La scelta di Trump di espellere in malo modo centinaia di immigrati venezuelani, ritenuti colpevoli, senza prove, di appartenere a un’organizzazione criminale, appare estremamente emblematica degli orientamenti e delle tendenze dell’imperialismo occidentale nell’attuale fase storica.
Al riguardo vanno sottolineati in particolare tre elementi oltremodo significativi.
Il primo è costituito dal fatto che da molti anni Stati Uniti ed Unione Europea sono impegnati in una campagna di destabilizzazione che ha per obiettivo screditare e rendere impraticabile la costruzione di una società alternativa basata sui principi del socialismo bolivariano in Venezuela. Tale campagna si è avvalsa di vari strumenti, tra i quali il terrorismo aperto (trentasei vittime chaviste durante le “proteste” finanziate a suon di dollari che si sono verificate il giorno successivo all’indiscutibile vittoria del presidente Maduro alle elezioni dello scorso luglio), il finanziamento di un’opposizione antinazionale di stampo apertamente fascista e soprattutto le cosiddette sanzioni, per meglio dire misure unilaterali coercitive che hanno arrecato un danno enorme all’economia venezolana. Negli ultimi tempi il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare e indici decisamente positivi in termini di aumento del PIL ed altro, stanno dimostrando come il popolo e il governo del Venezuela abbiano ormai superato il momento peggiore, come dimostrato fra l’altro proprio dal ritorno di molti emigrati. Eppure il peso di tali misure si è fatto sentire determinando fra l’altro l’uscita dal Paese di molte persone, anche perché purtroppo non tutti sono dotati della consapevolezza sufficiente ad affrontare gravi momenti di difficoltà dal punto di vista di approvvigionamenti essenziali. Ben può dirsi quindi che la gran parte della responsabilità del flusso migratorio proveniente dal Venezuela incomba sulle potenze capitalistiche occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti. Si tratta di discorso agevolmente proiettabile sulla situazione globale delle migrazioni che sono determinate dal funzionamento degli spietati meccanismi del dominio occidentale sul mondo, che si accanisce in modo particolarmente efferato contro chi costruisce un’alternativa al proprio potere.
Il secondo elemento significativo è poi costituito dalla scelta del regime salvadoregno come destinatario dei migranti venezuelani espulsi. Si tratta infatti di regime che mostra sempre più apertamente dei tratti di vero e proprio fascismo e risulta quindi particolarmente simpatetico e collaborativo nei confronti dell’amministrazione Trump. La scelta di delegare l’incarcerazione dei migranti a Stati vassalli dominati da ristrette oligarchie è del resto ben presente nella recente esperienza italiana, come dimostrato dai fallimentari tentativi del governo Meloni di costruire campi di detenzione in Albania e soprattutto dal ruolo delle spietate e criminali milizie libiche ben foraggiate dai governi italiani almeno da Minniti in poi.
Il terzo elemento infine è dato dal fatto che l’espulsione dei migranti non è cominciata per nulla con Trump, dato che le statistiche esistenti dimostrano che già Biden ed altri prima di lui vi si sono dedicati con passione e puntualità. E però un tratto di indubbia quanto inquietante novità è conferita dalla feroce spettacolarizzazione dell’avvenimento, compreso l’uso di catene ed altri accessori di stampo medievale, il cui utilizzo è destinato a fomentare il sadico compiacimento di massa che da sempre costituisce un ingrediente del peggiore e più esplicito fascismo.
Si tratta di situazione intollerabile che va denunciata con la massima energia mettendo insieme l’affermazione dei diritti dei migranti, che vanno comunque rispettati, e il rigetto delle misure unilaterali coercitive contro il Venezuela che violano il diritto internazionale e i diritti umani.
Su questa linea si è mosso il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia ( CRED) adottando un comunicato col quale da un lato “condanna la disumana deportazione di centinaia di migranti venezuelani in El Salvador da parte dell’amministrazione Trump” affermando che “I diritti dei migranti devono essere rispettati “ e dall’altro afferma che “Stati Uniti e l’Unione Europea devono revocare immediatamente le odiose sanzioni contro il Venezuela, che violano i diritti umani e l’autodeterminazione del popolo venezuelano”.
Il Venezuela bolivariano e chavista non solo sta conseguendo importanti risultati dal punto di vista economico e della sua compattezza sociale e politica, ma si è candidato, a partire dal settembre dello scorso anno, come sede mondiale dell’Internazionale antifascista. Da questo insieme di fattori deriva la grande importanza di una campagna sui temi indicati, dato che il fascismo generato dall’incontenibile declino dell’Occidente capitalistico ha un forte connotato identitario nell’odio razzista contro i migranti, cui vanno contrapposte la solidarietà internazionale nel rispetto reciproco, la cooperazione paritaria nella soluzione dei problemi comuni e l’affermazione dell’ eguaglianza dei diritti tra tutti gli esseri umani. Tutti elementi imprescindibili senza i quali non è dato alcun futuro per il pianeta e per l’umanità che lo abita.