanzioni determinerà uno dei possibili scenari di sviluppo economico qui in Russia, ma per il momento è prematuro parlare di una sua effettiva attuazione poiché è improbabile che a breve vengano compiuti i passi necessari in questa direzione. Insomma c’è una certa cautela. “L’unica certezza è che il 2017 sarà un anno di cambiamenti nell’economia mondiale, come effetto della Brexit e anche dell’influenza della politica americana”, rileva Egorov.