Trump e la comunità internazionale

Trump è il Presidente degli Stati Uniti. Nel discorso di giuramento ha ribadito i punti del suo programma politico, come i decreti presidenziali e l’annessione della Groenlandia, del canale di Panama e del Canada, nel silenzio della comunità internazionale.


Trump e la comunità internazionale

Donald John Trump è il 47° Presidente degli Stati Uniti. Il giuramento è avvenuto il 20 gennaio e si è svolto nella Rotonda del Campidoglio a Washington. Alle elezioni del 5 novembre 2024 ha vinto contro Kamala Harris con voti 77 302 580 voti (il 49,80% con 312 grandi elettori su 538), la quale ne ha ricevuti 75 017 613 (il 48,32% con 226 grandi elettori su 538). Nella cerimonia di investitura ha ripresentato i punti salienti del suo programma elettorale che in sintesi sono centrati sull’uscita degli Stati Uniti dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dagli accordi sul clima, già avvenuto e comunicato ufficialmente all’ONU, l’aumento dei dazi per l’Europa, la Cina, il Canada e il Messico. Il primo febbraio Trump ha firmato i decreti che prevedono dal 4 febbraio dazi del 25% per il Canada e il Messico e del 10% per la Cina. Gli altri punti del suo programma sono l’arresto per i migranti, fino all’espulsione, e la chiusura degli uffici per l'inclusione. Ha inoltre annunciato investimenti per 500 miliardi per i programmi sull’IA (intelligenza artificiale).  

La sua vittoria elettorale, dopo la prima nelle elezioni del 2016, ha reso Trump il secondo presidente della storia degli Stati Uniti ad essere rieletto per un secondo mandato non consecutivo dopo quello di Grover Cleveland, eletto nel 1884 e nel 1892. Trump è inoltre il presidente più anziano a essere stato eletto. Il discorso di insediamento è stato ritmato con toni drammatici e con riferimenti personali, come quello all’attentato del 13 luglio 2024 subito durante la campagna elettorale mentre teneva un comizio in una fiera agricola a Meridian, alla periferia ovest di Butler in Pennsylvania. Ha fatto discutere non poco la sua affermazione che il suo ritorno alla Casa Bianca sarebbe una missione divina. “Sono stato salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande” [1]. Un secondo tentativo di omicidio è avvenuto il 15 settembre 2024: un uomo armato ha provato a sparare Trump che si trovava nel suo golf club in Florida. Le forze di sicurezza lo hanno fermato, oltre la recinzione, e si è rivelato che era un cinquantottenne proveniente dalle Hawaii. Sebbene le dinamiche siano note, nulla è stato definito in maniera esplicita sulle motivazioni e sui possibili mandanti sia dell’attentato che del tentativo di omicidio. Naturalmente non è che siano mancate narrazioni e ipotesi . 

Tra i vari obiettivi proposti da Trump grande attenzione mediatica è stata dedicata all’annessione della Groenlandia, del Canale di Panama e del Canada agli Stati Uniti. Trump in una telefonata con il primo ministro danese, Mette Frederiksen, ha esplicitamente dichiarato che la Groenlandia deve diventare americana, nonostante le affermazioni di maniera della Frederiksen che l’isola non è in vendita [2]. Il Canale di Panama è un’area strategica per il commercio globale. Sebbene sia centrale per gli Stati Uniti, è soltanto una delle pedine del più ampio gioco globale che vede gli USA e la Cina in competizione geopolitica per il controllo finanziario e strategico dei commerci marittimi. È chiaro che per gli Stati Uniti il coinvolgimento cinese nei porti panamensi viene visto come una minaccia diretta alla supremazia americana nella regione e proteggere il canale significa affermare l’influenza economica e politica degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale. Per Trump avere gli uomini e le aziende di Xi Jinping, come dire, sulla porta di casa rappresenta una sfida non solo economica, ma anche politica e di immagine. «Il presidente del Panama Jose Raul Mulino, a cui è stato chiesto nell’incontro di Davos se fosse preoccupato per l’uscita di Trump a proposito  del canale ha preferito rifugiarsi in un no comment, aggiungendo solo un “siamo seri”. Sembrerebbe dall’altra parte impensabile che il Pentagono possa pensare, come nell’invasione di Panama del 1989 ordinata da George W. Bush per eliminare il dittatore Noriega, di mettere il piede sul terreno e conquistare militarmente il piccolo Paese centroamericano, o il suo canale. Ma con il nuovo presidente americano nulla è scontato» [3]. Relativamente al Canada, Trump ha dichiarato che deve diventare il 51esimo Stato degli Usa [4]. La risposta del premier canadese Justin Trudeau è stata immediata: “So che, essendo un negoziatore di successo, gli piace tenere le persone in equilibrio. Ma il fatto che il Canada possa diventare il 51esimo Stato americano semplicemente non si verificherà” [5]. È stata senz’altro una risposta sintetica, ma contiene esplicitamente il rifiuto per il fatto che il Canada possa diventare uno stato federale degli Usa. È in programma la rinegoziazione dell’Usmca (Accordo Stati Uniti-Messico-Canada), che dovrebbe essere sottoposto a revisione statutaria nel 2026, e Trump punta a una radicale modificazione dei contenuti in tempi molto rapidi. Non a caso  il Canada è stato colpito in tempo reale dai nuovi dazi del 25%.. Gli effetti economici-finanziari e diplomatici saranno sicuramente devastanti. 

Trump non vuole soltanto governare gli Stati Uniti in maniera ordinaria ma vuole realizzare una svolta a livello geopolitico. Vuole portare in porto questa svolta durante il suo mandato raggiungendo gli obiettivi presentati, che sono finalizzati a un nuovo ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Lì sta agitando in tutti i modi perché devono convergere, soprattutto sul piano economico-finanziario, per alleviare il debito pubblico degli Stati Uniti che è raddoppiato negli ultimi dieci anni, passando dai 17.640 miliardi  di dollari della fine del 2014 ai 35.350 miliardi di settembre del 2024. Il suo attivismo da Presidente degli Stati Uniti, che tanto sta interessando i media internazionali, non rappresenta soltanto la sua personale volontà ma quel mondo formato dagli aggregati economici delle multinazionali statunitensi e degli enti finanziari collegati del quale oggi è il principale rappresentante politico. Questi aggregati rappresentano a livello mondiale quello che è oggi il capitalismo corrente, che è sì articolato in multinazionali settoriali ma si riarticola continuamente negli Stati, che sono sempre più liberisti e sempre più formati da ambienti sociali privilegiati per condizioni sociali. Questo capitalismo non ha considerazioni per coloro che sono costretti ad emigrare e la sua mission è soltanto quella di spremere le risorse naturali delle cosiddette materie prime e di sfruttare al massimo la forza lavoro ovunque distribuita nel globo terrestre.  

Nonostante l’attenzione mediatica sui decreti che ogni giorno firma e vengono mostrati in tutti i telegiornali, a livello internazionale non si registra alcuna reazione e il contrasto verso i suoi atti a livello della comunità internazionale è quasi zero. Questo silenzio assordante dimostra che, nonostante alcuni premier interessati dichiaratamente contro Trump, gli organismi internazionali come l’ONU e l’OCSE stanno svolgendo soltanto una funzione di osservatori passivi per forse passare un domani a contrastare tali provvedimenti. Questi organismi, per non perdere del tutto la propria credibilità, devono in qualche modo presentare considerazioni sull’annuncio di Trump  di far preparare al Pentagono un centro di detenzione per migranti a Guantánamo. La base navale di Guantánamo, che è situata sulla costa dell'omonima baia nell'isola di Cuba, è un campo di prigionia di massima sicurezza degli Stati Uniti in territorio cubano. Più volte istituzioni e media hanno cercato di attirare l'attenzione sul fatto che in quella struttura detentiva si violano sistematicamente i diritti dei prigionieri di guerra, come la Convenzione di Ginevra. Qui i “terroristi” islamici sono detenuti a tempo indefinito, senza aver ricevuto un processo, e sono soggetti a torture. Questo è il quadro dei trattamenti che potrà continuare e interessare i migranti che si trovano obiettivamente in condizioni clandestine negli Stati Uniti e non possono essere inviati nei loro Paesi.

Il contrasto a Trump deve diventare un contrasto agli Stati Uniti, perché Trump è il Presidente degli Stati Uniti. Trump pensa di alleviare la crisi economica statunitense modificando a loro vantaggio l’ordine mondiale e annullando gli equilibri socio economici mondiali che, anche se precari, fino ad oggi sono stati almeno in parte accolti e che sono quanto meno gestibili. Ad oggi non sono visibili intenzioni belliche da parte della nuova presidenza americana, ma non si possono escludere in futuro. È chiaro che sono in corso evoluzioni finalizzate a rilanciare un nuovo imperialismo statunitense senza regole economiche-finanziarie e con leggi dinamiche e variabili in tempo reale per controllare i flussi dei migranti e, soprattutto, le materie prime. Ciò può determinare nuovi processi di divisione internazionale del lavoro con una mobilità di persone inedita anche perché i conflitti bellici in corso potranno riconvertire intere aree territoriali, come nella striscia di Gaza, dove non è stato permesso ai palestinesi di ritornare alle loro case.   

Note:

[1] Trump, io salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande, ANSA, 20 gennaio 2025.

[2] Alcuni dettagli sulla conversazione telefonica avvenuta il 15 gennaio 2025, appena cinque giorni prima dell’entrata in carica, sono stati riferiti da funzionari europei al Financial Times.

[3] Trump punta su Panama, ma guarda a Pechino, Angela Stefania Bergantino, ISPI, 24 gennaio 2025.  

[4] Questa dichiarazione è avvenuta il 23 gennaio durante un collegamento in videoconferenza alla 53.ma edizione del “Forum economico mondiale di Davos”, tenutosi in Svizzera dal 20 al 24 gennaio 2025. 

[5] Trump a Davos torna sull'annessione del Canada agli Usa, la provocazione del tycoon sui debiti di Ottawa, Mauro Di Gregorio, V:Notizie, 23 gennaio 2025.



07/02/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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